Siamo alla domenica che precede la Pasqua, la domenica che dà l’avvio alla Settimana Santa ricca di celebrazioni, simboli e riti significativi.
La liturgia ci rende partecipi di due momenti della vita di Gesù tra loro vicinissimi come tempo, raccontati da tutti gli Evangelisti anche se con alcune varianti. Ci fa passare dall’osanna della folla festosa all’ingresso trionfante di Gesù a Gerusalemme in sella a un asino, al grido della folla “crocifiggilo” davanti a Pilato, detentore del potere politico dal quale Gesù avrebbe dovuto ottenere giustizia. Gioia e dolore coesistono.
La celebrazione odierna inizia da un luogo al di fuori della chiesa che vede radunati i fedeli mentre il sacerdote benedice i rami di ulivo innalzati al cielo, rami che, distribuiti ai presenti, vengono portati a casa per scambiarli con amici e parenti in segno di pace.
In molte famiglie saranno utilizzati, intinti nell’acqua benedetta della Veglia Pasquale, per benedire la tavola nel giorno di Pasqua. Vedendo Il sorriso e la gioia negli occhi dei bambini, che fa da sfondo a questo momento di partecipazione comunitaria, vado indietro negli anni.
Mi rivedo piccola quando con i miei genitori assistevo due volte a questo rito essendo mio padre ortodosso e la domenica delle palme ortodossa, “l’entrata trionfante” o meglio “domenica dei salici”, non coincide con la nostra se non ogni 4 anni. Per ragioni di calendario infatti noi cattolici seguiamo il calendario gregoriano mentre la chiesa ortodossa quello giuliano. Anche quest’anno le due date non coincidono.
Intrecciavo allora piccole croci fatte di palma con un rametto di alloro come buon auspicio e con esse decoravo il piatto a base di pesce preparato da mia nonna, tradizione greca che tuttora continua con i miei nipoti…… Lascio da parte i ricordi mentre una lacrima di commozione scende sulla mia guancia……
L’inizio della processione mi riporta al presente. Dopo la benedizione dei rami di ulivo la funzione religiosa continua all’interno della chiesa dove in profondo raccoglimento si ascolta la lunga lettura della Passione di Gesù, ”l’ora di Gesù”, il momento decisivo della nostra salvezza.
Gesù, che ha fatto solo il bene, accetta l’abbandono, l’incomprensione, si lascia oltraggiare, deridere, umilmente va incontro alla morte per attuare, in piena obbedienza, il progetto divino. Su di sé porta il peso di un mondo che sembra sprofondare sempre più nel male. La accettazione della croce non è però rassegnazione passiva.
Cade e si rialza e con ciò vuole ricordarci che la giustizia non regna tramite la violenza, ma tramite l’amore e che anche noi dobbiamo trovare sempre la forza di rialzarci nei momenti difficili. Alla fine infatti il trionfo della vita sulla morte trasformerà proprio la croce da strumento di infamia, di dolore, a simbolo di vittoria, di gloria. Il buio della morte darà spazio alla luce della risurrezione.
Meditiamo su tutto ciò. Accompagniamo con fede e devozione al Calvario Gesù, seguiamoLo nella sua sofferenza e guardiamo l’esempio di perdono che ci lascia.
Quando sembra che tutto sia finito nella deposizione in un sepolcro chiuso dalla pietra, incamminiamoci verso il silenzio che, solo, dà risposte ai nostri interrogativi, verso quell’attesa che non lascia dubbi sul suo finale, verso una tomba vuota, verso l’incontro con il Risorto!
Santa domenica in famiglia.