Durante gli studi di psicanalisi, il pediatra Donald W. Winnicott rilevò quanto fosse importante per i bambini possedere un oggetto che definì “transizionale”, perché caratteristico della fase di passaggio dall’inconsapevolezza infantile alla percezione cosciente della realtà, che si dovrebbe raggiungere gradualmente nell’età successiva. Il possesso di tale oggetto, secondo questa teoria dello spazio cosiddetto “transizionale”, trasmetterebbe al bambino un senso di protezione compensativo, necessario per affrontare serenamente il distacco progressivo dalla presenza materna.
Charles M. Schulz ha rappresentato questo oggetto, anche graficamente, con la coperta azzurra che Linus, l’amico di Charlie Brown, nei fumetti chiama “coperta di sicurezza” e non abbandona mai. Un altro tipico oggetto transizionale è l’orsacchiotto di peluche. Non so che cosa direbbe Winnicott se sapesse che io, ormai distante dallo spazio transizionale, non sono ancora riuscita ad allontanarmi dal mio orsacchiotto che, infatti, mi ha accompagnata persino durante i viaggi in Senegal. Come disse un mio amico, non è grave ammettere di parlare ad un orso di peluche, più preoccupante sarebbe, invece, persuadersi che lui risponda!
In Africa i bambini dispongono di pochissimi giocattoli, molti dei quali sono loro donati già usati e, con il tempo, diventano usurati. I piccoli africani giocano soprattutto all’aperto, ingegnandosi con quel poco che posseggono o che, insieme, recuperano per la strada.
Ho fotografato questa bambina a Malika mentre procedeva sicura dietro alla sua mamma, con l’orsetto stretto tra le mani, ripensando a quando anche io accompagnavo la mia a fare la spesa, tra i colori e i profumi del mercato di Piazza Madama Cristina a Torino.
Proprio nei mercati senegalesi si incontrano frequentemente i bambini Talibè costretti, per sopravvivere, a mendicare e a procurarsi, da soli, qualcosa da mangiare. Ogni volta che li guardo con quei secchiellini di plastica consunta stretti tra le mani ripenso proprio alla coperta di Linus. Quel secchiellino rappresenta per questi bambini tutto ciò che possiedono, la sola sicurezza, la loro unica certezza. Dopo aver visto, per la prima volta, questi bambini abbandonati a loro stessi la mia vita è cambiata, nel senso che da quel giorno non sono più riuscita, neppure per un solo giorno, a smettere di pensare costantemente a loro. Ancor più si è trasformata quando, durante il mio secondo viaggio in Senegal, ho visitato il luogo nel quale di notte alcuni di questi bambini tornano a dormire. Un angusto spazio aperto, senza tetto, pavimento e mura. Uno spazio completamente vuoto. I loro corpicini ammucchiati a terra, uno accanto all’altro. Talvolta sovrapposti, forse per ripararsi dagli insetti o per sentirsi meno soli. Ho pensato tante cose mentre mi trovavo lì accanto a loro e da allora non ho più smesso, neppure adesso che sono tornata qui. Questo mondo sarà un po’ più sensato quando ogni bambino avrà, quantomeno, una coperta come quella di Linus. Una coperta per ripararsi, proteggersi e sentirsi meno solo, ogni volta che si sveglierà, nel buio della notte, senza neppure una mamma accanto.