L’attività produttiva più consolidata in Senegal è l’agricoltura, che costituisce per molte famiglie l’unico mezzo di sostentamento, ma non garantisce loro una costante autosufficienza alimentare, a causa delle non sempre favorevoli condizioni ambientali, della scarsità delle risorse idriche e dell’inadeguatezza dei mezzi tecnologici a disposizione. Tuttavia, nonostante le difficoltà, la coltivazione ortofrutticola e la produzione di cereali riescono comunque gradualmente (ma ancora parzialmente) a rispondere alla domanda nazionale e, per alcune attività predisposte all’esportazione, anche a quella sovranazionale. Soprattutto al sud, nella regione della Casamance, si trova una notevole varietà di frutta: arance, banane, angurie, mango, papaya, guaiava e il madd (un alimento dal sapore agrodolce e preziose proprietà nutritive) ma la distanza dalla Capitale e l’inadatta rete stradale non agevolano il commercio di tali alimenti.
Per quanto concerne la coltivazione di ortaggi, oltre a quelli che consumiamo abitualmente, in Senegal si seminano le patate dolci, i niébés (fagioli bianchi e neri utilizzati per preparare sughi e polpette), il diakhatou (una specie di melanzana amarognola, verde o gialla) e la manioca (gnambi in wolof, un tubero molto nutriente, ingrediente di vari piatti tradizionali). Gustosi e vitaminici sono anche i succhi: di bissap (ottenuto dall’infuso di fiori di karkadé), di bouye (dalla polpa del frutto di Baobab) e di ditakh (da un alimento che ricorda il kiwi).
Nonostante la varietà di prodotti, la raccolta principale è storicamente quella delle arachidi, di cui il Senegal è ancora oggi uno dei maggiori fornitori mondiali, attraverso il principale centro di raccolta di Kaolack. Tale ingente produzione ha, però, comportato per il Paese gravi conseguenze, giacché in passato – soprattutto nel periodo delle colonizzazioni e dello sfruttamento del territorio con il sistema della monocoltura – gli investimenti agricoli (frequentemente sconsiderati) hanno contribuito a determinare un impoverimento del terreno, danneggiandolo attraverso l’utilizzo eccessivo di pesticidi e non considerandone le caratteristiche specifiche (che dipendono, ad esempio, dai fenomeni di salinizzazione, erosione e deforestazione tipici dei Paesi del Sahel).
Negli ultimi anni, invece, è emersa la necessità per il Senegal di attuare piani agricoli consapevoli e rispettosi delle condizioni ambientali del proprio territorio, valutando in modo più accorto anche le proposte commerciali degli altri Paesi. Le iniziative (sia statali sia estere) stanno così promuovendo progetti che, attraverso la permacoltura, perseguano obiettivi efficaci, sostenibili ed efficienti. Si è compreso che la condivisione delle competenze fornite dagli specialisti locali (università, associazioni, aziende senegalesi) consente di realizzare programmi che preservino e migliorino le condizioni del terreno.
Le ingerenze del passato, che tanto hanno danneggiato il Continente, hanno anche insegnato che è necessario che i progetti agricoli realizzati in Africa siano strutturati in modo da generare – invece di proventi economici a vantaggio di pochi – un sistema di produzione integrato, a basso impatto ambientale, che preveda l’impiego coordinato e razionale delle risorse agricole e umane, allo scopo di ridurre al minimo il ricorso a quegli espedienti che hanno un impatto negativo sulle condizioni del territorio e sulla salute dei cittadini.