Non importa da dove parti, né è necessario essere grandi atleti, il camminare è per tutti, è un modo di essere naturale che ci arricchisce passo dopo passo osservando i paesaggi, attraversando borghi, superando pendii, discendendo nelle valli, soffermandosi ad ascoltare storie, rivivendo esperienze, incontrando persone, comunicando emozioni …
Parto dall’area archeologica di Paestum, intanto che attraverso il tratto pianeggiante che da porta Sirena mi porta in contrada Cafasso e poi al Rettifilo, punto lo sguardo sul Monte Sottano, inquadro la collina dove si stende Capaccio, risalgo la linea del cielo fino alla cima del Monte Soprano, poi scivolo fino al Santuario della Madonna del Granato. Qui vi arrivo dopo essere passato per il Getsemani. Poi scendo a Vuccolo Maiorano, infine mi fermo a casa soddisfatto di aver compiuto il primo “passo” nella direzione giusta: quella che ci porterà fino a Sibari la nostra storia di Paestum, in principio Poseidonia, ha avuto inizio.
Nel 730 A.C. circa, coloni provenienti dall’Acaia, regione situata nella parte Nord del Peloponneso, fondano Sibari. Circa un secolo dopo, altri Achei, provenienti da Sibari; intorno al 600 A. C. fondarono altre colonie nella Magna Graecia e, tra queste, Poseidonia.
I rapporti tra la colonia “madre” e Paestum furono assidui sia via mare sia via terra.
Le navi greche a chiglia piatta si spostavano lungo la costa ionica e poi risalivano quella tirrenica fino al confine delle terre dormitate dagli Etruschi; Da Sibari partivano anche numerose carovane che puntavano direttamente su Paestum risalendo i monti, scendendo nelle valli, guadando i fiumi … aprendo una via diretta che, attraverso la Lucania, portava alla sub colonia di Poseidonia.
Lungo questa via lasciarono tracce stratificate nei secoli … alcune di queste ci fanno intuire la “via” che, sia pur approssimativamente, consentirà di addentrarsi in una dimensione che lascerà il segno in chi avrà avuto la forza d’animo di immergervisi.
Infatti, quando,
giorno dopo giorno, la meta si avvicinerà si stenterà a credere che il percorso debba finire. Ci sorprenderà della forza dei propri passi, che con lentezza e costanza hanno sommato, metro dopo metro, poco più di duecentocinquanta chilometri, in circa dodici giorni di cammino. Ma questa è solo un’indicazione di massima … Sarà ognuno di noi a decidere il tempo che vorrà dedicare all’impresa. Ma sarà simile la sorpresa con la quale si ricorderanno i passi compiuti e l’esperienza indimenticabile fatta aggiungerà “vita” alla loro vita.
Ci si fermerà ad ascoltare i racconti, visitare borghi, raccogliersi in silenzio nelle navate delle chiese basiliane, scaldarsi al sole nelle piazze, aprire le imposte ogni mattina sui tetti di un paese. Insomma, sarà un “cammino” a emozioni crescenti che avvolgeranno i protagonisti man mano che lo faranno proprio.
Avanzare verso una meta prefissata camminando aiuterà anche a far resuscitare l’istinto naturale di andare sulle proprie gambe, un modo di “essere” che non può essere diventato del tutto estraneo all’essere “umano” fino al punto di non riconoscerlo come essenza fondante dell’umanità!
Chi volesse condividere con me e Gina una o più tappe del cammino sulla “Via Istmica” si faccia sentire che troverà ascolto e accoglienza …