di ORESTE MOTTOLA
Franco Alfieri torna in sella alla guida del comune di Agropoli e le cose non si mettono subito benssimo. Lo scatto di carriera ancora non c’è stato, non si sa se accadrà, e la sovraesposizione d’immagine non gli giova consentendo ai suoi ormai numerosi avversari di trovare ascolto sia quando si tratta di denunciare la cosiddetta ristrutturazione dell’area di mare prospiciente al Lido Azzurro o gli affanni delle casse comunali direttamente alla Corte dei Conti. Fino a qualche la navigazione all’interno del protettorato agropolese era condotta con piglio sicuro e indiscusso dall’avvocato di Torchiara bastava alzare la voce e questo o quello correva a nascondersi o ad accasarsi dal gran visir. L’amaro in bocca era compensato dai numeri che hanno smentito chi sperava che lo stop ad Alfieri avrebbe potuto rallentare la corsa di Vincenzo De Luca. Il neo governatore strappa ad Agropoli il 65.43% dei consensi con un PD che si conferma col 39.40% notevolmente primo partito. Più passano i giorni e più il quadro si complica. Le ultime notizie che riportano i solitamente bene informati non sono proprio positive. “Niente assessorato per il sindaco di Agropoli Franco Alfieri ma, probabilmente, un ruolo a capo della Presidenza dell’Autorità Portuale di Salerno, al posto di Andrea Annunziata. Il suo nome – come riporta Ernesto Rocco, da Infoagropoli.it – arriverebbe direttamente dai vertici del Partito Democratico”. Traduzione: già si pensa e ci prepara a gestire un premio di consolazione. E andranno per le lunghe: “Alcuni, però, sostengono – scrive sempre Rocco – che il primo cittadino agropolese possa anche entrare in giunta in un secondo momento”. Qualche nuvolone minaccioso sul cielo di Agropoli comincia a vedersi. L’IRA DI LANDOLFI. L’Alfieri che era nel cuore di De Luca poiché portava voti a carrettate sui nomi di Franco Picarone e Anna Petrone è già storia passata a nemmeno due settimane dalle elezioni. Ora siamo nella fase cruciale del “lasciar fare ai manovratori” e, a Salerno, avrebbero gradito che Alfieri tirasse il freno in attesa degli eventi. E invece? «Ministri che vanno dove li portano. Scontri epici tra gruppi e tribù che diventano tarallucci e vino. Participi passati dei verbi partire». E’ il commento del segretario provinciale del Pd Nicola Landolfi che dedica il primo messaggio (critico) della giornata alla visita del ministro (dell’agricoltura) Martina ad Agropoli, accolto dal deputato Sabrina Capozzolo e dal sindaco Franco Alfieri. Gratta e gratta viene fuori che non si gradisce che l’estromesso (dalla lista del Pd alle scorse elezioni) primo cittadino agropolese si sbracci a giocarsi la partita regionale e non attenda fiducioso gli eventi. La paura di subire altri brutti scherzi muove Alfieri. Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Anche Landolfi però non è al di sopra di ogni sospetto visto che ha ascoltato con le proprie orecchie, all’Oasis di Paestum, la minaccia di Alfieri di “ interessarsi di più del partito”. Anzi di dover muovere verso il suo controllo.
ROCCADASPIDE. Questa sì una minuzia ma per uno che sta allestendo le sue armate di fedelissimi la proposta di Rosario Catarozzi, dirigente del comune di Capaccio, di volersi adoperare per il rientro nel Pd di Girolamo Auricchio, sindaco di Roccadaspide, ora a destra ma di vecchia e mai dismessa amicizia con Antonio Valiante non è precisamente un bel regalo. Avrebbe esclamato: “Timeo danaos et dona ferentes” e ha messo così le cose in chiaro per via delle passate vicissitudini per i propri ospedali e per un posto in un un cda che presto, tra i due, dovrebbe passare di mano se non diventa – come teme Alfieri – altra merce di contrattazione.
NELLA MACCHINA DI ALFIERI, ECCO ALCUNE SMAGLIATURE
Efficace l’ordine di scuderia del sindaco che ha visto consiglieri e assessori comunali battere casa/casa e presidiare le 21 le sezioni elettorali. Franco Picarone raggiunge 2.218 preferenze, Anna Petrone 1.954: il ticket ha tenuto, la prova di forza c’è stata, 2/3 del PD sono sulla linea del leader locale. Cos’altro dicono queste elezioni, a parte l’ennesima fuga dai seggi con quasi il 50% degli agropolesi che ha disertato? Se i votanti sono stati complessivamente 9.157, a parte i 2.218 ascrivibili all’impegno massiccio dell’amministrazione comunale, resta un dato eclatante: 6.939 elettori non hanno seguito le “indicazioni” di Alfieri. In altri termini il 76% degli elettori ha votato di testa propria. Il dato più interessante, però, è leggere questo dato in vista delle, non più imminenti, elezioni amministrative. Significativo l’exploit dei 5 Stelle con Consolato Caccamo che tocca le 734 preferenze personali ed il movimento che raggiunge il 18.14% con 1.433 voti. La destra crolla a percentuali minime, tuttavia da un lato i reduci di Forza Italia, dall’altro la fronda cirelliana conservano rispettivamente 616 e 273 voti. Più significativo, invece, il dato che viene da sinistra dove 1/3 dei voti del PD vanno ai candidati di Andria, Iannuzzi e Valiante; dove il PSI di Antonello Scuderi marca una presenza di 270 voti, la sinistra antagonista piazza un “108” alla lista a sostegno dell’antideluchiano Vozza, ma soprattutto in Campania Libera 182 voti dei 497 di lista vanno a Nello Fiore, candidato dello strano ticket formato da Nino Abate e Michele Apolito. Tuttavia al di là di quale saranno le scelte del neo-governatore il dato locale da’ una fotografia meno scontata di quella che appariva alla vigilia. Non c’è solo l’uomo solo al comando ma, oltre Alfieri, l’elettorato apre uno spazio anche ai suoi oppositori. Caccamo, Abate, Basile, Apolito, alcune anime dello stesso PD… La linea di successione verso Adamo Coppola non appare più così scontata soprattutto se anime diverse sapranno ritrovarsi unite e tirare fuori dal cappello una candidatura sorprendentemente di peso. Il professore Vincenzo Pepe scalda già i motori. Potrebbe essere lui l’anti Coppola? Il docente che ha una sua visibilità nazionale l’ha ormai conquistata è tentato dall’avventura, per lui nuova, di sindaco della sua città. Un Alfieri azzoppato potrebbe essere… la sua marcia in più.