L’anfiteatro di Paestum, costruito da Giulio Cesare intorno al 50 a.C, è fra i più antichi del suo genere. Luogo permanente in cui si svolgevano gli spettacoli della Paestum romana, l’anfiteatro pestano è ancora in gran parte visibile. Il più antico si trova a Pompei, edificato nel 70 a. C.. E se nella Campania Felix sorsero i primi anfiteatri romani stabili, l’Urbe dovette attendere il 29 a. C. per il suo primo anfiteatro permanente, edificato nel Campo Marzio da Statilio Tauro.
A differenza dei teatri, edifici semicircolari in cui recitavano gli attori, gli anfiteatri, di forma ellittica, erano il luogo in cui si svolgevano i “munera gladiatoria”, sanguinosi e cruenti combattimenti tra schiavi, uomini liberi e prigionieri di guerra che lottavano nella sabbia dell’arena contro altri uomini o contro le bestie feroci. Ampliato in epoche successive, l’anfiteatro di Paestum sotto Cesare era costituito da una gradinata, la “cavea”, e dall’indispensabile parapetto, il “balteo”, che proteggeva gli spettatori da leoni, tigri, orsi e altre belve feroci contro cui lottava una determinata categoria gladiatoria, quella dei “bestiarii”. Il violento mondo dei combattimenti era il più disumano fra i “ludi”, i giochi che si svolgevano nell’anfiteatro; eppure, all’anfiteatro accorrevano uomini e donne di qualunque ceto sociale per assistere agli spargimenti di sangue che, in onore di divinità o per celebrare i potenti, intrattenevano le folle dall’alba al tramonto.
I primi anfiteatri stabili, come quello di Pompei e di Paestum, intorno a cui gravitavano gli affari, le scommesse e le scuole gladiatorie, caserme gestite dai lanisti che allenavano e gestivano i gladiatori, sono inizialmente sorti tutti fuori dall’Urbe! Anche nella Roma repubblicana si tenevano incontri fra gladiatori, ma inizialmente a Roma i “ludi gladiatorii” erano eventi eccezionali, non frequenti come accadeva invece nelle città campane; e si tenevano in strutture di legno! I senatori, appellandosi al “mos maiorum”, si opponevano con forza al divertimento dei cittadini di Roma, perché ritenevano che gli spettacoli causa dell’infiacchimento degli animi. Per impedire il divertimento a Roma la legge imponeva che nell’Urbe le strutture fossero in legno, e dunque removibili: era talmente oneroso e impegnativo, ogni volta, montare e smontare teatri e anfiteatri in legno, che gli spettacoli nell’Urbe erano, inevitabilmente, eventi eccezionali. Fuori Roma non c’erano divieti, ed era consentita la costruzione di teatri e anfiteatri stabili, ovvero in muratura. Con uno stratagemma, Pompeo riuscì ad aggirare il divieto e ad erigere un teatro permanente nel Campo Marzio, nel periodo che va dal suo terzo trionfo al suo secondo triumvirato; ma nessuno riuscì a costruire un anfiteatro stabile, che dovette attendere il 29 a. C., quando quelle leggi furono definitivamente messe in discussione. Cosa facevano, allora, i più ricchi fra i Romani dell’età di Pompeo e di Cesare, desiderosi di assistere ai macabri combattimenti nell’arena? Si recavano in villeggiatura sulle coste della Campania Felix, a Pompei e a Paestum, dove potevano assistere ai frequenti spettacoli nelle strutture stabili in muratura che possiamo ancora oggi ammirare.
Antonella Casaburi