“Focus on Pulmonary Hypertension” è il titolo dell’evento internazionale che ha avuto luogo all’11 al 13 maggio a Capri presso il Centro Polifunzionale Sala Luigi Pollio. L’ipertensione polmonare è stato il tema al centro della tre giorni organizzata sin dal 2011 dal dottor Michele D’Alto, responsabile del Centro per la diagnosi e cura dell’ipertensione polmonare della Cardiologia Vanvitelli dell’ospedale Monaldi di Napoli (direttore prof Paolo Golino); il gruppo di lavoro è composto anche dal dottor Emanuele Romeo e dalla dottoressa Paola Argiento. Hanno presenziato la tappa caprese circa 150 esperti provenienti provenienti da diversi Paesi tra i quali Rosenkranz (Germania), Naeije (Belgio), Benza (USA), Sitbon (Francia), Gatzoulis (UK). Alla convention si è parlato soprattutto della presenza di nuovi farmaci come il Sotatercept, un farmaco biologico. A tal proposito, sottolineano gli esperti, i dati presentati nel marzo scorso all’ultimo congresso dei cardiologi americani (American College of Cardiology) sono eclatanti. In sostanza, questo farmaco consente un maggior flusso di sangue nelle arterie polmonari e riduce di oltre l’80% le ospedalizzazioni: dati confortanti che lasciano ben sperare nella cura di questa patologia che non sembra essere così rara come si immaginava qualche tempo fa. “I due maggiori enti regolatori, l’agenzia americana FDA e quella europea EMA, presto ne autorizzeranno la commercializzazione. Ciò potrebbe essere una vera svolta – sottolinea il dottor Michele D’Alto, l’organizzatore del tavolo, originario di Monte San Giacomo nel Vallo di Diano – il nostro gruppo ed altri presenti al congresso di Capri hanno dato un importante contributo al raggiungimento di questi risultati. Altri farmaci, inoltre, stanno avanzando in diverse sperimentazioni, ripartite dopo il rallentamento dovuto al COVID-19. Il futuro sarà sicuramente più roseo”. Nello specifico, le linee guida europee sull’ipertensione polmonare hanno definito la strategia terapeutica ottimale per curare l’ipertensione arteriosa polmonare, in sostanza, si inizia quasi sempre con una combinazione di farmaci (due o tre diversi) per aggredire la malattia dall’inizio. I lavori scientifici e le sperimentazioni dei centri italiani e del centro del Monaldi in particolare, sono largamente citati dalle linee guida. “Questo è un grande riconoscimento al nostro lavoro, significa aver contribuito in maniera decisiva a stabilire un percorso terapeutico”, dice ancora il dottor D’Alto. L’ipertensione polmonare è determinata dall’aumento della pressione nelle arterie polmonari e, questo di per sé è una condizione non infrequente e colpisce l’1% della popolazione mondiale. Esistono vari tipi di ipertensione polmonare. Una delle forme più rare e forse la più grave è la cosiddetta “ipertensione arteriosa polmonare”, che colpisce una persona su 20.000. Si stima che in Italia vi siano circa 3.000 persone affette da ipertensione arteriosa polmonare. E a Capri si è parlato prevalentemente di questa forma. “Le arterie polmonari più piccole, quelle di circa un decimo di millimetro, per cause non note si restringono – spiega il dottor D’Alto – il ventricolo destro non riesce a pompare con sufficiente forza il sangue in questi piccoli condotti e finisce per dilatarsi. La malattia in realtà nasce nelle arterie polmonari ma ha ripercussioni molto gravi sul cuore. Il paziente può presentare uno scompenso cardiaco intrattabile”. La formulazione della diagnosi poi non è semplice: “La diagnosi non è facile e spesso viene fatta a 1-2 anni dall’insorgenza dei primi sintomi – afferma ancora D’Alto – questo accade perché i sintomi sono poco specifici: stanchezza, facile affaticabilità, affanno, palpitazioni, lieve gonfiore alle gambe. In realtà sono sintomi comuni a molte malattie cardiologiche e pneumologiche. Il medico deve sospettare questa condizione ed avviare una serie di indagini. Esistono centri di riferimento in diverse regioni d’Italia. Il nostro, quello del Monaldi, è uno dei più grandi ed attivi. È stato il primo, inoltre, a dotarsi di un Percorso diagnostico, terapeutico ed assistenziale (PDTA) sull’ipertensione polmonare. I centri italiani, poi, sono organizzati in un modello “hub-and-spoke”, cioè una rete di stretta collaborazione tra centri più e meno esperti. Il gruppo di lavoro “Italian Pulmonary Hypertension NETwork” (IPHNET) ha cambiato l’approccio alla malattia in Italia e rappresenta un modello internazionale di lavoro e di ricerca”.