In cinque giorni, un po’ per diletto e un po’ per lavoro, ho saltellato da una regione all’altra. Ho visitato luoghi e mangiato in diversi ristoranti. Alcuni, vale la pena visitarli, altri è meglio dimenticarli. La prima tappa l’ho fatta a Grottaferrata, uno dei luoghi più belli e interessanti nel cuore dei Castelli Romani. Spinto dalle recensioni positive e dal nome che aveva qualcosa di familiare, sono andato da “L’Oste della Bon’Ora” (06.9413778). Posto che al primo impatto si è mostrato molto professionale. Uno di quei locali che offre una cucina interessante e invitante. Leggendo il menu trovi molte cose che piacciono e hai l’imbarazzo della scelta. Alla fine, abbiamo optato per il menu di stagione perché composto da piatti originali ad un prezzo contenuto. Abbiamo gustato e apprezzato: la “Millefoglie di pane carasau, melenzane, pomodori e mozzarella”, gli “Strozzapreti ricotta di pecora, fiore di zucca e polvere di alici”, gli “Straccetti di Fassona piemontese La Grande ai tre pomodori” e un’interpretazione moderna del “Tiramisù”. Il tutto è stato magnificamente accompagnato da un Campo Vecchio, Lazio Igt, Castel De Paolis, un vino rosso ottenuto con uve Shiraz 50%, Cesanese 30%, Montepulciano e Sangiovese 20%. Molto interessante. Da Roma siamo passati a Cesena e abbiamo fatto la solita sosta al “Best Western Hotel Cesena” (0547 601078), un 4 stelle situato nei pressi dell’autostrada, facilissimo da raggiungere. Un albergo tranquillo, pulito e professionale. Offre una ricca colazione e il prezzo per una matrimoniale supera di poco i 60 € a notte. La sera, sazi e ancora appagati dal pranzo, siamo andati alla Rocca Malatestiana (0547 22409). Qui, all’aperto, in uno scenario molto caratteristico abbiamo preso un tagliere di salumi, una fettina di porchetta e una buona e fresca birra alla spina. Il giorno dopo, con tanta voglia di fare i turisti, abbiamo deciso di andare a San Marino, cosa che non facevo da qualche anno. Nonostante fosse un lunedì, abbiamo tribolato, non poco, per trovare un parcheggio. Qui, è vero, c’è molto turismo, ma ho avuto l’impressione che fosse di scarsa qualità. Secondo me, è un posto da vedere soprattutto per la sua architettura. Infatti, questa minuscola Repubblica, situata all’interno del territorio italiano, è conosciuta per il centro storico medievale circondato da mura e per le tre torri, fortezze risalenti all’XI secolo. Tra viuzze, salite e una giornata caldissima, la mattinata è stata abbastanza stancante. Per il pranzo? Un bel problema. I locali che abbiamo visto passeggiando offrivano una cucina, veloce e turistica, con menu che si aggiravano intorno ai quindici euro. Francamente non mi attiravano per niente. Abbiamo optato per un locale che non faceva questo tipo di cucina, sembrava un posto chic e aveva una bella vista. Parliamo del “Nido del Falco”. Siamo entrati e per un attimo ho avuto l’impressione di essere tornato indietro di una quarantina di anni. Locale stile anni ’70, naturalmente pieno e arredato in modo molto approssimativo. Anche il cameriere più esperto aveva un look del passato: capelli all’Umberto Tozzi e cravatta variopinta molto larga. Abbiamo dato uno sguardo al menu e per non “rischiare” abbiamo preso unicamente una tagliata di manzo. Buona, ma per farvi capire il posto, servita in modo semplice con uno spicchio di limone e nient’altro. La sosta ci è servita unicamente per calmare il nostro stomaco che iniziava a lamentarsi. Per la cena … viene spontaneo pensare di andare in un buon locale di pesce. Perché non andare al mare che dista a poco più di 20 km da Cesena. Ed eccoci a Cesenatico. Qui, uno dei posti più belli è sicuramente il Porto Canale Leonardesco, uno dei monumenti più importanti della città. Viene scavato nei primissimi anni del sec. XIV dal Comune medievale di Cesena, che lo dota anche di una piccola fortezza per la sua difesa. Sia da un lato che dall’altro ci sono molti ristorantini, bar e negozi. Non avevamo una meta e abbiamo dato un’occhiata alle recensioni. La nostra scelta è caduta su “Cucinadimare”. Abbiamo cenato all’aperto vicino al canale. Il posto è suggestivo e piacevole. I camerieri erano inesperti dal punto di vista professionale, ma molto gentili e disponibili. Abbiamo preso dei paccheri all’Astice, che sono stati serviti direttamente con la padella al centro del tavolo e una grigliata mista, molto ricca e varia, anch’essa servita in un bel vassoio a centro tavolo. Il pesce, francamente, non mi sembrava tutto fresco, ma la felice mano dello chef ha reso il tutto molto appetitoso. Scarsa la carta dei vini. Alcuni prodotti non erano disponibili e volevano rimpiazzarli con vini della stessa tipologia che all’origine avevano un prezzo inferiore! Abbiamo deciso di accompagnare la nostra serata con un Bersi Serlini, un Franciacorta che, l’ultima volta che lo avevo bevuto, mi aveva lasciato un buon ricordo. Il prezzo? Mi è sembrato leggermente caro. Al ritorno da Cesena, ne ho approfittato per fare una tappa dai Poderi Mattioli, cantina che si trova a Serra de’ Conti in provincia di Ancona. È una piccola azienda che produce Verdicchio. I loro vini bianchi, sin da quando li ho scoperti, mi hanno sempre entusiasmato e a volte anche emozionato. Soprattutto l’Ylice, che è un vino bianco che migliora con il tempo. Naturalmente, ne ho approfittato per farne una bella scorta. Tornato a casa, neanche il tempo di disfare la valigia e sono partito (motivi professionali) per il Piemonte, nella zona del Monferrato. Qui, sono stato ospite della Cantina Montalbera della Famiglia Morando che si trova a Castagnole Monferrato (AT). Uno spettacolo, 180 ha di vigneti curati e seguiti con grande professionalità. In questo periodo c’erano ancora i grappoli sulle piante, perché la vendemmia è iniziata, ma non è ancora terminata. Ho colto l’occasione per assaggiare qualche chicco. Abbiamo degustato alcune delle oltre 20 etichette che vengono prodotte e non possiamo che condividere che sono di grande qualità. Basta pensare che annualmente i vini racimolano consensi e premi da tutte, ma proprio tutte, le guide del settore. Il loro fiore all’occhiello è senza dubbio il Ruchè, ottenuto dall’omonimo vitigno e che è coltivato unicamente in questa zona del Piemonte. Un vino che non ha eguali e che ha una bella bevibilità. Nel soggiorno piemontese ho alloggiato a Villa Morneto, un piccolo, comodo, tranquillo e rustico albergo che è a Vignale Monferrato (AL). Mentre per cena mi hanno portato al ristorante “La Braja” di Montemagno (AT). Un ristorante con la “R” maiuscola, con un’ottima cucina e un grande servizio. Abbiamo gustato piatti ben interpretati della cucina locale, naturalmente accompagnati da una ricca selezione dei vini di Montalbera.Sono tornato a casa consapevole di aver conosciuto una grande azienda che ha tutti gli accessori per diventare ancora più grande. Ora sono di nuovo nella mia Paestum a gustare i nostri prodotti che sono e saranno sempre quelli che preferisco di più!
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