Sin dal primo momento della sua missione Gesù chiama attorno a sé degli uomini disposti a seguirLo e a condividerne il cammino. Nella liturgia di questa domenica emerge proprio questo atteggiamento costante di Dio: la ricerca della nostra collaborazione alla sua volontà. Certamente però non ci obbliga a seguirlo, non vuole imporsi.
La pagina del Vangelo, che ci invita a riflettere sulla chiamata, è un susseguirsi e intrecciarsi di sguardi: lo sguardo di Giovanni Battista che esclama: ” Ecco l’Agnello di Dio”, lo sguardo di Gesù che si volta verso i due discepoli che lo seguono e lo sguardo di Gesù su Simone.
Con lo sguardo si cerca, si comunica affetto e simpatia, dolore; si può anche rimproverare. Con lo sguardo tante volte si riesce a trasmettere i propri sentimenti più che con le parole. Fissare lo sguardo è capire lo stato d’animo di una persona, scoprire chi è veramente.
Gesù nel passo che leggiamo cammina ma non è assorto nei suoi pensieri. E’ attento a ciò che accade intorno e si volta. Voltarsi significa accettare di comunicare, cogliere un’occasione.
Fa poi una domanda ai due discepoli che lo seguono: “Che cosa cercate”? sono queste le prime parole pronunciate da Gesù riportate dall’evangelista. E’ una domanda che spinge i due discepoli ad interrogarsi nel profondo del loro animo e che fa nascere subito un’altra domanda: “Rabbì dove dimori”? una domanda che indica il desiderio di conoscere Gesù, di stare con Lui.
Fare domande è proprio di noi uomini. Quante volte le domande incalzano, gli interrogativi ci mettono in discussione. Noi amiamo le domande. Ci mettono in cammino. Un po’ meno amiamo le risposte, le risposte che a volte paralizzano. La domanda di Gesù è rivolta a tutti noi. Che cosa cerchiamo noi? La vita è una continua ricerca. Cerchiamo amicizia, comprensione, aiuto.
La ricerca nasce sempre da qualcosa che manca. La risposta di Gesù ai discepoli e quindi a tutti noi non è un indirizzo, un recapito ma solo l’offerta di un’amicizia che dà la possibilità di trovare risposte alle tante domande, a credere, a lottare, a dare senso alla vita. E’ un invito a camminare insieme, a condividere la sua vita, a cambiare lo sguardo sul mondo che ci circonda, a comprendere il nostro prossimo.
Se ci soffermiamo sulle righe del passo evangelico colpiscono i verbi usati dall’evangelista: sentirono, seguirono, videro, rimasero, azioni vissute dai due discepoli che da quel momento non lasciarono più il loro Maestro.
Giovanni ricorda l’ora in cui successe ciò, volendo indicarci che da quel momento cambiò la sua vita. Nell’incontro con Gesù iniziò una forte esperienza di dialogo e di ascolto in cui i discepoli cominciarono a coinvolgere anche altri.
E noi? Da quando abbiamo sentito parlare di Gesù, siamo disposti a seguirLo, a cercarLo dentro noi stessi, nei nostri simili, nel silenzio, per incontrarLo, vederLo accanto a noi e, rimanendoGli accanto nel nostro cammino, donare agli altri, con il nostro amore, la gioia che provoca la sua presenza nella nostra vita?
Lo sguardo di Gesù su Simone è lo stesso che fissa su ognuno di noi, uno sguardo di scelta, di amore. Fare esperienza di questo sguardo è ciò che è importante più di ogni altra cosa.
Santa domenica in famiglia.