La vita è il dono più bello che Dio ci ha fatto ma non è sempre facile. E’ fatta di alti e bassi, di momenti di difficoltà in cui ci sentiamo sfiduciati, stanchi di dover lottare per ottenere qualcosa, oppressi dal senso di inadeguatezza in scelte da fare, insicuri nel portare avanti con fermezza ciò in cui crediamo e non ben disposti nei confronti di chi la pensa in maniera differente da noi.
Che senso di pace proviamo allora quando incontriamo persone semplici che con dolcezza, senza orgoglio e presunzione alcuna, senza essere invadenti ci indicano ciò che veramente conta nella vita!
Sono i piccoli di Gesù, i deboli, gli umili, gli sconfitti, coloro che Gesù indica come prediletti perché destinatari del suo annuncio. E’ il modello di uomo designato dalle Beatitudini che corrisponde a Gesù stesso, il vero povero in spirito, mite, misericordioso, puro di cuore, operatore di pace, qualità che caratterizzarono tutta la sua missione terrena e che gli fecero per questo sperimentare l’opposizione da parte di coloro che avrebbero dovuto essere i primi a capirlo e ad accoglierlo.
Nel passo odierno del Vangelo Gesù valorizza l’umiltà e ci invita a praticarla. L’umiltà che consiste nel farsi piccoli. Piccolo è chi è fragile, consapevole che ha bisogno di imparare, chi è soprattutto umile, capace di avere fiducia nella Parola del Signore.
Infatti solo avvicinandoci alla umiltà di Dio, che si è fatto uomo per rendersi accessibile a tutti, potremo incontrarlo veramente. Dobbiamo farci piccoli, riconoscere che abbiamo bisogno di Lui, raccogliere il suo invito a mettere la nostra vita nelle sue mani, vivere in totale fiducia verso ciò che ci propone come stile di vita, senza pretese né abilità particolari da rivendicare.
Nel passo, poi, l’Evangelista ci presenta Gesù che si rivolge a Dio come Padre e Gli rende lode. Si definisce infatti il Figlio di Dio, il solo che conosce il Padre, ma nello stesso tempo il Maestro mite e umile di cuore che invita tutti noi alla sua scuola, “la sua scuola di vita che non trasmette una dottrina, ma l’entusiasmante racconto della tenerezza di Dio” (dal libro Sulla liturgia della Parola di Luigi Rossi).
Tre imperativi nella pagina del Vangelo ci invitano alla riflessione: “Venite a me”, “Prendete il mio giogo”, “Imparate da me”.
Le fatiche della vita trovano soluzione nell’andare verso Gesù; prendere il giogo, la croce sapendo che Gesù la porta con noi per cui il peso quotidiano diventa leggero perché si porta in due; imparare da Lui, imitare i suoi gesti, le sue azioni.
Il giogo che di solito è immagine di pesantezza, di schiavitù, con Gesù diventa immagine di liberazione e di slancio di vita. E’ un ristoro che ridona la libertà, un invito ad alzarsi in piedi anche se la fatica è tanta, è entusiasmo a camminare anche se in salita. Il vero ristoro per la nostra esistenza è quindi un percorso da intraprendere insieme con Lui.
Proviamo ad ascoltare e ad accettare ciò che ci chiede Gesù!
Santa domenica in famiglia.