Una vecchia amica mi ha pregato di riproporre un mio articolo sulla letterarietà di Vietri sul Mare da cui la ricavai un noto opuscolo che ebbe un grande consenso di pubblico e di critica.
Il titolo era “La Vietri di Giuseppe Prezzolini”, una serie di piccoli ma graziosi saggi su autori noti che si erano occupati della Costa d’Amalfi a cominciare da Vieti per finire a Positano.
Ripropongo qui di seguito integralmente quel pezzo non tanto e non solo per una carineria nei confronti di una vecchia amica ma anche per onorare la memoria di un grande autore amico di Vietri sul Mare e dell’intera Costa d’Amalfi.
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Costiera amalfitana. Nell’immaginario collettivo italiano ed europeo Vietri sul Mare è la ceramica. E a Villa Guariglia, sospesa tra cielo e mare nel verde della collina di Raito, se ne conserva la memoria storica, catalogata per secoli, nel ricco ed interessante “Museo della Ceramica”, appunto.
Non v’è adeguata traccia, però. delle testimonianze letterarie, che pure sono prestigiose sul tema.
La più nota è certamente quella di Emilio CECCHI, con la felice immagine della creta, che, per magia, si trasforma in calice di fiore: ” e la creta, scagliata dalla ruota, saliva intorno al braccio del vasaio in forma di un enorme calice in fiore” O come quella non meno bella dell’accostamento, ardito e commosso insieme, tra maestro concertista e vasaio, pervasi dallo stesso demone dell’arte ed in grado di trasmettere analoghe emozioni. Di quest’ultima ne ho riportato uno stralcio significativo in un mio precedente articolo.
Poi Vietri folgorò di dolcezza uno scrittore della levatura di Giuseppe PREZZOLINI, che ne fece la sua stabile dimora per sei anni, dal 1962 al 1968.Fu un soggiorno gradevole con l’anfiteatro delle colline a ricamo di case rosa e bianche di Raito ed Albori alla scalata dei Lattari, la Torre della Crestarella allo spruzzo di iodio e sale del mare, che, a distanza, si perdeva, e si perde, all’orizzonte a lambire la Piana di Paestum e Punta Licosa con tutto il loro carico di storia e miti.
E Vietri salì alla ribalta della grande letteratura, nelle testimonianze dello scrittore, che quegli anni ricordava con nostalgia anche nel suo eremitaggio di Lugano, sottolineando, in primo luogo, l’ospitalità, calda e riservata insieme, della gente.
“In quei sei anni mi trovai molto bene con la popolazione meridionale di Vietri che scoprii, contro l’opinione di molti connazionali sul Mezzogiorno, pulita, laboriosa (quando la gente trovava lavoro), onesta e gentile”: Le testimonianze di Prezzolini più significative su Vietri sono due. La prima è del giugno 1965 e fu pubblicata dal periodico “L’Amico di Vietri”. E’ un bellissimo gioco poetico tra realtà e fantasia, tra mare e cielo, acqua e nuvole, spazio e tempo, prigionia e libertà: “vivere tra le nuvole è vivere in libertà“.
La seconda, del 1972, è la prefazione alla raccolta de “I ritte antiche ovvero i proverbi napoletani” di Domenico Apicella, l’estroso animatore della vita culturale di Cava dei Tirreni. E Mimì Apicella fuoriesce, per incanto, con tutta la sua travolgente carica di simpatia dalla penna felice di Prezzolini: “l’avvocato Apicella….è il proprietario, il direttore, il caporedattore, il reporter, il cassiere, lo spedizioniere di un periodico che esce una volta al mese chiamato “Il Castello”; e, naturalmente nella cornice di Cava, “molto distinta e carina, quasi come una vecchia zia decaduta che abbia conservato certe antiche maniere”, dove Prezzolini si trovò a sua agio in un “sodalizio” all’insegna dell’ “agitata concordia discorde” dei suoi componenti“.
Ed è bello riscoprire questo affresco umano, oltre che paesaggistico, di un territorio, Vietri-Cava, fatto verso la fine del secolo scorso da un grande ed accattivante narratore.
I rapporti tra le due comunità, contigue per territorio ed accomunate dalla storia, dalle tradizioni e dalle attività economiche, perdurano, resistino e si consolidano anche perché le due città si ritrovano lungo il fiume Bonea, che collega Molina alla Badia della Trinità e, poi, le ultime case di Benincasa ed Albori trasmigrano nei sentieri di montagna verso i Santuari dell’Avvocatella e, più in là, sulle propaggini del Falerzio, dell’Avvocata, miracolo di devozione, terrazzo spalancato sulla Divina Costiera, nella gloria della luce.
Io continuerò ad indagare sulla letterarietà di Vietri, anticipando fin da adesso che dedicherò la mia prossima riflessione alle poesie “vietresi” del mio Amico e Maestro Alfonso Gatto, nella speranza che qualcuno: istituzioni pubbliche, operatori economici, associazioni culturali della società civile si allertino per ipotizzare una pubblicazione sul tema o, quanto meno, organizzino un qualche evento significativo pe recuperare ed esaltare la memoria storica della letterarietà della loro città. Sarebbe, secondo il mio modesto parere, un atto dovuto, utile, tra l’altro, alla promozione el turismo di qualità nel segno della cultura.