La piazza Vittorio Veneto, diventata il simbolo di Piaggine, corre il rischio di perdere la sua natura e, con essa, il suo fascino.
Fino a poco dopo il secondo dopoguerra, lo slargo de “Purcili” era semplicemente uno spazio destinato a fiere e al mercato, mentre era la piazza Umberto I, l’anima politica e sociale di Piaggine, paese votato alla pastorizia. Infatti, con l’appellativo “piazza”, che tutt’ora si apre con il municipio e si chiude con l’ingresso della chiesa di San Nicola, comunemente era indicata quella di “sotto”.
Fu il sindaco del dopoguerra, Custode Petraglia, che decise di trasformare quel luogo, “non luogo”, in quello che nel tempo è diventato il “salotto” del paese … Infatti, con la vendita di qualche bosco, diede inizio ai lavori per la costruzione dell’imponente “edificio” scolastico, fece spazio per la realizzazione del campo sportivo in contrada “Patri”, favorì l’urbanizzazione che consentì ai “purcili” di essere circondato da case, esercizi commerciali, bar … oltre a quelle storiche che già c’erano. Poi furono aperte delle botteghe, il forno, il tabacchino, la collocazione dell’istituto magistrale, la sede della Banca Monte pruno, il trasferimento della farmacia, lo spostamento dell’ufficio postale, la delocalizzazione del distributore di benzina, l’urbanizzazione della collina della “Madonna della Grazia”, l’annessione della chiesa del Carmine e del convento dei cappuccini con l’aggancio diretto con le due caserme, quella dei carabinieri e della Forestale… l’elenco è incompleto!
La piazza ha assunto, pertanto un ruolo di agorà che il tempo ha consolidato a partire dall’apertura dell’Istituto Magistrale nella seconda metà degli anni Sessanta del Novecento. Fu in quel tempo che, ogni mattina, i bus incaricati di raccogliere gli studenti iscritti alla scuola superiore, riversavano un “popolo” di giovani vocianti e disinibiti nella piazza. Qui si incontravano ragazzi e ragazze del paese che, partendo dal “Ponte” risalivano a piedi Corso Umberto I e le due vie parallele, via S. Anna e l’ex via Roma, oggi via Gaetano Ricci.
Durava una mezz’ora la “festa” di voci che si rincorrevano le une con le altre prima di inoltrarsi nella via Europa che, fiancheggiando la balconata che sovrastava, e lo fa ancora, il bel campo sportivo dove, giovani e meno giovani, hanno imparato a calciale e rincorrere il pallone da calcio.
Ma la piazza non avrebbe potuto divenire il luogo dell’anima del paese se non ci fossero stati i due bar che riduco e allargano il loro raggio d’azione in base al numero degli clienti che vi si siedono avanti.
Il Bar il Cavallino e il Bar Vairo, questi i nomi di oggi! Ma ne hanno avuti altri prima di passare nelle mani degli attuali gestori … Giuseppe Coccaro, Francesco Fiorillo e Antonio De Cesare, il primo; e Franchino, Carmelo Tommasino e Pasquale Butrico e sua moglie Annina, il secondo. Ognuno dei due bar aveva un appeal, anche se l’intero “universo” “chiainaro” aveva ed ha i suoi buoni motivi per alternare le sue presenze dentro e fuori i locali.
Vale la pena ricordare che in questi due bar intere generazioni di giovani hanno imparato a giocare con le carte, a fare “passerella” davanti a calici di vino e bicchieri di birra, giocato a flipper e a biliardo, dibattuto sul campionato nazionale di calcio, esaltato i campioni locali …
C’è anche da far notare che molte delle competizioni elettorali per l’elezione dei sindaci hanno dato un ruolo ad ognuno dei due bar, soprattutto negli ultimi tempi; nel passato remoto, invece, il confronto si svolgeva tra quelli di sopra, i “purcili” appunto, e quelli di sotto, dalla piazza Umberto I in giù.
L’aver spostato il “confronto” sulla piazza Vittorio Veneto ha creato un circolo “virtuoso” che, unitamente alle presenze di studenti e docenti e al traffico di passaggio per e da i valichi, del Corticato e della Sentinella, che collegavano l’alta Valle del Calore con Teggiano e San Rufo, nel Vallo di Diano, ha consacrato i “purcili” in agorà del paese.
C’è stato anche un altro evento che ha, di fatto, reso irresistibile il richiamo di Piaggine: la Coppa Cervati. Un torneo di squadre di calcio che, per decenni, ha portato decine di squadre, seguite da migliaia di tifosi, a risalire la Valle del Calore e scalare i passi di Pruno, Corticato e Sentinella per partecipare e assistere all’evento che popolava di gente ogni angolo della piazza e si assiepava tutta intorno allo “stadio” Ciccio Petrone.
Sono in tanti che dai borghi limitrofi, Sacco, Laurino, Valle dell’Angelo e Villa Littorio, sono tuttora attratti dal richiamo della piazza che consente di “vedere” e farsi “vedere”, “cercare” e farsi “trovare”, in un confronto a distanza che fa incontrare, riconoscere e salutare i residenti e chi ritorna nella “terra dei padri” per non recidere del tutto il legame con la propria storia di vita vissuta nel paese.
Questa storia, approssimativa ovviamente, è un omaggio ai “purcili” di ieri di oggi e, se è possibile, anche a ciò che diventerà nel futuro. Quella che vivranno le nuove generazioni …
L’anima della piazza è quella di comprendere tutte le esigenze fin qui espresse e parzialmente raccontate; coincide con il sentimento popolare diffuso di chi vive nel paese, di chi vi arriva per lavoro, per quelli che vi tornano per gli affetti, per altri che rispondono al dovere di assistere gli anziani, per tutti quelli che vogliono sedersi davanti ai bar, sulle panchine poste sui marciapiedi, appoggiarsi sulle due “balconate” che si affacciano sul Corso Umberto I che conduce alla “piazza”, per i bambini che saltellano sulle scale dell’edificio, per chi attraversa i “purcili” per andare o tornare da qualche parte …
È l’insieme di questa ed altre situazioni che rende unica la piazza Vittorio Veneto. Tra le tante, vale la pena ricordare le esibizioni delle bande musicali nella tarda mattinata del “dì di festa”. Sono le stesse chiamate ad accompagnare le processioni delle due feste estive del paese, La Madonna del Carime, il 16 luglio; e Santa Filomena, il 23 agosto. I musici si schierano sul lato all’ombra, davanti al palazzo “don Cono” che domina il lato nord della piazza e, diretti dal maestro di turno, danno vita al concerto.
Davanti ai bar, seduti intorno ai tavolini, sulle panchine, sui muretti side tanta gente … una folla che straripa sull’ovale dei “purcili” per godersi il concerto della banda musicale di turno che non si sottrae al “rito”. Ma ho visto Carmelo Arcaro declamare le sue poesie; Emilio Coccaro e Marco Bruno, cantare; Franco e Luigi Vigorito, suonare; cantare in italiano e vernacolo; gente che passeggia al centro parlando del più e del meno, con fermate improvvise e repentine ripartenze; altri che l’attraversano per andare e venire … tutto senza sussulti, senza prevaricare i diritti dell’altro, attenti a lasciare scivolare sentimenti e passioni …
Ecco perché è del tutto fuori luogo erigere palcoscenici, collegare casse acustiche, radunare gente in piedi con calici di vino … trasformare la piazza in uno dei tantissimi “luoghi comuni” come tanti altri che si è abituati a vedere in giro.
Dopotutto, e soprattutto, d’estate ci sono in giro tantissimi eventi che consentono a giovani e meno giovani di assistere a sagre e concerti, a eventi culturali e culinari, concorsi letterali e canori … infatti, moltissimi giovani di Piaggine sono sempre pronti a spostarsi per soddisfare la loro voglia di ascoltare musica, cantare, ballare, sorseggiare bevande in piedi o seduti davanti a locali e luoghi senz’anima … Ecco perché sarebbe auspicabile, a mio avviso, che il fatto resti confinato nella categoria del “provare per credere” e non diventi routine …
In Italia e nel mondo ci sono tanti altri posti che hanno una loro specifica anima! Il primo che mi viene in mate e Piazza del Campo a Siena che, a parte i due eventi eccezionali del Palio dell’Assunta, nessuno si sognerebbe di trasformarla in qualcosa di diverso di ciò che è: un salotto a cielo aperto. Fatte le dovute differenze, ma riconoscendo il giusto valore alla breve storia di vita vissuta di piazza “vittorio Veneto” mi sento di affermare che di fronte ad “eventi” eccezionali, tutto si può fare. Ma alterare la natura stessa del luogo per esibizioni troppo invadenti, è del tutto fuori “luogo”.
La piazza dei “purcili” ha conservato nel tempo, proprio perché unica, la sua “anima”! È dovere, oltre che “utile”, dei “Chiainari” residenti e di tutti quelli che vi ritornano, conservarla nel tempo perché è inimitabile la sua carica di ponderata voglia di normalità vissuta senza nessuna necessità di strafare, debordare, esagerare, andare oltre …