Il Cilento interno è territorio schivo e riservato che ha preservato tradizioni e bellezze paesaggistiche che sono intatte e che conservano ancora oggi una strettissima connessione tra le culture delle comunità e il paesaggio, specchio dell’uso millenario del capitale territoriale composto da tre essenze: uomo, natura, e lavoro che l’uomo compie su di essa.
Per questa forte connotazione naturalistica e ambientale, che delinea un’armatura territoriale ad elevato grado di diversità ecosistemica, tutti i 29 Comuni dell’Area Progetto ricadono nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e Alburni, in un territorio che si estende per circa 949 km2 con una densità pari a 53,2, la più bassa delle aree interne della Campania.
Lo spopolamento progressivo, finora inarrestabile, e l’invecchiamento della comunità superstite minaccia questo patrimonio territoriale in quanto lo lascia al degrado e all’abbandono.
L’obiettivo generale della Strategia è, dunque, arrestare e invertire il processo di spopolamento della popolazione residente nei Centri e nei Borghi Interni dell’Area Progetto.
Per raggiungere tale obiettivo, i 29 Comuni dell’Area interna intendono valorizzare ciò che più li rappresenta e caratterizza: il paesaggio; rendendo una vera opportunità ciò che è stato vissuto per anni come un limite.
L’idea guida della strategia parte dalla consapevolezza che oggi, per bloccare lo spopolamento e riabitare il Cilento interno, non è solo garantire i principali diritti di cittadinanza agli abitanti dei Centri e dei Borghi interni dell’Area Progetto ma creare le condizioni per la modernizzazione e lo sviluppo di attività economiche sostenibili, centrate prioritariamente sulle risorse del territorio a partire dai valori della dieta mediterranea e dalla green economy.
Questo comporta l’attuazione di interventi e di incentivi per riattivare l’economia locale mediante la modernizzazione e reinterpretazione di attività tradizionali con una particolare attenzione alla valorizzazione del Patrimonio materiale e immateriale UNESCO legato al Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, in cui ricade 80,6 % del territorio.
Frenare lo spopolamento significa, dunque, contrastare tale abbandono creando opportunità lavorative legate all’uso sostenibile dell’enorme patrimonio naturale dell’area, valorizzando e interpretando in maniera innovativa le pratiche di una cultura materiale che, nella sua storia millenaria, ha “costruito” paesaggi, culture e stili di vita, riconosciuti oggi patrimonio dell’umanità.
L’eccezionale valenza di questa risorsa territoriale è, infatti, certificata da prestigiosi riconoscimenti: 1998, sito iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale Unesco; 2007, qualifica Unesco MAB – Riserva della biosfera; inserito nella lista Unesco Global Geoparks Network; unica comunità emblematica in Italia del Patrimonio immateriale Unesco “Dieta Mediterranea”.
Questo “capitale” presenta un potenziale ancora da valorizzare appieno.
La sfida è, dunque, trasformare quella che è considerata dai più “arretratezza” in opportunità, in fattore
competitivo di sviluppo, puntando sul paradigma identitario, espresso nell’assioma “prodotto/territorio”, come leva di sviluppo per la rigenerazione delle filiere produttive storiche, da valorizzare in maniera integrata e da rimodulare in chiave contemporanea operando interventi mirati in grado di rimettere in circolo i flussi vitali per l’economia dei borghi più interni.
Le inversioni di tendenza e i risultati attesi
Il territorio possiede ancora le conoscenze e gli elementi di base per introdurre una strategia capace di invertire alcuni fenomeni diseconomici come:
• la limitata fruibilità/valorizzazione economica delle risorse territoriali;
• le scarse opportunità di applicazione per i saperi e l’artigianato locale di eccellenza,
• la rarefazione umana,
• l’insufficiente dotazione di infrastrutture e servizi,
• la difficoltosa mobilità interna e basso grado di sicurezza delle strade interne;
• la debolezza delle strutture amministrative.
Questi ostacoli possono essere superati progettando e applicando il modello di sviluppo place-based proposto dalla SNAI che si basa sull’assunto che sono i fattori di contesto a costituire i prerequisiti essenziali per la crescita e lo sviluppo economico.
Punto di partenza è la ricostruzione delle reti economiche che per millenni hanno garantito la tenuta e tutela dei territori, attraverso i connotati della resilienza rurale, e che possono continuare ad essere il substrato originario sul quale modellare concrete e durature linee di sviluppo.
All’interno di questo paradigma, pertanto, prioritariamente, si concentreranno strategicamente gli investimenti e le energie sulle filiere identitarie dell’area che non possono che vertere sul concetto olistico di Dieta Mediterranea e sulla necessità di preservare il capitale di biodiversità con attività ecocompatibili e connesse al concetto di green economy.