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“UN GIORNALE SENZA EDICOLA, E’ COME UN PESCE FUOR D’ACQUA. Nella Tua Edicola Puoi Scegliere La Tua Informazione. Non Permettere Che Chiudano Le Edicole. Difendi La Libertà Di Scelta.”

Questo, uno striscione esposto in più edicole, del centro e della periferia, che ha fatto pensare in molti, al ruolo di tali presenze e alla loro valenza.

La crisi economica, viene spesso evocata come strumento per trasformare i mercati, i sistemi e anche le logiche distributive, sempre troppo tese alla concentrazione dei vantaggi, che nei sistemi privati, si rappresentano nella loro massima espressività, nella gestione delle presenze geografiche, sempre più centralizzate, degli Uffici postali.

L’attenzione alla riduzione dei costi, non tanto per l’accorciamento delle filiere, stanno avendo ricadute negative su molti versanti, prediligendo obiettivi meramente aziendali-assolutamente legittimi-rispetto alla gestione sociale, ad esempio, relativa ai servizi.

La progressiva riduzione dei servizi a livello territoriale, riduzione della quale – senza dubbio – i più lampanti segnali sono rappresentati anche dalla chiusura di istituti scolastici e ospedali periferici, sono un campanello d’allarme per un neo urbanesimo progressivo, che penalizza totalmente le periferie, a danno delle tasche dei cittadini.

A questi fenomeni, a quanto pare, se ne sta aggiungendo ora un terzo, vale a la chiusura delle edicole periferiche, lasciando un cumulo di macerie e di nuova disoccupazione.

Un progetto che parte da lontano, poiché-dobbiamo ricordarlo-se ne parla da decenni, per dare risposte alle esigenze delle grosse catene distributive di prodotti alimentari, che vorrebbero fagocitare ogni espressione di mercato del quotidiano, per accalappiare potenziali clienti.

Un concetto della concentrazione distributiva, che-se perseguito-creerà danni notevoli a una flotta di piccoli imprenditori, i giornalai o “tabacchini”, che, in ogni paese e comune delle nostre zone, ad oggi, all’Alba di ogni mattina, con il loro impegno, rendono un servizio all’informazione ma anche al cittadino.

Un servizio capillare, che, per sua natura, garantisce la diffusione della stampa quotidiana e la garanzia della pluralità dell’informazione stessa, proprio perché non necessitanti di mettere in vendita solo quello che si vende in massa, così come avviene per logica, nei megastore o supermercati che siano.

Un servizio irrinunciabile, che non va protetto, ma gestito nelle loro presenze anche dalle scelte politiche, concertando anche con gli editori locali, i vantaggi di un sistema distributivo che non penalizzino centinaia di famiglie, oggi titolari del servizio, che in ogni frazione o paese, garantiscono la capillarità distributiva.

Un servizio al servizio dell’editoria, perché nei fatti, gli edicolanti, sono ”rappresentanti monomandatari”, che determinano il loro reddito dalla qualità del venduto, che rappresenta il 100% delle loro entrate, mentre per le catene distributive, l’offerta sarebbe passiva, limitata e con un valore insignificante del loro fatturato complessivo.

Un ragionamento ad ampio raggio, che coinvolge anche il futuro delle testate locali, che, come ben sappiamo, non nuotano certo nell’oro, soprattutto per i cali impressionanti delle vendite.

Un ragionamento per sollevare anche il pericolo che, l’informazione non diventi una promozione legata all’acquisto di prodotti diversi e di consumo, perché sarebbe il fallimento del confronto generati da sempre dalla carta stampata.

Un ragionamento che, attraverso la capillarità, cerchi di sostenere anche le nuove sfide dell’web, attraverso un confronto che ponga ogni forma di informazione, in concorrenza positiva di espansione e non certo di cannibalismo mediatico.

Tutto ciò premesso,

si interroga

il Presidente della Provincia, del Parco del Cilento e le varie comunità montane

Per sapere:

Come si intenda agire politicamente, a fronte di una volontà, chiaramente sospinta dai grandi centri distributivi, di generare nuove sacche di disoccupazione, attraverso la scelta distribuire i quotidiani nei supermercati, quale elemento di attrazione quotidiana di una micidiale politica distributiva, rispetto alla presenza capillare in ogni frazione o paese delle nostre zone, delle edicole, che da sempre, hanno garantito la presenza di una informazione plurima e globale;

Quale sia la valutazione politica di codesta ipotesi, perseguita da anni da qualche editore legato più ai contratti pubblicitari che all’informazione e se non considera tutto ciò molto grave dal momento che la presenza di edicole è strettamente correlata, oltre che alla garanzia di un servizio, a quella di benefici collettivi quali sono quelli della diffusione della stampa, ossia della libera informazione, della cultura e, in definitiva, dello stesso senso civico;

Quante risultano essere le edicole nel Cilento quante le persone/famiglie oggidì occupate in questo settore;

Come si intenda interagire con questa categoria di imprenditori/lavoratori, che potrebbero vedersi espropriato il loro lavoro di decenni, da necessità che nulla ha a condividere con la libertà e pluralità di stampa;

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