La liturgia di questa domenica ci trasporta dal deserto sulla montagna, due ambienti naturali completamente diversi fra loro. In particolare al nostro sguardo si presentano oggi due montagne: il Moria quella su cui Abramo offre in sacrificio a Dio il suo unico figlio, come leggiamo nella prima lettura, e il Tabor dove Dio presentandoci il Figlio attende da noi un cammino di fede che ci condurrà alla gloria della risurrezione.
Sul Tabor avviene la Trasfigurazione che seppure con particolari diversi, viene raccontata da tutti e tre i Vangeli sinottici e avviene subito dopo che Gesù ha annunciato la sua morte.
Marco racconta l’esperienza eccezionale di Pietro, Giacomo e Giovanni che vedono il loro Maestro irradiato da una luce speciale con accanto Mosè ed Elia, simboli rispettivamente della legge e dei profeti. La visione è accompagnata dalla voce di Dio che, come al battesimo di Gesù nel Giordano, dice: “Questo è il Figlio mio, l’amato; ascoltatelo”.
Il volere di Dio è ascoltare Gesù, la sola via da seguire in un cammino libero da chiusure ed egoismi. Seguirlo nonostante le fatiche, i dubbi, gli inevitabili errori che si possono presentare, perché è questa la nostra unica possibilità di salvezza.
Saliamo anche noi sul Tabor e contempliamo anche noi il Signore come i tre discepoli, percepiamo nel silenzio la voce di Dio. Gli istanti di viva luce, quando non si vede che “Gesù solo”, danno nuovo vigore al nostro animo. Contempliamo l’immensa bellezza di Dio che è Padre, è Luce.
L’episodio del Vangelo si conclude nel silenzio. La scena sembra spegnersi. Ai discepoli, ammutoliti dallo stupore, Gesù intima di scendere dal monte e non parlare dell’esperienza vissuta.
Anche noi siamo invitati a scendere a valle. Sarebbe bello stare per sempre sul monte, avvicinarci al cielo, vivere nella visione sfolgorante del Signore. Ma noi cristiani dobbiamo vivere in pianura, affrontare le lotte quotidiane della vita per godere poi del volto trasfigurato di Gesù.
Se riflettiamo chi ha avuto la possibilità di salire su un monte, anche se vi è rimasto per poco, ha provato un momento di estasi, di pace, ha assaporato una bellezza che rimane impressa nella mente.
Gesù ci vuole in movimento verso il nostro prossimo, vuole che portiamo agli altri l’esperienza fatta in cima alla vetta, vuole che annunciamo con la parola e con l’esempio il Vangelo.
La tentazione di “piantare la tenda”, “di fare delle capanne“, come dice Pietro, perché “è bello stare qui”, è spesso forte. La stanchezza, il timore di non farcela nella discesa, il desiderio di rimanere in un luogo sicuro piuttosto che affrontare le incertezze di un nuovo tratto di strada, possono bloccarci.
Ma dobbiamo scendere dal monte, riprendere con slancio e ottimismo il nostro cammino. Non smettiamo mai di ascoltare Gesù, di corrispondere con fede al Suo amore, di camminare dietro di Lui!
Santa domenica in famiglia.