Piaggine e Valle Dell’Angelo, due paesi con molto in “comune”; un tempo, perfino il nome: Piaggine Soprano e Piaggine Sottano!
Partendo dalla mia casa situata in via Gaetano Ricci in Piaggine, dove mi trovavo in occasione della pietosa visita che si fa al cimitero in occasione della ricorrenza del 2 novembre, decido di uscire per un allenamento di corsa su un percorso “urbano”.
Prendo a destra, scendo fino al Ponte, passando per S. Giuseppe; percorro il lungo Calore fino alla Tempa, dove giro sulla breve bretella che accompagna il fiume fino alle prime case di Valle dell’Angelo.
Poi risalgo nel centro abitato fino alla Piazzetta e poi alla piazza dove è situato il comune. Proseguo imboccando la larga strada che porta all’Epitaffio, giro in direzione di Laurino fino alla rotonda situata all’ingresso del paese. Risalgo sulla larga via della Madonna delle Grazie, poi giro a sinistra in direzione Sacco passando per la “Chiova”. Proseguo fino alla SP 11 che attraverso per risalire fino alla variante costruita per evitare il movimento franoso che ha reso inservibile il vecchio tratto. Scendo verso Piaggine, passo davanti al Cimitero per poi salire sulla “Coste” ed andare a chiudere il cerchio su via G. Ricci e rientro a casa.
In tutto sono poco meno di mille ha che consentono di abbracciare Piaggine e Valle Dell’angelo (Piaggine Soprano e Piaggine Sottano) che, pur avendo molto in comune e separati da una “lingua” da poco più di 300 metri, a valle; e da poco meno di 1000 metri, a monte; vivono come separati in casa nella terra dei padri.
Nel corso dei secoli i due borghi erano amministrati dalla Badia di Cava e poi divennero casali di Laurino.
Nel 1873 Casaletto di Piaggine divenne comune autonomo con il nome di Piaggine Sottano (36,6 Kmq) per distinguerlo da Piaggine Soprane (62,77 Kmq)
I territori uniti per tanto sarebbero estesi per poco meno di 100 Kmq (99,37 Kmq) il 6° posto in provincia e il 1° nel Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni), Pascoli, acqua, faggete di alto fusto e, ad altitudini più basse dove sono situati i due centri abitati, anche un’agricoltura che riforniva le comunità di frumento, olio, vino …, oltre a carne, formaggio e legname … insomma, c’era tutto il necessario per prosperare senza dover “chiedere mai” ma in grado di poter “dare” all’intero comprensorio.
Anche il grande fenomeno dell’emigrazione verso le Americhe, che prese il via dopo l’Unità d’Italia, per quanto importante, non riuscì a svuotare del tutto di risorse umane i due paesi situati ai piedi del lato Sud del monte Cervati, la vetta più alta della Campania (nel 1862 a Valle dell’Angelo vivevano 1512 abitanti; nel 1881 erano ancora 1506). Solo la transumanza con le greggi allontanava pastori e garzoni dalla vista del monte: autunnale verso la pianura, per scansare i rigidi inverni; e il rientro in primavera, per godere dei verdi pascoli restituiti dallo sciogliersi della neve;
Oggi, i due comuni sono entrambi in debito demografico con la storia: 1250 abitanti Piaggine e 234 abitanti Valle dell’Angelo; ma se si fa la somma dei residenti reali, il risultato è ampliamento al di sotto del numero a quattro cifre.
Le problematiche che attanagliano entrambe le comunità sono le stesse che conducono verso la desertificazione demografica che ha colpito in modo inesorabile migliaia di comuni montani dell’intera penisola italiana. Così come l’età media dei residenti si arrampica sempre più in “alto” senza soluzione di continuità. Al contrario, il valore patrimonio abitativo scivola sempre di più verso valori pari allo zero!
Le poche attività commerciali ancora attive si arrampicano con encomiabile dedizione nel mantenere attivi i rifornimenti essenziali alla vita di una popolazione che, per il 65 % ha un’età superiore ai 65 anni.
Eppure, si tratta di due paesi “compatti” da punto di vista urbanistico: sono rare le abitazioni realizzate in luoghi “defilati” dal centro abitato, e questo è un valore aggiunto rispetto ad altre realtà che hanno scelto di decentrare e allargare a dismisura l’urbanizzazione. Nonostante ciò, quasi tutti gli angoli dell’abitato sono raggiungibili con mezzi auto moventi che garantiscono collegamenti rapidi per l’accesso ai servizi che pure ci sono.
Allora, cosa impedisce alle due comunità di unire i loro destini che, in gran parte, sono già stati resi indissolubili dalla storia e, prima, dalla posizione geografica?
A parte questo, che è ben poca cosa, perché intraprendere il cammino a ritroso potrebbe consentire ai “Chiainari di sotto e di sopra” di sfidare il destino dell’estinzione al quale stanno andando incontro?
Cosa potrebbe cambiare nel futuro prossimo e remoto se gli animi riluttanti e sclerotizzati di rendessero conto che le battaglie dei “campanili”, senza nemmeno i preti nelle chiese alle quali si appoggiano, sono del tutto inutili?
Intanto, si risparmierebbe dall’accorpamento di servizi come la gestione dei rifiuti, acquedotto, polizia urbana, ufficio tecnico, manutenzione di edifici pubblici, gestione del verde pubblico, promozione turistica, personale e razionalizzazione di ogni funzione amministrativa connessa alla vita di una comunità.
Inoltre, esistono degli incentivi per favorire la fusione tra comuni e la legge “prevede che il nuovo ente ottenga, per 10 anni, un contributo statale in più pari al 60% della somma di quelli di cui hanno diritto come enti autonomi”.
Nel 2023, a Valle dell’Angelo nel 2023 è stato assegnato un contributo di €190.000,00, e a Piaggine arriveranno €354.000,00 (totale €544.000,00); qualora decidessero di avviare il percorso di fusione otterrebbero il 60% della somma che è pari a €326.400,00 all’anno. Insomma, in dieci anni, il comune unificato di Piaggine, “soprano e sottano”, avrebbe a disposizione €3.264.000,00 per dare corpo ad un’entità amministrativa moderna e funzionale.
Per il comune “riunificato” inizierebbe “l’età dell’oro”: si potrebbe permettere un segretario e un tecnico urbanistico a tempo pieno; abbattere i costi del servizio di raccolta dei rifiuti; ridurre le spese per l’energia elettrica; investire sulla manutenzione di acquedotti e pubblica illuminazione, razionalizzazione dell’uso dei pubblici edifici; dotare una protezione civile con mezzi più moderni; promuovere il turismo; incentivare la zootecnia …
Certo, ci sarebbe una “perdita” di “visibilità” delle singole entità, si dovrà curare la ferita inferta all’amor proprio, si accenderà un dibattito alimentato dal “meglio soli che male accompagnati” o da “l’unione fa la forza” …
Si tratterà di dare il via ad una faticosa marcia di avvicinamento basata su dati di fatto inoppugnabili sia dal punto di vista sociale sia economico. Ci saranno i paladini dell’autonomia posta a garantire quello che si ha (l’uovo oggi) rispetto a ciò che non è sicuro di ottenere (la gallina domani). Ma chi vive alle nostre latitudini sa bene che molti ragionamenti verranno fatti solo per difendere piccoli orticelli che, nonostante tutto, sono già in via di esaurimento!
Dalla posizione di “forza” indotta dal fatto che il nuovo comune sarebbe anche quello che potrebbe vantare 100 Kmq di territorio, il più grande compreso nell’area compresa nel Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, potrebbe dare vita ad una “battaglia” per chiedere con la forza dei numeri di spostare la sede del Parco nel nuovo comune perché situato in un’area baricentrica tra gli Alburni, il Vallo di Diano e il Cilento; Almeno, per iniziare, chiedere la creazione di un “centro visite del Parco” che attirerebbe ulteriori risorse economiche e umane per gestire prenotazioni;
Pensare di aprire una scuola di formazione per guide ambientali, che favorirebbe la riapertura dell’edificio che ha ospitato il Magistrale; indurre l’ASL di Salerno a posizionare sul territorio del nuovo comune la sede di un ambulatorio veterinario in grado di monitorare la presenza di fauna selvatica con particolare riferimento a Cervi e Cinghiali.
ASL e Piano di zona potrebbero anche sperimentare su una comunità abbastanza omogenea innovative forme di assistenza sanitaria e sociale destinata agli anziani. Anche i più giovani, che frequentano le scuole primarie di 1° e 2° grado, trarrebbero beneficio dal fatto di crescere in una comunità aperta al mondo esterno e non “rannicchiata” nella sua inevitabile “decadenza” demografica.
Grazie alle risorse aggiuntive garantite per dieci anni si potrebbero incentivare le imprese edilizie a consorziarsi per acquistare, ristrutturare e commercializzare il patrimonio abitativo di una realtà in grado di attrarre turismo escursionistico, di studio e del buon vivere.
Infine, si dovrà affrontare la questione del “nome”. Un dilemma che ha toccato decine di comunità che si sono fuse. In questo caso, basterebbe rifarsi ad altre realtà che da decenni hanno fatto scelte simili e che oggi sono perfettamente integrate: Quando vivevo a Varese, mi colpivano sempre i comuni con due nomi, Jerago con Orago, Cavaria con Premezzo, Oggiona con S. Stefano, Curiglia con Monteviasco, Cadegliano con Viconago …
È solo una questione di facciata! A pensare che tra Piaggine e Valle dell’Angelo basterebbe tornare all’antico: Piaggine Sottano e Soprano; oppure Chiaine Sottano e Soprano; o ancora solo Chiaine; oppure, per non scontentare nessuno, Piaggine con Valle dell’Angelo, o viceversa …
So bene che sto gettando una “pietra nello stagno” e, come accade spesso in questi casi, si andrà a cercare più i significati del non detto, che ciò che è chiaro come una bella giornata d’autunno quando il sole del mattino illumina il monte Motola. Ma non sempre si può tacere per quieto vivere, soprattutto chi non ha interessi da difendere o prebende da rivendicare, se non di scrivere ciò che gli detta la coscienza e il rinnovato attaccamento della terra alla quale era stato destinato.
Ovviamente, so bene che i “chiainari e Vallodellangiolesi” amanti dello status quo, almeno in questo caso, saranno d’accordo nel gridare allo “scandalo” provocato da qualcuno che vuole attentare all’integrità identitaria dei due campanili. Sarebbe la prima volta che accade, per cui ecco compiuto il primo passo nella direzione giusta!