Sembrerebbe che ci sia ancora qualcuno contrario a quest’opera, sacrosanta e tardiva, che ci libererebbe dalla schiavitù dell’intasamento viario di una strada, divenuta oramai un bazar.
Ci fu un tempo lontano in cui per raggiungere Napoli e Salerno in carrozza si era obbligati a cambiare i cavalli strada facendo, non senza qualche antipatico imprevisto, allorquando si veniva fermati da loschi ceffi che chiedevano un obolo, pena coercizioni di vario tipo.
L’ avvento dello Stato di diritto evidentemente non impedisce a qualcuno di sentirsi ancora depositario di una sorta di “pedaggio” da esigere, sotto forma di un supplizio: quello della “processione alla mozzarella”, lenta ed inesorabile.
Una dittatura spietata per tutti i viaggiatori, studenti e lavoratori, turisti e residenti.
A volte occorrono due ore per raggiungere Salerno, per non parlare dei week end…
Se tutto ciò può sembrare normale, degno di una comunità civile e progredita.
Nella ricca ed evoluta Emilia Romagna non risulta che i produttori del Parmigiano Reggiano e del Prosciutto di Parma abbiano preteso tanto, bloccando la costruzione di strade ed autostrade, costringendo turisti e pendolari ad un analogo strazio.
Cinquant’anni mi sembrano anche troppi per chi ha pensato ad un modello di sviluppo caotico e disordinato lungo una strada, senza anima e senza identità, senza un campanile e senza una piazza.
Pensando forse che gli automobilisti siano come delle bufale da mungere…
Sono invece dei cittadini normali che vogliono tempi giusti per raggiungere il luogo di lavoro, le università, un ospedale, un aeroporto, una stazione.
Il tempo risparmiato lo utilizzeranno al meglio per fare spese con meno stress, meditando magari di passare una giornata di svago in un’azienda agricola, degustando le prelibatezze della Piana del Sele, come queste giustamente meriterebbero.
E non più chiusi come sardine in scatola nel folle traffico quotidiano di una strada strozzata da troppi interessi.
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