Era dai tempi del Cammino di Santiago di Compostela, che io e Ginetta percorremmo nel 2014, che non camminavamo sotto la pioggia battente. In quella occasione, la nostra tabella di marcia era imperativa, ma avevamo anche 10 anni di meno …
Ecco perché ci siamo svegliati con tutta calma in un piovoso mattino di gennaio convinti che avremmo ceduto il “passo” alla pioggia e rinviato ad altra data l’attraversamento del Vallo di Diano.
Pigramente, andiamo al bar a fare colazione, chiacchieriamo a lungo con un amico, che d’imperio ci omaggia della colazione, poi pigramente ci avviamo verso il punto convenuto per la partenza.
Un timido sole che fa capolino tra le nuvole ci fa decidere di incamminarci verso la nostra meta: la Certosa di San Lorenzo a Padula. Ben coperti e con due ombrelli al “seguito”, imbocchiamo un sentiero “direttissimo” al termine del quale c’è la variopinta città di Sala Consilina, già punto di posta all’epoca della dominazione romana. Il nostro andare procede spedito, come accade sempre in tratti pianeggianti. Alterniamo momenti di confronto dialettico su argomenti di comune interesse, ad altri di riflessioni più estemporanee provocate da situazioni contingenti che richiamano alla mente fatti, luoghi e persone che “condiscono” l’andare …
Sala Consilina è un luogo “non luogo” cresciuto a dismisura dove più ci si avvicina più ci rende conto del caos urbanistico nel quale si è “sviluppata” senza soluzione di continuità nelle tre direttrici: verso valle, in direzione Nord e in direzione Sud inglobando nel centro abitato la SS 19 delle Calabrie. un po’ più a sud corre l’autostrada del Mediterraneo. Il centro storico, che avrebbe pure molto da raccontare, è stato stretto in una cintura di cemento rendendolo incoerente con la sua storia. Ma anche la città “moderna” evidenzia improponibili palazzine affiancate da mastodontici edifici scolastici che si alternano ad edifici con più “personalità” …
A rompere l’incantesimo di una “traversata” senza intoppi dalla “sponda” sud del “Vallo” a quella nord arriva, aspettata, comincia a scendere la pioggia … prima poche gocce che ci mettono in guardia, poi la nuvolaglia che avvolge il monte Cervati comincia a scendere a valle nascondendo gradualmente, la cima più alta della Campania, per scendere fino a nascondere i due comuni che si stendono sulle pendici più vicine all’altopiano: Monge San Giacomo e Sassano.
Siamo costretti a sfoderare gli ombrelli che, prudentemente, avevamo messo nello zaino.
Ombrello e bastoncino si alternano nelle nostre mani consentendoci di avanzare verso Sala C. dove speriamo di trovare un locale aperto per ripararci e approfittare per rifocillarsi.
Giunti nel centro abitato, dobbiamo camminare per un chilometro e, dopo diversi tentativi, troviamo un ristorante dove possiamo “asciugare” i vestiti e gustare una graditissima lasagna al forno.
Quando ci rimettiamo in cammino il cielo torna a schiarirsi.
Imbocchiamo la stradina che viaggia parallelamente alla via Popilia – Anna e che ci porterà a San Giovanni in Fonte, il Battistero paleocristiano a due Km dalla Certosa di Padula.
La pioggia ci concede un bonus di due ore che confermano le previsioni meteo. Il percorso che taglia orizzontalmente la pedemontana, parte dal Cimitero di Sala C.
La stradina, costellata da ville unifamiliari che si fanno apprezzare, è piacevole, panoramico e comodo. Il nostro passo è agevole e siamo anche un po’ sorpresi di aver incrociato uno dei cartelli che indicano la Via Istmica; la stessa sulla quale, in epoca paleocristiana, si andranno a sovrapporre altri tracciati. Alcuni tratti sono anche sterrati ma ben drenati e non infastidisce il terreno reso umido dalla pioggia.
Arriviamo al Battistero, che già abbiamo più volte visitato, con uno spirito nuovo … quello dei “pellegrini” che nei secoli lo hanno sempre raggiunto a piedi. È facile immedesimarsi in quanti vi entravano per ricevere il battesimo immergendosi interamente nel “catino” naturale ricavato proprio nel punto dove sorge l’acqua.
Gli affreschi richiamati dai cartelli che aiutano i visitatori a capire storia e tempi della struttura sono posizionati sulle pareti; i canali che “accompagnano” l’acqua nel letto del fiume, che la porterà a valle fino ad incontrare il Tanagro, sono organizzati anche per dare acqua ai campi che si stendono a perdita d’occhio.
Lasciamo San Giovanni in fonte per riprendere il cammino diretti alla Certosa di San Lorenzo. A metà strada la stradina che ci ha guidato nella giusta direzione si incrocia con la pista ciclabile che costeggia il muro di recinzione situata a Sud dell’antico monastero certosino.
Rallentiamo il passo per far durare, ancora un po’, la piacevole sensazione di aver concluso, con questa tappa, il tratto della Via Istmica situata nell’area del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni che parte da Paestum (resta ancora da raggiungere Montesano sulla Marcellana e Casalbuono).
Il tratto che abbiamo percorso finora è stato già individuato oltre venti anni fa! Non si hanno notizie certe di qualcuno che l’abbia mai veramente percorso a piedi in tempi moderni! Nonostante ciò, l’ente parco ha investito altre importanti risorse per “rianimare” la sua esistenza. Per il momento è stata rinnovata la cartellonistica che, a seguirla, c’è da rompersi il capo … ma i “lavori sono in corso” da 3 anni e non ancora conclusi (la fine dei lavori erano previsti entro il 2022) come raccontano i cartelloni dove sono indicati progettisti, interventi … Chi vivrà vedrà!
Intanto, per quel che riguarda me e Gina, è da Padula che partirà la nostra vera sfida … quella di andare oltre!
Ci restano altri 150 Km circa che ci separano da Sibari, dove tutto è nato poco più di 2.600 anni fa con la decisione di fondare una sub colonia sul versante tirrenico della Magna Graecia.
Ci sono molte ipotesi di tracciati ipotizzati da storici su basi di ritrovamenti; allo stesso tempo, non sono pochi i territori che rivendicano di essere stati toccati dalla Via Istmica.
La nostra scelta è caduta sul tracciato più breve e diretto che farà proseguire il nostro avanzare passando per Casalbuono, Lagonegro, Lauria, Campotenese, Doria, Sibari Marina.
Tra queste località toccheremo altre decine di borghi, grandi e piccoli, che contribuiranno a dare un’anima ad un tracciato che, speriamo, possa consentire ad altri di rivivere un’esperienza che segnerà per sempre l’esistenza come solo muoversi sulle proprie gambe può assicurare.