Tempo di vacanza, tempo di mare. Io amo il mare. Sin da bambina ero felice di trascorrere un periodo di agosto a Torregaveta con la mia famiglia. Quanti ricordi indimenticabili … Pochi però erano i giorni in cui era possibile fare il bagno per me che a stento sapevo tenermi a galla. Il mare, aperto, era infatti quasi sempre agitato, ma di un blu intenso con bellissimi riflessi dorati. Trascorrevo allora la giornata facendo lunghe passeggiate sulla spiaggia o rimanendo seduta a riva ad osservare il movimento dell’acqua e ad ascoltare la voce delle onde che arrivava al mio cuore come musica. Le onde mi incantavano, irripetibili, palpitanti, tutte diverse, anche se, con la loro altezza e con il loro fragore, mi incutevano un senso di paura. L’immagine di quell’infinito stimolava la mia fantasia, era un richiamo di libertà, e in quell’infinito annegavano dubbi, incertezze e ansie. Ero io e il mare e nulla poteva eguagliare ai miei occhi la sua bellezza. I suoi movimenti mi facevano pensare alla nostra condizione di uomini, allo scorrere della vita. La vita è un navigare tra calme e tempeste, mai monotona, sempre imprevedibile. Nei momenti più difficili dobbiamo imparare ad affrontare le sue sfide, con coraggio e ardore, e dobbiamo trovare la forza di andare avanti e, quando la burrasca si placa o la navigazione arriva in porto sicuro, fare frutto dell’esperienza vissuta, conservando la serenità e la pace.
Nella Bibbia si parla spesso del mare, sorgente di vita e di fecondità, ma anche forza che solo Dio può controllare. Nel lago di Tiberiade, detto mare di Galilea, si svolge l’episodio del passo odierno del Vangelo. Il lago non è soltanto un luogo geografico ma è un luogo legato alla storia della salvezza. Non è difficile scorgere il valore simbolico della scena e delle azioni raccontate dall’Evangelista Matteo.
Protagonisti sono Gesù e Pietro. Tanti gli spunti su cui siamo chiamati a riflettere!
– Gli apostoli alle prese con la tempesta che investe la loro barca.
– La paura del pericolo che cede il posto allo stupore.
– Gesù che cammina sulle acque.
– Il dubbio sulla vera identità di Gesù.
– Gesù che porta salvezza.
– Il passaggio “all’altra riva” nel miracolo che fa progredire nella vera fede.
Nella barca che rischia di affondare non ci sono solo gli apostoli ma tutti noi che sperimentiamo quanto la nostra vita sia sostenuta e condotta da Dio. Dio non vuole che restiamo attraccati alla banchina, al sicuro, vuole che prendiamo il mare, con la gioia di navigare, in una barca che resiste a tutti i naufragi.
L’episodio di Matteo ci invita alla fiducia nel Signore. E’ possibile uscire vittoriosi anche dalle situazioni più difficili se ci si affida a Lui. La traversata del lago rappresenta il cammino della vita, le onde e il vento contrario sono le difficoltà e le prove di fronte alle quali nasce spontanea la paura. Ma ecco Gesù che cammina sulle acque, ci viene incontro, pronto a tenderci la mano e ad afferrarci, se, come Pietro, gli chiediamo aiuto.
Andiamo a fondo se non ci aggrappiamo alla Parola del Signore, se non abbiamo fede. La fede non ci apre un cammino dove tutto è facile e tranquillo, non ci sottrae alle tempeste della vita, ma ci libera dalla paura, ci smuove dal torpore, ci incoraggia e ci dà la certezza di una mano che ci sostiene nelle difficoltà. Gesù ci chiede solo di fidarci di Lui. Pietro è titubante e rischia di affondare, noi invece non dobbiamo dubitare. Perciò nei momenti di solitudine, nelle difficoltà nei rapporti con gli altri, nelle disgrazie, nei lutti che lasciano il vuoto, innalziamo la nostra invocazione: Signore, salvami! E ci sentiremo ripetere: “coraggio, sono io, non aver paura”!