Alfredo Raiola vive e lavora a Salerno, dove è nato nel 1948.
Incontra la ceramica nel 1958-59 con Erika Rossi, Matteo Rago e Giovanni Sersante; Gabriele d’Alma per il disegno. Questi gli indicano la presenza a Salerno della Scuola d’Arte annessa all’orfanotrofio Umberto I, ove si iscrive nel 1960. Non lontano dagli ambienti scolastici incontra e vede lavorare nel suo studio Pasquale Avallone e nello stesso periodo frequenta di pomeriggio anche lo studio di Diomede Patroni apprendendo le tecniche della scultura e del modellato. Lavorerà poi per un lungo periodo come decoratore presso le Ceramiche Dagostino prima di essere abilitato all’insegnamento.
Dopo una lunga assenza dalle scene artistiche Alfredo Raiola ha ripreso i fili del suo discorso artistico con una nuova carica emotiva. La lunga assenza e il silenzio prolungato hanno caricato la tempra passionale di Raiola che nei nuovi lavori fa esplodere tutta la carica a stento trattenuta.
La produzione di Alfredo Raiola ha conosciuto negli ultimi tempi una fase di evoluzione e di sperimentazione di nuove tecniche applicate all’uso di nuovi materiali. Abbiamo potuto ammirare in rassegne collettive, ma anche in esposizioni personali, un felice connubio tra l’uso di un materiale nuovo trattato da sfondo o supporto di figure dal modellato e dal disegno di impostazione classica. Il nuovo, ricercato nell’uso della tecnica, si fonde con uno studio della figura che viene da molto lontano. La tridimensionalità, la proporzione, il movimento, la ricerca, acquisiti in anni di esercizio e di passione, si ripresentano in un amalgama assolutamente nuovo che catalizza l’attenzione e stupisce.
In pittura come in scultura ha dato spazio a notevoli innovazioni. La smania di superare la statuaria tradizionale l’aveva già portato ad inventare la “grafic-scultura”, come da lui stesso denominata, che consiste nella “tridimensionalizzazione” di immagini grafiche. Ma nella sua produzione più recente ha sostituito ai tradizionali supporti il cartone ondulato, con l’intento evidente di riciclare materiali industriali altrimenti destinati ad accrescere il tormento della natura violata.
Nascono così, dai contorcimenti di un foglio di cartone, corpi convulsi che in gorghi e piegoni dispiegano brani di intime riflessioni e furenti smanie di libertà. Fragili e leggere, le sculture in cartone, si ripiegano in raccolto silenzio o gridano disperate, dando vita ad una vasta gamma emozionale che abolisce ogni mezza misura. Tale esaltazione di stati d’animo inquieti è certamente una costante nell’opera dell’artista che persino in campi estranei al figurativo è riuscito a suggerire i travagli dell’uomo contemporaneo. Si tratta di sculture raffiguranti nodi, che addirittura ha realizzato col fuoco vivo in suggestive performance.
Il nodo, stretto, forte, realizzato con materiali diversi, come presenza incombente e allusiva, simboleggia il lavoro dell’antico uomo che con infinita pazienza e attenzione intrecciava la vita. Raiola sa che cosa è il lavoro, la fatica, il sacrificio, conosce dei materiali usati la consistenza e la fragilità, la manualità come valore aggiunto alla sua idea. Per Alfredo Raiola il tracciare e modellare diventa un’unica essenza della sua forza che costruisce quelle dimensioni del pensiero che si attualizza nella sostanza dell’osservare, un magico gioco dove le luci e le ombre diventano dimensioni dell’essere ma anche sostanze reali delle forme dell’arte.