“Pirrone diceva che niente è bello né brutto, niente è giusto né ingiusto, e similmente applicava a tutte le cose il principio che nulla esiste in verità e sosteneva che tutto ciò che gli uomini fanno accade per convenzione e per abitudine, e che ogni cosa non è più questo che quello. “. (Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, IX, 61)
Non so se la pianura che si stendeva unica e solenne nel Peloponneso, a circondare immutabile la tua città o forse ancor più il giuramento antico che da secoli richiamava da tutta la Grecia ed oltre torme di atleti ad Olimpia, nella tua Elide per gareggiare in onore di Zeus fermando alla comune radice greca ogni guerra, certo è che vendendo alla “vexata questio” dei sofisti di stabilire se una “verità” assoluta, valida per tutti era data tu, maestro Pirrone, avanzasti la tua di soluzione e fu così imprevista contro le troppo “dogmatiche” stoiche “rappresentazioni catalettiche” che non solo affermastiche : “gli uomini non sanno comprendere queste cose né con gli occhi né con gli orecchi e neppure con la mente” ma radicalizzando Democrito rincalzasti confermando che le cose che in sé sono “indifferenti, senza misura e indiscernibili” sono impenetrabili ad ogni nostra sensazione ed opinione “né per via dei sensi” (mostrandocele essa come appaiono!) né per via della ragione” (mostrandocele essa secondo le convenienze sociali) e che l’unico atteggiamento possibile era quello di “sospendersi” (epochè) di lasciarsi “senza opinioni, senza inclinazioni e senza turbamenti” nulla asserendo (aphasia) o formulando giudizi negativi o positivi ma che la umana migliore condizione altro non era che (non era forse Olimpia nella giurisdizione nella tua Elide?) l’“olimpica” imperturbabile distanza che tu, maestro, chiamasti “atarassia” e che del tuo filosofare ne fu il fine più alto!
Coerente con la tua dottrina per la tua praticata “imperturbabilità” ti liberasti da ogni tormento in particolare da quella ostinata ossessione della verità che del tuo tempo fu la vera “croce” e ti avviasti signore indiscusso per quell’unica via che poteva veramente portare l’uomo alla felicità, ovvero per quella stoica sospensione del giudizio ( epochè ) che non potendo non ammettere che le cose, al di là di ogni nostra stessa volontà, comunque accadono e come vogliono, rimaneva “indifferente” in quella olimpica “imperturbabilità” che, come scrive il nostro saccheggiato Diogene, fu il segno della tua stessa vita : “Pirrone lasciava andare ogni cosa per il suo verso e non prendeva alcuna precauzione, ma si mostravi indifferente verso ogni pericolo che gli occorreva, fossero carri o precipizi o cani, e assolutamente nulla concedeva all’arbitrio dei sensi”…e tanta poi ne corse per tutta la Grecia e oltre della tua insolita “misura” la fama che con le scuole del tuo tempo molti si scatenarono alcuni filosofi e fosti, travisando il tuo pensiero, accusato, con la sospensione del giudizio, di negare “tutto ciò di cui la vita consiste”…ma, come riferisce ancora il nostro Diogene, risposero e furono tanti i tuoi tanti discepoli e tutti grandi: “Essi replicano che questa accusa è falsa, poiché non negano che noi vediamo, ma dicono solo che non sanno come noi vediamo. Noi ammettiamo ciò che appare – dicono gli Scettici – ma non nel senso che esso è realmente quale appare. Noi sentiamo che il fuoco brucia, ma sospendiamo il giudizio, se il fuoco abbia per natura la facoltà di bruciare. Noi vediamo che un uomo si muove e che un altro muore, ma non sappiamo come questo accada. La nostra unica fondamentale opposizione riguarda l’inclusione delle cose oscure tra i fenomeni come se ne avessero la medesima sostanza. … Perciò anche Timone nel Pitone dice che egli non si è discostato dall’ordinaria osservazione della vita comune. E nelle Immagini o Apparenze si esprime così: ”Vige il fenomeno sempre, dovunque appaia”, e nell’opera Sulle sensazioni: “Non assicuro che il miele sia dolce, riconosco che tale esso appare”. Ed Enesidemo nel primo libro delle sue Ragioni pirroniane dice che Pirrone nulla definisce dogmaticamente, perché non lo consente la contraddizione, ma segue i fenomeni. … Secondo gli Scettici, il fenomeno ha validità di criterio: così almeno dice Enesidemo, e così dice Epicuro.… e così dice, aggiungiamo noi, molti secoli dopo il gallicano Cartesio ed ancora nel nostro secolo del novecento il grande filosofo tedesco Edmund Husserl quando esercitandosi in quella sua nuova ed originale interpretazione della tua “epochè” scrisse che per “poter entrare nello spirito della sua fenomenologia” bisognava prima di tutto “mettere tra parentesi il mondo“ e fare di quella tua pregiudiziale “sospensione del giudizio”assoluto tesoro, ma … sentiamo, raccolte dalle sue famose “Meditazione Cartesiane”, le sue parole: “L’epoché, come può anche dirsi, è il metodo radicale ed universale per il quale io colgo me stesso come io puro e colgo la mia propria vita di coscienza pura, nella quale e per la quale è per me l’intero mondo oggettivo, nel modo appunto in cui esso è per me. Ogni cosa mondana, ogni essere spazio-temporale è per me, ciò vuol dire vale per me, e proprio in modo che io lo esperisca, lo percepisca, me ne ricordi, ne pensi qualcosa, lo giudichi, lo valuti, lo desideri, ecc. Questo dice, come è noto, anche Cartesio nell’espressione del “cogito” …. un atto libero dunque non di volontaria negazione del mondo ma solo di sospensione di quell’aspetto ontico del mondo che altrimenti ad una analisi più rigorosa apparirebbe “ingenuo e diretto” e quindi alla nostra attuale scienza non provato e…perciò, maestro Pirrone, sii contento che se tante e spesso irriverenti furono le accuse dei tuoi detrattori molte di più furono e più alte le difese e come …. a quel un tale che ti chiedeva con arroganza “perchè dunque non muori” tu rispondesti “perché non fa differenza” continua pure, maestro, nella tua indifferenza e con serenità, senza tentennamento avanza e come non “mai perdevi la tua compostezza” nella tua “atarassia” …e non ti crucciare che non solo le molte “Accademie” che seguirono onoreranno il tuo nome ma molti ancora nel tempo con Carneade, Cicerone, Sesto Empirico, Montaigne ed Hume verranno a bussare alla tua porta e lodando il tuo “dubbio scettico” ti ammireranno e come il tuo diletto discepolo Timone di Fliunte
lodando la tua “indifferenza” ad ogni forma di politica scriveranno: “ O vecchio, Pirrone, come e donde trovasti scampo dalla servitùalle vane e false opinioni dei Sofisti (che notoriamente del loro sapere ne facevano politica!)e spezzasti le catene di tutti gli ingannie l’incanto delle loro ciance? Nè ti curasti di investigare quali venti corrono nell’Ellade, né da che cosa si formi ogni cosae in che si risolva” e poi ancora nelle “Immagini” continuando ancora : “Questo, o Pirrone, il mio cuore desidera udire come mai, ancor uomo qual sei, vivi serenamente in quiete sempre senza pensieri ed immobile nelle identiche condizioni, senza prestar attenzione ai turbini d’una sapienza lusingatrice e, solo, agli uomini fai da guida come il dio che viaggiando su tutta la terra volge indietro il suo corso, mostrando il cerchio infiammato della ben tornita sfera” così anche tu, maestro, sulla terra te ne andasti tanto che eleggendoti la tua città sommo sacerdote per te decretò che tutti i filosofi fossero esenti dalla tasse e la stessa città di Atene ti onorò con la sua cittadinanza. Tu avanzasti, maestro, nella vita e fosti come narra Antigono di Caristo, solitario e indifferente chè nulla davvero ti caleva di quello che accedeva e ti accadeva nemmeno del pericolo dal quale solevano i tuoi amici, accompagnandoti, trarti in salvezza. “Quale la stirpe delle foglie, tale era anche quella degli uomini” precaria ed instabile e mai infatti, maestro, ti lamentasti anzi decisamente ammonendo quel tuo amico che contro gli dei imprecava, così lo apostrofasti :” dunque, amico, anche tu muori! Perchè così piangi il tuo destino? Morì anche Patroclo che era molto più valoroso di te” chè come il tuo amato Omero simile alle mosche è la condizione degli uomini e quando giunto ai molti anni venne poi anche per te la morte tu, maestro, come avrebbe ancora scritto il nostro, nella tua “fanciullesca follia” te ne andasti senza imprecare chè solo la “imperturbabilità” era esemplare per il sapiente ed… il silenzio”e poiché ricco invece è il pascolo delle parole sparse qua e là” nel precetto della tua divina “afasia”, maestro,io invece mi congedo e se con Raffaello e la sua Scuola io non trovo al tuo fianco per il suo epigramma il mio gran maestro, nessun tormento chè anzi cadendo per te nel vuoto, pure oso di dedicarti il mio: “Io sono Pirrone che in un giorno come altro scesi nell’Ade! Non mi chiamate chè anche nella casa di Persefone io sono Pirrone di Elide!”
Questo, maestro, nei giorni delle none al tramonto l’amore senza amore … il fiore che ti porto!
(Chiusa nelle prime ore antimeridiane del giorno 5 di giugno 2019)