Ho conosciuto Roscigno nella seconda metà degli anni ’60 del secolo scorso … erano gli anni in cui le “terre alte” delle Valli del Calore e degli Alburni vivevano da separate in “casa”. Infatti, pur “guardandosi” in faccia da una sponda all’altra del fiume Sammaro, erano collegate solo da una passerella che permetteva a uomini e armenti di passare da una sponda all’altra senza dover guadare il fiume, alimentato da una sorgente perenne, con i piedi nell’acqua.
Completata la costruzione dell’avveniristico ponte ad una sola arcata poggiato ad una altezza vertiginosa tra Sacco e Roscigno, ecco che la via di comunicazione mise in relazione intere comunità che, fino a quel momento avevano vissuto voltandosi le spalle, di incontrarsi e conoscersi.
Fu così che, frequentando l’istituto magistrale di Piaggine appena istituito (un vero e proprio ponte culturale tra le comunità” conobbi Giuseppe Pecori e la sua famiglia di Roscigno, unitamente a tanti altri “nativi”, ragazze e ragazzi; di quei paesi come Ottati, Sant’Angelo, Bellosguardo, Corleto …
In occasione delle visite a casa dell’amico e compagno, fui condotto per la prima volta al paese “vecchio” abbandonato gradualmente a cominciare dal 1902 fino al 1960: fu una legge statale che sovvenzionava la ricostruzione di paesi a rischio frane in zone più sicure a decidere il destino di Roscigno Vecchia!
Tornai a Roscigno come supplente nella locale scuola media nel 1975! Non essendoci palestre ne campi adiacenti alla casa dove erano allocate le 3 aule che ospitavano la scuola, abitualmente, portavo gli alunni a fare attività sportiva nella grande piazza di Roscigno Vecchia.
“Emigrato” a Varese nel 1976, vi tornai negli anni ’90 e ripresi i “rapporti” con la terra dei padri …
Il mio “ingresso” nel mondo del giornalismo locale per dare il mio contributo civico alla terra che ero tornato ad abitare dopo circa 20 anni, mi fece incontrare di nuovo il paese “silente” che cominciava a far parlare di sé per la sua singolarità: riusciva a restare in piedi nonostante l’abbandono “coatto”.
Tutto prese concretezza grazie all’aiuto di Mario De Cunzo e Raffaella Bonaudo, entrambi soprintendenti all’archeologia, alle belle arti e al paesaggio per le provincie di Salerno e Avellino. Furono loro a dare l’input decisivo per la costituzione della Pro Loco che, a distanza di 40 anni, rinnova il suo impegno a proseguire, con lo stesso spirito di quel tempo, a promuovere e a rilanciare l’idea di dare un senso all’esistenza di un borgo dichiarato “irrecuperabile” da oltre 100 anni!
Al “capezzale” della “Pompei del novecento” si sono alternati molti specialisti, sono stati disseminate molte risorse (in lire ed euro), si sono infranti molti progetti di “ricostruzione”, sono arrivati decine di migliaia di visitatori …
Anche le stagioni vissute da Roscigno vecchia sono state numerose: progetti per favorire il turismo di ritorno; disponibilità ad accogliere set cinematografici; concerti di musica classica e leggera, anzi leggerissima; acquisizione di immobili da parte del comune e ristrutturati per aprire nuovi capitoli di vita; allestimento del museo della civiltà contadina; apertura di una casa tipica del tempo che fu per far immergere i visitatori nel vissuto quotidiano di viveva nel borgo; allestimento di mostre d’arte e concessione di spazi per eventi cinofili e culinari … insomma, è stato fatto tutto il possibile per far decollare il sito, ma i risultati dal punto di vista economico e sociale sono stati modesti.
Oggi, scende in campo un nuovo soggetto! Si tratta del progetto “Winnili, alla ricerca della città medioevale”, che prevede una serie di indagini storiche, urbanistiche e architettoniche e si svilupperà per tutto il 2024. Se le ricerche di dettaglio confermeranno ciò che è stato “intuito”, White Oak Arkitecture costituirà un fondo privato internazionale, di base negli Stati Uniti, investirà su Roscigno Vecchia e anche su altre realtà che aderirà al progetto Winnili come ha già fatto il comune di Sacco aderendo al progetto Winnili con “Sacco Vecchia”.
Thomas Allocca, responsabile del Winnili Projet, ha dichiarato che “per salvare Roscigno Vecchia, come tutti gli altri centri spopolati di cui l’Italia è ricca, non servono ingenti sussidi pubblici (https://www.whiteoak.it/winnili/). Abbiamo bisogno di menti visionarie e progetti privati coraggiosi capaci di unire le risorse e le eccellenze. C’è bisogno di unire le persone, valorizzare le loro competenze e il genio italiano”.
E, a proposito di persone che hanno caratterizzato gli ultimi 40 anni dell’esistenza di Roscigno Vecchia, vale la pena ricordare …
Dorina, l’ex suora, che diede un’anima al borgo tornandovi a vivere gli ultimi anni della sua vita “secolare”. Con la sua voce intratteneva i visitatori che arrivavano alla spicciola nella grande piazza Roma rendendo la visita un’esperienza unica;
Giuseppe Spagnuolo, addobbato da capo a piedi per valorizzare la sua lunga barba bianca che a migliaia hanno fotografato eleggendolo a simbolo del luogo;
Franco Palmieri, presidente della proloco, che non ha mai smesso di riannodare il filo della speranza di poter vedere realizzate le tante speranze che la storia del luogo non può permettersi di lasciare andare alla deriva.
A loro e a tanti altri che, come loro, hanno speso parte del loro vissuto con la speranza di dare un senso al lavoro fatto per elevare il sito alla dignità di un’attrazione culturalmente al passo con i tempi, deve andare il ringraziamento di noi altri che portiamo vanto di esserci stati tante e più volte per poterci specchiare nel mondo andato e al quale eravamo stati destinati e dal quale ci siamo affrancati.