TAC e RNM sono due acronimi ormai familiari a tutti: il primo indica la tomografia assiale computerizzata, il secondo la risonanza magnetica nucleare. Entrambi sono accertamenti che permettono di ottenere immagini precise dell’interno del corpo. Tutti e due sono test di secondo livello, cui si ricorre in genere dopo aver eseguito altri esami e su indicazione dello specialista.
Con la TAC si possono vedere dettagli al millimetro. Per questo è molto usata in campo oncologico, per scovare eventuali tumori, ma anche per “stadiarli”, cioè valutarne l’estensione, e, dopo la terapia, per verificarne il grado di eliminazione. L’esame, inoltre, offre una valida alternativa ad alcuni accertamenti invasivi, come la coronarografia e la colonscopia. La tomografia computerizzata è un esame tollerato, ma irradia pur sempre una dose di radiazioni, anche se in quantità molto ridotte rispetto al passato. L’esame quindi non si fa alle donne in gravidanza, per proteggere il feto, e il suo ricorso va attentamente valutato nei bambini e nelle donne in età fertile.
Il dispositivo dell’RMN è dotato di un magnete che modifica l’orientamento del campo magnetico di ogni singola cellula del nostro corpo, per poi farlo tornare allo stato iniziale. In questa fase ogni atomo rilascia un segnale, informazioni che, elaborate da un computer, permettono di ottenere immagini degli organi. Le immagini che si ottengono sono simili a quelli della TAC, pur essendo meno precise. Questo rende la risonanza indicata per la valutazione del sistema nervoso, la diagnosi di malattie neurologiche e dell’apparato muscolo scheletrico, per esaminare lesioni articolari, ai legamenti e ai tendini. In ambito ginecologico e pediatrico, inoltre, è un’alternativa alla TAC, per l’assenza di radiazioni. L’esame non può essere effettuato dai portatori di pacemaker o di protesi metalliche.