Appena ricevuto l’invito a partecipare alla festa dei 70 anni di esistenza in vita della Bcc di Capaccio Paestum e Serino, mi è tornata in mente che, in occasione del 50° anniversario dalla fondazione, la nostra redazione fu protagonista dell’evento … ecco perché ho deciso di dare il nostro contributo, ricordando quell’esperienza che ci fece crescere come redazione. infatti, da lì a poco, decidemmpo di vara il progetto del “Settimanale UNICO” riunendo le nostre tre testate periodiche: il Valcalore, Il Sele e il Diano. in quel tempo partì anche il progetto del giornale dedicato ai bambini: I Piccoli.
Era l’estate del 2003, quando l’Avv. Antonio Vecchio unitamente al direttore Piscopo, vollero incaricare la società editoriale Calore Srl di curare la realizzazione del libro “BCC CAPACCIO – 50° ANNIVERSARIO”.
A coordinare e scegliere i testi e le foto fu chiamato l’ing. Antonio Granato, figlio del presidente Enrico Granato che subentra, immediatamente dopo la costituzione, al notaio Manlio De Maria, che aveva presieduto il comitato costituente.
L’atto costitutivo fu redatto il 3 ottobre del 1953. De Maria, ricevuta la notifica che da comitato interministeriale aveva autorizzato alla creazione di una Cassa Rurale e Artigiana in Capaccio, convoca l’assemblea costitutiva per il 18 ottobre dello stesso anno per l’approvazione dello statuto e, quindi procedere alla nomina degli organi collegiali.
I soci fondatori si riuniscono presso lo studio del notaio Carmelo De Chiara e pongono una pietra miliare per il futuro economico e sociale della “Città dei templi”.
Presidente è eletto Manlio De Maria; vicepresidente, Enrico Granato; consiglieri Barlotti Giovanni, Di Sirio Giovanni, Barlotti Antonio, Palmieri Nicola ed Ernesto Arenella. Sindaci effettivi, Guazzo Francesco e Taddeo Raffaele; sindaco supplente, Garofalo Mariano.
La presidenza del notaio De Maria dura solo un giorno! Portata a compimento l’impresa storica, cede le redini ad Enrico Granato che dovrà dare seguito ai progetti fino ad allora solo immaginati. La prima sede è fissata a Capaccio capoluogo presso il palazzo Granato; direttore è Roberto Ferrentino; il solo impiegato è Franco Amodio Patella, sarebbe poi diventato un apprezzato veterinario e sindaco di Capaccio.
I primi anni della vita della Cassa Rurale furono molto difficili: l’economia post-bellica stenta a ripartire; la banca non ha una solida capitalizzazione …
La prima vera azione a sostegno del territorio è dare assistenza ai piccoli proprietari che si videro espropriare i terreni per consentire il raddoppio dei binari della ferrovia: i pagamenti e gli indennizzi passano quasi tutti per gli sportelli della banca!
Dopo due anni, arriva un brusco stop: noti commercianti di elettrodomestici lasciano uno scoperto di quasi 5 milioni di lire! Questo episodio appanna la credibilità della Cassa Rurale. Una parte della perdita è recuperata grazie alla maturazione di buoni fruttiferi “accesi” negli anni precedenti.
Negli anni Sessanta l’economia si mette a correre in maniera tumultuosa … la liberazione dal “latifondo” fa da propulsore allo sviluppo turistico con la creazione di diverse strutture ricettive e campeggi.
Capaccio diventa una delle maggiori piazze economiche della Campania.
La presidenza Granato dura fino al 1965. A succedergli Rosario Pingaro che ne terrà le redini fino al 1987!
Pingaro è un “vulcano” … un imprenditore a 360° che conosce e riconosce l’importanza dell’impresa e il valore aggiunto che può infondere il credito negli ingranaggi dell’economia. La sua ricetta è di “aiutare chi ha buone idee ed ha bisogno di “credito” per metterle in pratica badando meno alla consistenza del patrimonio e più alle capacità imprenditoriali”.
A Pingaro succede Antonio Palmieri che arriva alla presidenza nel 1988 dopo aver consolidato la trasformazione dell’azienda agricola Vannulo. È il “presidente” che dà il via alla “rivoluzione” che porterà la “mozzarella” di bufala da sorella povera sulla tavola dei “bufalari” a prelibatezza che oggi muove l’intera economia della piana che si stende a nord e a sud del fiume Sele. Prima della Cassa Rurale ha guidato il Consorzio di bonifica di Paestum lasciando il segno della sua visione in agricoltura.
È Antonio Palmieri, in contrasto anche con Pingaro, a volere per la banca una sede prestigiosa e che rappresenti solidità e funzionalità. Impone la realizzazione dell’attuale sede situata di fianco al consorzio di bonifica e sceglie l’Arch. Nicola Pagliara per la progettazione. L’avvio dei lavori avviene sotto la presidenza Pingaro, ma deve salire alla presidenza Palmieri per accelerare la realizzazione. Palmieri decide anche che è arrivato il tempo di affidare la direzione della banca a Pietro Vecchione, già operativo all’ufficio fidi del Banco di Napoli; e dichiara finito il tempo di Arenella. La crescita della sua azienda agricola lo richiama a Vannulo e nel 1991 lascia la presidenza nelle mani dell’Avv. Giuseppe Guglielmotti, suo vice, che resterà in carica fino al 1999. Il bilancio relativo al 1998 iscrive a bilancio un patrimonio di oltre 39 miliardi di lire e la compagine sociale aumenta di oltre 500 unità!
Nel 1999, convinto a candidarsi con una lista alternativa da una cordata di soci in contrasto con la gestione Guglielmotti, diventa presidente l’Avv. Antonio Vecchio. Vince per una manciata di voti ma si trova in minoranza in consiglio: la lista avversaria elegge sette consiglieri e quelli della sua lista sono tre!
Ma il carattere di Vecchio e l’intelligenza dei componenti del Cda fanno sì che la consiliatura proceda senza scossoni. Il direttore Vecchione va via e gli subentra Cosimo Piscopo; Vecchio viene rieletto per il secondo mandato ma, purtroppo, un brutto male se lo porta via e lascia la banca orfana del presidente.
Anche Piscopo va via e arriva Bruno Covone come direttore generale. La reggenza viene affidata ad Enrico Di Lascio, che era vicepresidente con Vecchio, e riconfermato con una chiamata al voto dei soci.
Voglio qui ricordare anche Antonella Guarracino, di Matinella, che gestiva la segreteria del presidente e del consiglio in modo moderno ed efficiente, ma senza mai tradire i principi di umanità e accoglienza con il suo sorriso che metteva subito a proprio agio gli interlocutori.
La presidenza Di Lascio si conclude precocemente con un intervento d’imperio della Banca d’Italia che rimanda a nuove elezioni per controverse vicende societarie e gestionali. Questo incidente di percorso, facilità il ritorno di Giuseppe Guglielmotti alla presidenza, sostenuto da Antonio Palmieri. Il consiglio chiama alla direzione un funzionario di provata esperienza, Giancarlo Manzi, già vicedirettore della Federazione Campana della Bcc, tuttora in carica.
Completata l’opera di risanamento e avviato il lavoro di rilancio, spostata la filiale di Eboli da Corno d’oro all’ingresso dell’Outlet Cilento; Palmieri si fa, ancora una volta da parte, e Guglielmotti deve affrontare il terzo tentativo di assalto alla presidenza di Rosario Pingaro (nipote dell’ex presidente) che lo incalza.
Pingaro, titolare di Convergenze Spa, riesce ad “espugnare” il “fortino” nel quale è asserragliato Guglielmotti ed avviare una nuova stagione per la Bcc di Capaccio Paestum. I tempi sono difficili per tutte le Bcc. La federazione campana si spacca quando viene loro imposto di creare un unico gruppo bancario nazionale che controlli la miriade di piccole banche di credito cooperativo che costellano la penisola. Capaccio sceglie di restare con ICCREA banca con sede a Roma; altre di migrare verso Cassa Centrale Banca con sede in Trentino.
Pingaro resiste alla “sirene” che vorrebbero l’accorpamento con altre consorelle per fare massa critica per abbattere i costi e aumentare, unendoli, i patrimoni. Anzi, dopo aver fatto pulizia e messo in sicurezza i conti, avvia il progetto di fusione con la Bcc di Serino sbarcando anche ad Avellino città. Con altre acquisizioni, la Bcc di Capaccio Paestum e Serino sbarca anche a Salerno. Rosario Pingaro è al terzo mandato da presidente e comincia ad essere, sempre di più, risucchiato dagli impegni nella sua azienda che si espande sempre di più. Sono in molti a scommettere che potrebbe lasciare alla fine di questo mandato e si stia già preparando il terreno per farlo in continuità con il progetto da lui immaginato.
Ma la storia della sua famiglia lo richiama prepotente a non recidere il cordone che “trasporta linfa vitale” che viene da lontano. Per cui, chi vivrà vedrà.
Intanto, mercoledì 18 ottobre 2023 soci, amministratori, autorità e cittadini di Capaccio Paestum, unitamente ai tanti correntisti che entrano nelle filiali della Bcc disseminate in altre comuni, riempiranno festosi i grandi spazi dell’Ex-Tabacchificio per festeggiare i 70 anni di esistenza in vita di una banca che ha contribuito a fare la storia moderna di Capaccio Paestum. Saranno dette un’infinità di parole, richiamati alla mente specifici episodi, ricordati momenti vissuti con i protagonisti elencati ed altri dimenticati …
Tutto sarà compreso nella “bolla” di esperienze che ognuno di noi si porta dietro … la mia non può non comprendere l’esperienza fatta nel lontano 203 quando, con Antonio Vecchio, Antonio Granato e Pietro Vecchione