Sono in provincia di Varese, precisamente in Valganna tra Cunardo e Marchirolo. Vi arrivo il 14 aprile del 2023, con Ginetta, per trascorre una giornata immergendoci nei ricordi dei luoghi dove ebbe inizio la nostra comunione di vita vissuta lontano dalla terra dei Padri.
Ho già programmato di uscire a correre e, appena disfatta la valigia, vesto pantaloncini e maglietta, scendo le scale del B&B dove siamo alloggiati e lascio andare le gambe come e nella direzione dove mi porta il cuore.
La direzione che prendo è quella verso Ponte Tresa al confine con la Svizzera. Attraverso la stretta via del centro storico dove un tempo era situata la scuola Media. Mi torna alla mente una foto che un collega mi fece mentre, stremato, fui preso dal sonno con il capo poggiato su un banco durante uno scrutinio.
Risalgo verso Cugliate e Fabiasco dove ritrovo il campo di calcio dove portavo a giocare la squadra del gruppo sportivo della Scuola Media Giovanni XXIII di Marchirolo.
Discendo verso il paese e constato che, come negli altri comuni della zona, i tanti spazi verdi sono stati occupati, ordinatamente, da villette e case costruite a schiera. Quando arrivo nei pressi della scuola Giovanni XXIII, accelero il passo per adattarlo al battito cardiaco che ha un sussulto …
La bella scuola e la palestra, dove mi son fatto le ossa come insegnante per 4 anni, mi si para davanti così come l’ho lasciata nel 1982.
Davanti al cancello ci sono ragazzi in attesa di entrare; altri ne vedo arrivare accompagnati dai genitori … Fisso visi nel vano tentativo di scorgervi, vanamente, segni di vita del tempo che fu.
Proseguo l’andare verso Cadegliano Viconago, il comune dove trovammo casa, dopo un anno passato a Varese dove arrivai insieme ad Enzo Cicatelli alla ricerca di un futuro inimmaginabile nel lontano 1976!
All’inizio della discesa verso Ponte Tresa, viro a sinistra: voglio passare davanti alla villetta bifamiliare che ci ospitò giovani sposi situata in via Selva. La riconosco anche se ricoperta di edera. Ci restammo tutto l’inverno del 1978, poi traslocammo nell’appartamentino che acquistammo in via Iamoretti a Induno Olona che tenemmo fino alla nascita dei nostri due figli: Francesca (‘81) e Giuseppe (‘90). Infine, ci trasferimmo in via Alessi, nello stesso comune.
Proseguo fino allo spiazzo dove c’è cimitero, chiesa e comune a farsi compagnia. Scendo nel cuore, stretto, del centro abitato: il bocciodromo è mutato in negozio, le facciate sono rifatte, di gente ce n’è poca come allora.
Riprendo la strada del ritorno riportandomi in quota percorrendo una stradina in salita che serve la contrada rurale che declina verso il lago e la SS della Valganna che porta a Varese.
Su questa stradina abitava il preside Contini, un sardo quasi prete, ospite del seminario estivo situato proprio a Cadegliano, che fu colpito dal “dardo” d’amore scagliato da una delle due pastorelle. Le giovani pascolavano il gregge nei pressi della struttura adibita ad ospitare componenti del clero e seminaristi in vacanza provenienti da diverse parti d’Italia. Una la fece sua moglie e l’altra ha convissuto con loro per tutta la vita.
Più su, mi affaccio nell’androne di una casa di corte a scrutare se Ester, catechista che affiancava don Morandi. Questi era parroco del paese e collega insegnante di religione alla scuola media di Marchirolo. Il loro ricordo ancora smuove il mio essere per l’affetto che dimostrarono alla “strana” coppia di sposini arrivati dal profondo Sud per stabilirsi nel profondo Nord. Fu un’amicizia alla pari che durò anche dopo il nostro trasferimento ad Induno O.
I miei occhi, già irritati per il vento del nord che arriva dalla Svizzera, si inumidiscono …
La salita mi richiama al dovere della “fatica” di continuare a tenere il passo … Ripasso davanti alla Chiesa dei santi Fedele e Silvestro, al piccolo cimitero di Viconago e rientro in Marchirolo.
Tornato in quota e, quando il ritmo si fa leggero lungo il centro storico di Marchirolo, mi faccio “stringere” dalle case che si chiudono a riccio a trattenere frescura o calore a secondo delle stagioni. Facce sfilano a destra e sinistra al mio passaggio, poggio lo sguardo su ogni viso che incrocio, supero la chiesa parrocchiale, sbircio in negozi e botteghe aperti …
Il passo si fa ancora più leggero … tanti altri volti tornano alla mente! Sono quelli che lasciarono segni indelebili sul mio vissuto a Varese: Mario Carretta, Enzo e Cochi Verderaime, Loris e Gianna Andreotti, Carla, Filippo Maresca, Maria di Ganna, Giuseppe Saldutti, Angelo e Roberto Sala, Anna Viotto, Mariella Pesetti, Giancarlo e Luisa Broggini, Valeria, Paola Miotti, Lalli e Renzo Meneghin, Gigliola, Pietro Cattaneo, Emilio Vanoni, Giancarlo e Amelia Covino; Silvana ed Enrico Busti, Nadia e Daniele Gusmeroli, Patrizia e Alberto Papi, Flavia e Giulio, Alberto e Germana Ponti … l’elenco potrebbe allungarsi di molto! Ma già ricordarne tanti a prima impronta da l’idea del radicamento di cui voglio dare testimonianza.
Non sono mancati, come succede a tutti quelli che vanno a vivere altrove, gli amici arrivati, come noi dall’alta Valle del Calore … Anna Maria ed Enrico Schiavo, Teresa Sarnicola, Franco Falco, Antonella e Gennaro Gorrasi …
Fu un vero e proprio “esercito” della salvezza per noi, Gina e Bartolo che si diedero senza riserve al loro “nuovo” mondo assorbendo come spugne ogni esempio, professionale e umano, nell’intento di ripagare tanta disponibilità dando il meglio di loro stessi sia nel lavoro sia nei rapporti umani.
Intanto, cullandomi sotto la coltre dei ricordi, entro in Cunardo e torno al presente… guardo il cronometro; ho percorso 10.750 metri di corsa nei ricordi di un tempo lontano che riaffiora prepotente nella memoria.
Rientro nella “Casa di Tilde” … Una doccia e poi, via su altri sentieri e strade che ci parlano di noi, della nostra esistenza in questa provincia che ci ha dato una seconda vita … diversa da quella alla quale eravamo stati destinati dalla sorte natia.
La serata la passiamo sul lago di Lugano, a Porto Ceresio, in un ristorante – lido, una volta “Da Bruno” dove per anni ho tenuta la mia barchetta a vela.
Un altro tuffo nel passato che riaffiora e che, con Gina ci fa essere fieri di averlo costruito insieme.
Luoghi e persone hanno inciso nel vivo del nostro essere fino al punto di trasformarlo e renderlo altro.
Ecco perché, da quando siamo rientrati nella terra che ci vide nascere, non possiamo fare a meno di ritornare periodicamente in provincia di Varese a ripassare la “lezione” di vita che ci ha resi quelli che siamo.