Nei giorni dell’ anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione italiana, emerge una riflessione sulla levatura etica e culturale dei nostri padri costituenti.
Ci si interroga come sia stato possibile che in una società a pezzi, distrutta nel morale e negli aspetti materiali, appena uscita da una guerra e da un regime autoritario, preceduta comunque da un sistema politico oligarchico, con un’ economia arretrata e preindustriale, da una Chiesa preconciliare , con una scuola elitaria, siano potuti nascere dei talenti assoluti nel diritto, nella politica, nella cultura in generale. Questo aspetto ebbe un riflesso anche negli anni a venire nel cinema, nella musica, nella televisione, nel giornalismo, nella letteratura, nell’economia.
Dopo oltre settanta anni di democrazia, con il suffragio universale, una serie di libertà acquisite, con il progresso tecnologico e la scolarizzazione di massa, è davvero deludente constatare la decadenza della società contemporanea, con una classe dirigente assolutamente inadeguata e non paragonabile a quelle delle generazioni precedenti.
Forse, più dei sistemi politici e delle forme di Stato, c’è da chiedersi se non siano state proprio le sofferenze, le privazioni, i sacrifici, ad indurre gli italiani a dare il meglio, inteso come aspirazione al progresso, al merito, in una spinta ideale che nasce “dall’avere fame” di tutto, quale autentico combustibile del progresso.
Più che una responsabilità dei sistemi democratici, occorrerebbe analizzare meglio le cause ed i correttivi da adottare, sicuramente da trovare nelle pieghe di un capitalismo amorale, senza controlli sufficienti e con regole blande, di un consumismo ottuso ed ostentato, tra i motivi della corrosione di ideali e di stili comportamentali.
Soprattutto evidenziando i criteri di selezione della rappresentanza politica, sempre più incline alla cooptazione che al merito, dove la cieca obbedienza ed i doveri di riconoscenza verso chi muove i fili del potere, sono gli unici elementi distintivi.
Una classe dirigente povera di valori e di capacità, non più fattore di traino e di esempio, asservita alle logiche opache del mercatismo e delle corporazioni, sempre più forti perchè detentrici di un potere incontrastato e poco trasparente, proprio per l’assenza di una politica degna di questo nome.
Oggi occorrerebbero nuovi soggetti, capaci di esprimere modelli di riferimento, nell’essere nuovamente di esempio, ridando linfa ad una democrazia malata, priva anche degli anticorpi sufficienti per fare da argine a certe pericolose interferenze, ridando credibilità proprio a quelle Istituzioni tanto faticosamente conquistate, grazie alla nostra Carta Costituzionale.