In un quadretto che conservo con tanta cura, incorniciato con dei fiori colorati in azzurro proprio da me quando frequentavo la quarta elementare, risalta la scritta “Damina della Crociata”. E’ l’attestato della mia partecipazione ad una gara di religione nel lontano 1964. Noi bambini provenienti da diverse scuole elementari di Napoli dovemmo rispondere ad alcune domande di catechismo. Ricordo chiaramente che un paio vertevano sui 10 Comandamenti consegnati da Dio a Mosè sul Monte Sinai.
Tutti possiamo dire di avere imparato a memoria i Comandamenti da piccoli, all’inizio del percorso di preparazione al sacramento della Prima Comunione. I primi 3 Comandamenti riguardano il nostro rapporto con Dio, ma tutti gli altri il nostro rapporto con il prossimo. Sono punti di riferimento essenziali per la vita, per distinguere il bene dal male.
In queste ultime domeniche i passi del Vangelo raccontano di interrogatori da parte di gruppi o di singole persone a Gesù con lo scopo di metterlo alla prova, di trovare qualche motivo per accusarLo. Nel passo odierno Gli viene chiesto quale sia il più grande dei comandamenti. Gesù risponde indicando i 2 comandamenti più grandi: l’amore a Dio e l’amore al nostro prossimo. Non possono sussistere l’uno senza l’altro, sono due facce della stessa medaglia. Noi cristiani non dobbiamo separare il secondo dal primo.
Tutto nella nostra vita dipende dall’amore, non solo un sentimento ma un orientamento di vita. In questo mondo pieno di problemi, di necessità, è importante portare amore. Espanderlo a tutti coloro che ci circondano, non solo familiari, amici, ma i più poveri e sofferenti, gli stranieri e gli emarginati, i nemici compresi.
Il nostro rapporto con Dio è basato proprio sull’amore, ha senso se riconosciamo l’amore che viene da Lui, espresso in tutta la sua pienezza nel sacrificio della Croce. Dio ci dona amore ma non ci chiede di essere ricambiato; ci indica però come amare. Ci esorta ad amare i nostri fratelli come noi stessi, condividendo con loro gioie e dolori nella quotidianità, donando loro amore sano e non egoistico, rispettando ciò che a loro appartiene, impegnandoci ad aiutarli in caso di necessità, evitando inoltre falsità o interessi personali. Se poi vogliamo che una persona diventi capace di amare è necessario che sperimenti di essere amata.
Non è semplice tutto ciò. Ci viene infatti richiesta umiltà e volontà nel mettere le esigenze degli altri prima delle nostre, nel non fare delle cose materiali il nostro principale obiettivo. Riconoscenti a Dio per tutto ciò che abbiamo, ricordiamo che amare a parole è facile, ma dobbiamo dimostrarlo con i fatti. ”Amerai” è il verbo usato da Gesù. Un verbo con senso imperativo ma con tempo al futuro perché deve continuare giorno dopo giorno.
Solo amando i nostri fratelli e realizzando comunità che vivono nella carità ci rendiamo veri testimoni di Cristo.
Impariamo la difficile arte di amare!