Siamo alle porte della Settimana Santa. Gesù sembra essere accolto veramente in modo trionfale da tutti. Anche dei Greci, di passaggio, spinti dalla fama di Gesù che aveva oltrepassato i confini della Palestina, andarono a renderGli omaggio.
La loro richiesta è straordinaria. Vogliono “vedere” cioè comprendere, valutare il messaggio e la novità che Egli apporta per tutti. E’ il desiderio di una conoscenza vera, una conoscenza che anela all’esperienza di una vita condivisa.
Gesù racconta una breve parabola tratta, come tante altre, dalla vita dei contadini che, a quei tempi, assieme alla pastorizia, era l’attività più diffusa. Da questo mondo rurale infatti Gesù coglieva spesso lo spunto per tanti suoi insegnamenti.
Le parole di Gesù ai Greci sono l’annuncio della Passione, sono una risposta valida per chiunque voglia vederLo, credente e non credente.
Gesù si identifica in un chicco di grano che, morendo nel terreno, dà vita allo stelo, alla spiga, ad altro grano. Infatti Lui stesso è caduto in terra nella sua passione e morte, e, con la risurrezione, ha portato frutti: la sua Chiesa. E’ il seme che muore per dare la vita! E’ il trionfo di un seme che marcisce!
Molto ricca di significati e di spunti di riflessione la pagina odierna di Giovanni, gli ultimi versi della prima parte del suo Vangelo, il Libro dei Segni.
L’immagine del chicco di grano, semplice e quotidiana, aiuta a capire il senso della nostra esistenza e ad approfondire il senso della morte e della risurrezione.
Da un insignificante seme il mistero della vita e della morte, il seme che deve cadere in terra e morire perché sia trasformato in vita per tutti. La morte del chicco di grano obbedisce ad una legge biologica: nascere, maturare, fruttificare, morire, ricominciare.
Gesù, morendo sulla croce, ha dato senso alla morte, l’ha privata della paura e l’ha trasformata in vita. Nell’annunciare la sua “ora”, dice che questo destino così triste non ha l’ultima parola. Egli ha accettato di perdere la sua vita per donare la vita a noi.
Il morire è una prospettiva che angoscia però Gesù. Nel passo che leggiamo appare profondamente turbato, cogliamo la tentazione di evitare quell’”ora”. Ma una Voce dal cielo lo consola, assicura che sarà glorificato.
La voce tonante dal cielo, che sconcerta la folla presente, non fa che ribadire il senso del progetto d’amore di Dio per tutti gli uomini, di ogni razza e religione.
Anche noi dobbiamo accettare la croce, perché così ci sarà aperto l’orizzonte dell’eternità. Non rimaniamo attaccati al nostro egoismo; passiamo, attraverso la trasformazione di atteggiamenti negativi, a gesti buoni verso gli altri. Trasformiamo, con la fede, la gelosia, la rabbia e la pigrizia in amore, altruismo e pace.
Morire è un passaggio perché si possa portare più frutto, un passaggio da una condizione ad un’altra migliore. E’ proprio la preziosità del donarsi e del dare che riempie il cuore di gioia e di speranza. Essere disposti a perdere la vita, senza tenerla stretta e considerarla una proprietà, donandola invece agli altri, essere seme, e’ il paradosso per trovare veramente la vita, per riceverla.
Concludendo questa mia breve riflessione mi viene alla mente una nota canzone che dice, fra l’altro, che per fare tutto ci vuole un seme, un fiore, un frutto.
Canticchiando il ritornello sono certa di stonare. Lo conferma il sorriso della mia nipotina di otto anni, molto intonata, intenta a svolgere i compiti assegnati dalla maestra. L’abbraccio. Le racconterò più tardi la parabola del chicco di grano.
Santa domenica in famiglia.