“Mio Signore e mio Dio”. E allora saremo beati perché pur non avendo visto crediamo!
Leggere il passo, molto noto, del Vangelo di questa seconda domenica di Pasqua che ci racconta di due apparizioni di Gesù Risorto, la prima ai suoi discepoli, chiusi nel Cenacolo e poi, a distanza di otto giorni, a Tommaso, assente alla prima, ci riporta indietro di qualche anno, ad una serie di incontri di catechesi con il nostro parroco.
In uno di questi incontri, partendo proprio dal passo di Giovanni, riflettemmo sulla fede, ci interrogammo su ciò che la fede rappresenta per noi credenti. Avevamo appena letto “Didimo, la ricerca, i ricordi, il memoriale” un romanzo catechetico in cui è descritto il percorso di Tommaso dal dubbio alla fede.
Tommaso, l’apostolo che aveva creduto molto al suo maestro, che era disposto a farsi ammazzare per Lui. Poi, con la morte in croce, la delusione. Un sogno infranto! Un tumulto di sentimenti avevano invaso il suo animo. Cercava di risolvere alcuni interrogativi a cui la sua mente non sapeva dare risposta.
In Tommaso ritroviamo noi stessi. Come Didimo ognuno di noi nel corso della propria vita ha provato incertezze e paure, delusioni in ciò in cui credeva e riponeva piena fiducia.
Se consideriamo che la società contemporanea si basa su dati, su teorie e fatti comprovati, su certezze, non sempre è facile attribuire consistenza a ciò che è solo pensabile e non tangibile, non sempre riusciamo a seguire una logica che può solo rivelarsi consolatrice.
La ragione solleva in ognuno di noi spesso delle domande, ci pone interrogativi sulla realtà che ci circonda e su noi stessi, invitandoci a rivedere in modo critico la nostra vita, le nostre abitudini, le nostre scelte. Ecco allora che possono nascere i dubbi di cui non bisogna avere paura, perchè sono il motore della riflessione, di un’analisi che rifiuta la superficialità e che non dà niente per scontato e non certamente sono da considerare segno di debolezza.
Ad esempio, il dubbio sulla veridicità di certe leggi scientifiche è servito a far avanzare il nostro stesso progresso. Nel percorrere una strada, scelta tra molte, dobbiamo essere consapevoli di poter tornare sui nostri passi se si rivelerà sbagliata e, se troviamo lungo il cammino degli ostacoli, impegnarci a superarli. E’ proprio in questi momenti che avvertiamo un gran bisogno di una fede che ci aiuti ad affrontare le prove della vita.
Ma anche la fede può andare incontro al dubbio, anche se non ha timore davanti ad esso, anzi volentieri lo incontra e volentieri ne accetta la sfida. Tutti noi a volte pretendiamo di vedere e toccare prima di credere, proprio come Tommaso. Porci domande sulla nostra fede, spesso dubbiosa e incerta, ci porta però ad approfondirla.
I dubbi infatti sono segno di una volontà di conoscere meglio e più a fondo Dio, come ci ha spiegato più volte Papa Francesco. Quando cerchiamo di praticare la nostra fede nel servizio ai fratelli, specialmente ai più bisognosi, vedremo svanire tanti dubbi e potremo sperimentare direttamente la presenza di Dio in mezzo a noi e la verità del Vangelo nell’amore che condividiamo con loro.
Le parole che Gesù rivolge a Tommaso nel passo di Giovanni: ” Non essere incredulo ma credente” sono parole che rivolge a tutti noi. Anche se non c’è concesso di vedere il Suo volto, nella preghiera e nell’amore verso il nostro prossimo possiamo veramente incontrarLo. E quando tutto sembra vacillare ecco che ci viene richiesta la fede che salva, la fede che ci porta a scegliere la verità!
Solo così ci possiamo sentire al sicuro, amati da Gesù, fidarci di Lui senza timore e con gratitudine! Lui raggiunge ciascuno di noi in maniera personale, a noi spetta il compito di capire il suo modo di farsi vicino.
Gesù non ha bisogno che Gli apriamo le porte, non conosce l’ostacolo di porte chiuse. Lui viene sempre con il perdono, con la pazienza di chi ci ama anche quando non lo meritiamo ed esitiamo a credere in Lui.
Uniamoci allora all’esclamazione di Tommaso, colui che sfocia nella confessione di fede più alta in tutti i Vangeli:” Mio Signore e mio Dio”. E allora saremo beati perché pur non avendo visto crediamo!