È sempre cosa “buona e giusta” pubblicizzare nuove scoperte archeologiche per ravvivare la “fiamma” della curiosità turistica e professionale; la prima stimola studiosi a venire o tornare per motivi di studio; la seconda per incentivare turisti a venire in vacanza nella Magna Graecia.
Ecco perché la “sensazionale” scoperta archeologica di due templi dorici scoperti a Paestum e datati intorno al VI secolo A.C. giustifica l’entusiasmo e l’enfasi, per il nuovo “tesoretto” che emerge dalla stessa terra che già tanto ha saputo dare alla comunità che vi vive ed opera nella “Città dei templi”.
Ma l’enfasi si affievolisce rapidamente, non tanto nello scoprire che il rinvenimento è già stato fatto, a suo tempo, sotto la guida dell’ex direttore Gabriel Zuchtriegel nel 2019, come raccontammo anche sul nostro settimanale UNICO (https://www.unicosettimanale.it/news/turismo/893875/tempio-dorico-trovato-a-paestum-ce-una-traccia-calda ), quanto per il fatto che ben altre scoperte, quelle fatte da Paola Zancani Montuori e Umberto Zanotti Bianco nel 1932 alla foce del Sele: Il santuario di Hera Argiva, sono cadute nel dimenticatoio.
Infatti, lo scavo archeologici fatto dai due archeologi venuti da lontano e che modificò nel profondo la percezione del grande patrimonio che ancora c’era da “scavare” tra la foce del Sede e quella del Solofrone. Basti pensare solo alle 36 metope scolpite ed esposte al museo di Nazionale di Paestum.
Nel 2023 all’Herajon di foce Sele e un secolo esatto dalla scoperta di Zancani Montuori e Zanotti Bianco, purtroppo, il sito è caduto nel dimenticatoio. Questo, dopo la generale soddisfazione che portò alla creazione del “Museo Narrante”, allocato nella ex masseria “Precuiali” adiacente all’area archeologica emersa a seguito degli scavi fatti all’inizio degli anni ’30.
Durante la “breve” esistenza in vita del “museo”, centinaia di scolaresche, dopo aver visitato il museo Archeologico nazionale e l’area archeologica di Paestum, erano attratte dal modo innovativo con il quale il “Museo Narrante” presentava e rappresentava il mondo antico: video, allestimenti che davano conto di come si viveva e lavorava al tempo in cui la Magna Graecia era veramente “grande”.
Gli stessi giovani con i loro docenti, non potevano non camminare anche tra le vestigia scoperte nei pressi di Foce Sele e fare un “viaggio” nel tempo in modo virtuale dopo averlo fatto nell’area archeologica tra le colonne doriche di Paestum.
Nel corso dell’ultimo ventennio, il sito ed anche il museo hanno subito due gravi allagamenti e ottenuto altrettanti importanti investimenti per farlo rinascere a nuova vita.
Da qualche anno, però, il museo è chiuso e il sito “abbandonato” al suo destino di periferia “archeologica” …
Si lascia così cadere così nel vuoto la grande intuizione avuta da Giuliana Tocco e da Marina Cipriani di farne un grande hub didattico per migliaia di bambine e bambini che costituiscono il 70% circa dei visitatori del sito archeologico e del museo di Paestum e del museo nazionale.
Nel corso del 2023, la nostra redazione ha prodotto un docufilm (https://www.unicosettimanale.it/multimedia/25487/1116088/video/detail) per riportare l’attenzione generale proprio sull’Heraion di foce Sele e del museo didattico tenuto a “bagnomaria” eleggendolo a sede per gli uffici degli archeologi che fanno ricerche a Paestum. Scelta questa, prima necessaria a causa dei lavori di ammodernamento del Museo archeologico di Paestum, ma ora del tutto fuori luogo perché il museo è stato ristrutturato ed è venuto meno il motivo logistico di spazio ai ricercatori.
Avere abbondanza di testimonianze del passato non può essere considerato un problema dopo che, da ogni direzione, sono state suonate le “trombe” della meraviglia per essere stati i “fortunati eredi” da tanto patrimonio che, oltre ad avere il piacere di viverci a fianco, abbiamo anche la responsabilità di non restituirlo all’oblio dal quale, dopo 20 secoli, coraggiosi studiosi e ricercatori l’hanno tratto.
Altrimenti, anche i due Templi dorici portati alla luce dal più recente scavo nei pressi del lato sud delle mura, saranno ricacciati nel sonno in cui il tempo e la “terra” li ha trattenuti con sé per oltre due millenni.