A Palazzo Di Lorenzo a Ceraso, luogo di grande suggestione e atmosfera, il 24 luglio è stata inaugurata la mostra delle opere di Bruno Aloia, lo scultore cilentano venuto a mancare un anno fa.
Un’ occasione preziosa per ripercorrere le tappe fondamentali della sua vita dedicata principalmente alla scuola come docente ed alla libera professione in qualità di tecnico.
La sua vena artistica ebbe una genesi successiva, precisamente negli anni della maturità, allorquando le sue doti creative conobbero un momento di forte espressività in seguito al trauma derivante dalla perdita dei suoi amati fratelli: Pantaleo, cofondatore e direttore dell’Ospedale San Luca di Vallo della Lucania e Giuseppe, affermato manager del Gruppo Montedison a New York, con la carica di Vice Presidente.
Sicuramente una forte esigenza di spiritualità ha animato la sua mano, nella ricerca di quella tensione ideale verso i valori del Cristianesimo, in un connubio armonioso tra i volti ed i corpi delle figure rappresentate e le venature del legno d’ulivo.
Solo un animo così sensibile poteva riuscire ad intravedere delle sembianze negli elementi lignei, dando forma e corpo alla produzione di una varietà di sculture che oggi fanno parte del patrimonio identitario del Cilento, una presenza costante nei luoghi di culto, nelle scuole, negli uffici pubblici, a cui il compianto Bruno Aloia ha generosamente fatto dono nel corso della sua vita, facendole arrivare persino alla Santa Sede ed al Cremlino ai tempi di Gorbaciov.
Una sorta di ambasciatore cilentano che ha saputo armonizzare i valori della fede con quelli della pace, tipici della pianta d’ulivo elemento emblematico della civiltà del Mediterraneo.
Non sono mancati momenti di emozione nel corso della serata, con tante testimonianze di rilievo dal punto di vista culturale, quella del professor Luigi Rossi, docente di Storia contemporanea e della giornalista Luisa Cavaliere che ha intervistato Laura Valente, studiosa ed esperta di arti performative.
Non resta che ammirare il lascito di questo artista, conosciuto da tutti per il carattere passionale, dal temperamento volitivo, che non amava le mezze misure.
Schietto e sincero, generoso ed orgoglioso.
Un cilentano autentico che non passava inosservato in vita, così come non potrà essere dimenticato oggi, al pari dei suoi fratelli, avendoci lasciato tracce indelebili di spiritualità e di amore.