L’agorà dei liberi di Capaccio -Paestum nacque grazie all’intuizione di Angelo Fasano, ex dipendente del Consorzio di Bonifica di Paestum.
L’associazione è sorta il primo giugno del 2002 con un’assemblea pubblica, ove un gruppo di oltre cento persone sentirono la necessità di formare un’Associazione culturale di cittadini ”liberi” da chi cerca a volte solo divisioni e potere.
Si avvertiva in tutti i presenti la necessità di far parte della vita del paese, di poter progettare e dare un contributo d’esperienza, di ricostruire una memoria storica anche per le future generazioni, si cercava, insomma, un senso d’appartenenza. Da quel giorno i soci hanno lavorato in silenzio, recuperando, depositando e custodendo tutto quello che serve per avere e far trovare un archivio storico di del paese: foto, lettere, documenti, libri, tesi di laurea, giornali, filmati, audio registrazioni di racconti, avvenimenti … testimonianze di persone anziane.
In quel tempo insegnavo a Tempa San Paolo, un plesso della scuola elementare che dipendeva dal “Circolo didattico che aveva la sede nel centro storico di Capaccio, a pochi passi dall’ex asilo Bellelli dove la tenacia di Angelo e dell’intera comunità capaccese che aveva “adottato” l’antica sede dell’asilo eleggendola a centro culturale e a sede di un museo fotografico, oltre che luogo di raccolta di numerose pubblicazioni.
Oggi, all’inizio del 2024, il comune comunica che ‘Sono stati consegnati oggi, lunedì 5 febbraio, i lavori di ripristino e messa in sicurezza dell’edificio comunale adibito a infrastruttura sociale “Ex asilo Beatrice Bellelli”. L’intervento, del valore di circa 50mila euro, è finanziato con fondi ministeriali destinati a infrastrutture sociali rientranti nel cosiddetto Decreto Sud’.
L’amministrazione Alfieri, nel comunicare l’avvio dei lavori, ha anche voluto ricordare che l’edificio è stata “Sede di una delle realtà associative operanti nella Città di Capaccio Paestum, l’ex asilo Beatrice Bellelli fa parte del patrimonio storico e architettonico del centro storico del Capoluogo”
Inoltre, Franco Alfieri ha voluto puntualizzare che con l’intervento di recupero si vuole ridare “dignità a un altro edificio storico del Capoluogo che va al di là del valore di circa 50mila euro”.
In realtà, si tratta di un intervento necessario e importante che garantirà un ambiente riqualificato, e quindi più accogliente, a chi si impegna a valorizzare e a divulgare la memoria storia di una comunità che non rinuncia ad esercitare il diritto dovere di trasmetterla alle nuove generazioni.
“Orgogliosamente” Alfieri rivendica che “la buona amministrazione non è fatta solo di grandi opere, ma di cura per ogni angolo del territorio e di attenzione alle esigenze della comunità che lo abita”.
L’investimento che l’amministrazione ha fatto impegnando risorse pubbliche per far rinascere l’ex asilo Bellelli, darà nuovo slancio a quanti nel capoluogo non si sono mai arresi al “logorio della modernità” che tutto “brucia” con un clic senza lasciare traccia.
Ed è proprio delle tracce fotografiche e letterarie, recuperate, catalogate e sistematizzate per essere esposte o messe a disposizione di visitatori, ricercatori e studiosi, che si farà “tesoro” negli spazi espositivi rivitalizzati dopo gli interventi strutturali programmati.
Immagino che, conclusa la quasi solitaria battaglia sostenuta da Angelo Fasano nel corso degli ultimi 15 anni nella vana speranza che le amministrazioni che si sono succedute alla guida del comune della Città dei Templi, il palazzo della memoria possa far rinascere a nuova vita anche molte delle persone sfiduciate.
Tra i tanti che non potranno “esserci”, mancherà un sostenitore della prima ora del progetto, Sergio Vecchio. Il grande artista pestano che fu sempre in prima fila nel sostenere “l’Agorà dei liberi” sia con idee sia con opere e fatti concreti.
Siamo convinti che, come ha promesso in più occasioni il sindaco Franco Alfieri, anche il “Casello 21” eletto da Sergio a suo “mausoleo” artistico vedrà la conclusione del suo “calvario” burocratico e diventerà realtà. Si realizzerà così il sogno di un “gemellaggio” di idee che salderà in modo indissolubile le due anime dei “Capaccio e Paestum” dando finalmente un senso anche culturale al cambio di nome formalizzato dall’allora amministrazione guidata da Italo Voza: da Capaccio a “Capaccio Paestum”.