Durante un tranquillo pomeriggio di fine estate, quando si vorrebbe restare tranquilli a pensare cosa e come fare per riprendere il “normale” ritmo di vita, Ginetta, mia moglie, mi impone di andare a Trentinara!
Non so perché, né mi interessa saperlo … non ho nessuna intenzione di lasciare la mia casa, con il prato appena rasato, l’ultimo libro di Gaetano Ricco sugli “scolastici” in mano e una brezza che risale verso la Valle del Calore a mitigare la “calura” che attanaglia il tempo.
Non ho fatto i conti con la determinazione di mia moglie quando decide una cosa … la mia resistenza dura il tempo che lei dedica a cambiarsi d’abito, ed eccoci in auto diretti a Trentinara, il paese che orgogliosamente dà le spalle al mare, come dichiarò Peppino Liuccio, suo cittadino più illustre, che da poco riposa sotto la terra dei padri.
Alla guida Ginetta è concentrata sulla strada anche se, “sottecchi” mi squadra per capire quanto sono indispettito …
Il saliscendi di strade e vicoli del percorso alternativo imposto da lavori in corso sulla SP 13°, che costringe gli automobilisti a manovre che irritano la “conducente”, fanno vacillare la determinazione di Ginetta … ma, stoicamente, lei non demorde e insiste alla ricerca di un parcheggio che troviamo vicino al cimitero.
Finalmente, raggiungiamo il centro del paese che si prepara al “dì di festa” che celebra la Madonna del Loreto: negozi già messi in “posa” per le celebrazioni, civili e religiose, ambulanti che si disputano i posti più ambiti, luminarie già accese per le prove generali.
Eccoci, finalmente dove Gina puntava fin dal primo momento, il “belvedere” che si affaccia sull’infinito da dove parte la “Via dell’amore” e dove è situata la rampa di lancio di “Cilento in volo” che consente, a quanti ne hanno il coraggio, di lanciarsi nel vuoto da soli o in coppia.
In un angolo due musici che fanno atmosfera e un centinaio di persone distribuite sull’ampia piazza a godere dell’aria che, avendo risalito il contrafforte del monte Sottano, si stende benevola sul piazzale per la gioia dei presenti.
Scorgo Rosario Carione, sindaco del paese, che parla al telefono con un ambulante che rivendica il “suo” posto! Lui gli risponde che “la vigilessa esegue solo le direttive che le sono state date e che quello che ha fatto è ben fatto”.
Rosario si avvicina e ci invita al bar per un “gelato” …
Come avviene sempre quando incontro il sindaco di Trentinara ed ex componente del Consiglio direttivo del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, si apre una discussione che affronta ogni tipo di argomento … sarebbe troppo lungo già solo elencarli, ma mi ha colpito uno dei tanti tirati in ballo …
“Ho proposto al sindaco di Giungano, Giuseppe Orlotti, di fare la “fusione” dei nostri due comuni!”
Il fatto in sé non avrebbe niente di eccezionale se non fosse che in Campania non è mai successo se non per imposizione dall’alto. Ecco due esempi: Piaggine con Valle dell’Angelo nella seconda metà del 1800 e Laurino e Villa Littorio, un tempo “fogna”. Nel primo caso, grazie all’ampiezza del territorio di competenza, a Valle dell’Angelo fu concesso di tenere un referendum nell’immediato dopoguerra e riottenne l’autonomia. Nel secondo caso non fu concesso di tenere la consultazione proprio per il numero ridotto di ettari dell’ex comune.
Come tutti sappiamo, c’è già il “surrogato” dell’Unione di comune che riunisce i sindaci che delegano all’organo comunitario alcune funzioni, ma permane intangibile il diritto di recesso e la scelta di cosa delegare.
Con la fusione, al contrario, si arriva alla costituzione di un’unica entità politica amministrativa e il percorso di avvicinamento e di fusione è incentivato con risorse importanti da spendere nell’interesse dei cittadini.
Carione ha ben presente questo aspetto, come ha anche considerato che altre risorse verrebbero dal risparmio dall’accorpamento di servizi come la gestione dei rifiuti, acquedotto, polizia urbana, ufficio tecnico, manutenzione di edifici pubblici, gestione del verde pubblico, personale e razionalizzazione di ogni funzione amministrativa connessa alla vita di una comunità.
Inoltre, in base al numero degli abitanti, arriverebbero nelle casse comunali a titolo di incentivo entrate extra pari (più o meno) alla somma di quelli che percepirebbero ordinariamente per 10 anni.
Certo, ci sarebbe una “perdita” di “visibilità”, una ferita dell’amor proprio, un dibattito acceso dalla fiammella del “meglio soli che male accompagnati”, una faticosa marcia di avvicinamento non per ridurre le distanze fisiche, ma quella culturali e sociali … e poi, c’è la questione del nome!
Quando vivevo a Varese, mi colpivano sempre i comuni con due nomi, Jerago con Orago, Cavaria con Premezzo, Oggiana con S. Stefano, Curiglia con Monteviasco, Cadegliano con Viconago e, infine, dal 2013, con tre nomi: Maccagno con Pino e Veddasca. In giro nelle Province prealpine se ne trovano molti altri e non si deve pensare che a quelle latitudini i localismi sono meno virulenti che alle nostre.
La discussione dura un bel po’ … il sole che si tuffa nella striscia di mare che collega Punta Campanella a Capri “arrossisce”, come ogni sera, sulle nostre “miserie” umane; molti dei tanti turisti si alzano dalle sedie e dai muretti e puntano gli obiettivi dei loro cellulari sullo spettacolo che si apre ai loro “piedi”; io e Gina ci incamminiamo , mano nella mano” lungo la “Via dell’amore” inaugurata un tempo in cui i nostri due amici, Sergio Vecchio e Peppino Liuccio, costruirono l’ossatura culturale di quel percorso: Peppino scegliendo il meglio dei poeti e Sergio incidendo immagini indelebili sulle ceramiche poste a perenne memoria di chi vuol ricordare!
Io, in cuor mio, ringrazio Gina di avermi “sradicato” dal mio giardino e condotto a Trentinara per vivere insieme una bella pagina della nostra esistenza.
Sulla strada del ritorno, per farsi ripagare del suo “successo”, mi impone un’altra fermata a Capaccio … ci affacciamo dallo “scugnizzo” per una pizza, ma è tutto prenotato; ci incamminiamo nell’isola pedonale di Piazza Tempone, che si affaccia sul mare di luci della Piana di Paestum; e incrocio lo sguardo di Maria Teresa Cafasso … in un attimo siamo seduti al suo tavolo, con la sua amica Adriana. M. Teresa è in attesa di Gianni, il marito; e di Giancarlo e Silvia, amici comuni. Ceniamo insieme ricordando momenti felici e sereni del nostro vissuto professionale insieme che, condito con un’amicizia costruita nel tempo, sono fonte di infinite situazioni che resero il lavoro un’avventura senza limiti.
A casa, non riesco a dimenticare la discussione avuta con Rosario Carione … mi siedo al computer e comincio a cercare situazioni e dati che potrebbero concorrere a confermare ciò che ci siamo detti! Torno con la mente alla mia vita in provincia di Varese e ricordo che l’unica cosa che non fa difetto in quei luoghi è il buon senso di saper immaginare che, parafrasando il vecchio motto isolazionista “meglio soli che male accompagnati”, che è “meglio ben accompagnati che soli”.
Esistono degli incentivi per favorire la fusione tra comuni e la legge “prevede che il nuovo ente ottenga, per 10 anni, un contributo statale in più pari al 60% della somma di quelli di cui hanno diritto come enti autonomi”. Infatti, Fondi ordinari 2023 del comune di Trentinara ammontano a € 408.720,56 https://finanzalocale.interno.gov.it/apps/floc.php/spettanze/index/codice_ente/4150721520/anno/2023/cod/1/md/0; quelli del comune di Giungano a € 264.794,47 più €108,93 per il Federalismo fiscale perché faparte dell’unione dei comuni, https://finanzalocale.interno.gov.it/apps/floc.php/spettanze/index/codice_ente/4150720580/anno/2023/cod/1/md/0; Mentre il comune di Maccagno con Pino e Veddasca, incassa €773.887,66 di fondi ordinari (la somma che i tre comuni avrebbero incassato se fossero stati separati) più € 430.103,87 per il Federalismo fiscale da quando, nel 2013 hanno cessato di esistere come comuni autonomi , si sono uniti ed hanno cessato di esistere come enti autonomi.
Ovviamente, non è solo una questione legata al “vil denaro”, è invece un vero e proprio cambio di passo nel modo di intendere il “bene” comune! Dopotutto, basta ricordare che, mai come in questo caso, “l’unione fa la forza” non è solo un modo di dire, perché arriva una “valanga” di denari freschi!
È altrettando facile prevedere che alla nostra latitudine non se ne farà niente perché essere propositivi nel campo della gestione del potere è sempre un rischio che pochi o nessuno vuole correre perché lo “status quo” è il sale con cui dare un po’ di sapore alla quotidianità. Inoltre, in tanti comuni, sono in arrivo risorse importanti che, se è vero che saranno gestite in modo “centralista” come quelle assegnate aree interne, è anche vero che nessun comune resterà a bocca asciutta e avrà il suo piccolo progetto finanziato per dimostrare che esiste, ancora un po’!