di Giuseppe Liuccio [email protected]
Il collega Bartolo Scandizzo, attraverso la sua organizzazione turistica Incoming Cilento ha lanciato la splendida idea di un viaggio alla scoperta degli straorinari fenomeni carsici di tre fiumi del territorio del Parco Nazionale del Cilento e del vallo del Diano.: La Grotta dell’Algelo a Pertosa, frutto dei capricci d’acqua del fiume Tanagro, che a metà del suo percorso s’inabissa nel ventre della terra, le Grotte di Castelcivita, le più lunghe d’Italia , caverne e laghi d’acqua del fiume Calore e la Risorgiva del Bussento a Morigerati. Si tratta di un percorso ragionato alla scoperta e conseguente fruizione, con uragani di emozioni, di tre autentiche perle di bellezza, miracoli d’arte della natura. L’idea mi sembra interessante ed originale e va supportata. Lo faccio con entusiasmo e motivata convinzione non solo e non tanto per stima nei confronti dell’amico e collega Scandizzo, ma anche perché il suo progetto va nella direzione della promozione del turismo di qualità, a cui dovrebbero improntare la loro attività amministratori locali ed imprenditori e, soprattutto, la nuova governance del Parco che dovrebbe essere nominata a breve dal Ministro dell’Ambiente di concerto con il nuovo Governatore della Regione. Qui di seguito pubblico un mio articolo che rievoca una straordinaria ed entusiasmante esperienza che feci una diecina d’anni fa o giù di lì, quando ideai e realizzai una trasmissione televisiva di successo dal titolo IL PARCO DELLE MERAVIGLIE, circa 60 puntate . Sarebbe opportuno che la nuova governance del Parco, qualunque essa sia, riprendesse l’iniziativa attualizzandola, per ri-motivare gli abitanti del territorio ripensando alla istituzione come ad un importante ed insostituibile motore di sviluppo.
“La fondarono, forse, i Morgeti, antica popolazione italica, che si stanziò da queste parti già nel 2000 a. C. Mi trovo a Morigerati e sono salito fin quassù dalla costa di Scario per godermi lo spettacolo della primavera che ride per le campagne dell’interno.. Mi incuriosiva il Museo Etnografico agro/silvo/pastorale creato con amore per il territorio dalle sorelle Florenzano. La visita mi ha entusiasmato, perché mi è passato davanti agli occhi tutto un coinvolgente film sul “come eravamo”: contadini, pastori, legnaioli, carbonai, massaie, ecc … Il Museo è un santuario di ricordi e la sua visita vale più di cento saggi di etno antropologi.
Mi pulsa ancora forte il sangue nelle vene e mi si gonfia il ricordo delle stagioni andate, quando mi avvio a passi lenti verso la bella chiesa parrocchiale. Dalla spianata del sagrato l’orizzonte spazia a perdita d’occhio tra monti e valli: un lago di verde ondulato dalla brezza e iridescente ai bagliori del sole. Vi si venera S. Demetrio, patrono del borgo e l’ardito campanile che svetta con la caratteristica cupola a cipolla rievoca il passaggio dei monaci italo/greci.
Ma il pieno delle emozioni lo riserva la grotta della risorgiva del Bussento, in cui i capricci della natura improvvisano cuspidi di cattedrali e cupole di pagode, sberleffi di mostri ed ali d’angelo nel paziente lavorio di secoli tra acqua e roccia, con stalagmiti che emergono dagli abissi e minacciano trafitture al cielo e stalattiti che pencolano,lampadari di rara bellezza, fragili e trasparenti, ad adornare tempio e reggia della natura. E giù il fiume canta l’inno alla libertà e alla luce, scampato a chilometri di tenebre, carico di sali e scintillante nel gioco a nascondino con il sole che trafigge le cascate coralline di spuma tra sassi levigati e cupole di roverelle e carpini. Ed il muschio gigante si inorgoglisce a festonare rami sbilenchi curvi sulle brevi rapide; e se gnomi e fate, elfi e ninfe non sono creature del mito e della fantasia ed hanno in qualche luogo dimora concreta, di sicuro questo è il loro regno. Lo è certamente per trote, gamberi e granchi che sfilano in lente processioni nell’acqua limpida per niente intimoriti dalla nostra presenza estranea. Più timida e dispettosa la lontra, che di sicuro ci spia da qualche tana muscosa. Nello spicchio di cielo a cupola della gola volteggiano incuriositi e minacciosi l’astore ed il ghebbio, il nibbio ed il corvo imperiale. Da un cespo di tamerici vola con rumorosa protesta per la nostra intrusione improvvisa uno stormo di passeracei. Sono tante le tamerici sulle fiancate rocciose che portano all’Oasi del WWF, tanto che c’è chi sostiene che il toponimo Morigerati derivi proprio dalla voce greca “muriké”, che significa, appunto, tamerice.
Di recente, Rete7 ha rimandato in onda la puntata della nota e fortunata trasmissione, da me ideata e condotta, “Il Parco delle Meraviglie”. sponsorizzata dal Parco del CILENTO e VALLO DEL DIANO dedicata proprio a Morigerati e alla risorgiva del Bussento. L’ho trovata bella ed attualissima. Lucide e puntuali le notazioni del compianto prof Enzo La Valva, che con impareggiabile bravura e con il linguaggio semplice e coinvolgente dei veri grandi uomini di cultura sapeva trasformare ogni intervista in una lezione di botanica. Bravissimo l’amico e collega Angelo Guzzo . direttore del mensile l’Editoriale,nelle sue puntuali ed ineccepibili notazioni storiche su monaci basiliani, che ebbero il governo delle anime della contrada, e sulle belle tradizioni civili e religiose dei paesi che dai petti di collina si spalancano ad anfiteatro sul mare del Golfo di Policastro. Eravano più giovani allora. Ma con il passare degli anni non è diminuito, ma anzi è aumentato di spessore, l’interesse per la ricerca e l’amore per questa nostra terra impareggiabile di bellezza, di arte e di cultura-Fu una bella trasmissione quella e contribuì molto a far conoscere il Cilento ai cilentani e a diffonderne l’immagine in Italia e nel mondo nella logica del vademecum dei verbi:Conoscere, Amare, Difendere, Propagare, anzi: conoscere per amare, amare per difendere, difendere per propagare nel segno del turismo culturale di qualità. Dopo la Presidenza La Valva il Parco è scivolato di anno in anno verso il degrado. Inarrestabile. Purtroppo! Mentre scrivo è in atto una entusiasmante e, per me, commovente gara di pressione popolalre per proporre ufficialmente la mia candidatura a Presidente dell’Area Protetta. Mentirei se dicessi che questa spontanea manifestazione di stima non mi fa piacere. Cosi come mi sento di dire, senza falsa modestia, che mi sentirei all’altezza del ruolo, che assolverei con impegno d’amore e di cultura, acquisita in decenni di studi rigorosi, testimoniati nella mia vasta scrittura creativa (narrativa, poesia, saggistica) e di giornalismo militante sia nella carta stampata che nella RAITV. Ma debbo anche dire che i Politici che contano non muoveranno un dito perché la mia nomina venga ufficializzata, anzi probabilmente la ostacoleranno per il semplice motivo che io non sono funzionale ai loro disegni e sanno perfettamente che non mi presterei alle logiche di lottizzazioni all’insegna del clientelismo e del familismo amorale. Spero che la stima dei Cilentani nei miei confronti non si limiti ad un atto di testimonianza, ma abbia, invece la forza possente di un fiume in piena per imporre a chi conta deve decidere la scelta migliore e più funzionale nell’interesse del Parco, che deve recuperare il suo ruolo di “motore di sviluppo”. In attesa dedico a Morigerati le mie emozioni di viaggio in poesia. E, mi complimento con Bartolo Scandizzo per la sua lodevole iniziativa di un viaggio ragionato alla riscoperta di tre fiumi . Tanagro, Calore e Bussento, che espongono le bellezze tutta ammirare di loro rispettivi fenomeni carsici, dando una ulteriore prova della sua professionalità sia come giornalista sia come creativo ed innovativo operatore turistico, che sta immettendo nel circuito dei mercati nazionali ed internazionali le zone interne del nostro territorio tanto belle, quanto poco conosciute. Purtroppo per intanto io do il mio contributo di emozioni/poesia al territorio.”
E dal sagrato della chiesa antica/è volo d’orizzonte nella valle/a memoria di monaci sapienti/che qui tennero culto a San Demetrio/Il campanile che ferisce il cielo/riecheggia, a vanto, a coro di campane/la storia di vissuto prestigioso/all’ombra del castello del “signore”./Giù nella valle il fiume che risorge/tra capricci di vento, acqua e pietra/è mostra di prodigio nella grotta./E nelle brevi rapide d’argento/di trote e granchi a processione lenta/E guardinga la lontra nella tana/cerca rifugio. E su nel cielo guizza/volo ardito di corvo imperiale./E’ festa di tamerici la costa/che caracolla ardita a fondo valle.