In questo particolare momento storico, si avverte ancora di più la necessità di tramandare la memoria e i valori della Resistenza. Ed infatti, sulla scia del lavoro intrapreso lo scorso anno, L’A.N.P.I Gelbison – Cilento, al fine di trasmettere ed onorare la storia dei diversi partigiani cilentani che ne hanno preso parte, ha deciso di ristampare il libro del Dott. Calza intitolato “Un combattente cilentano in Jugoslavia – breve storia del fante Angelo Nicoletti”.
Il libro sarà presentato venerdì 14 aprile alle ore 17.30 presso la sede della CGIL di Vallo della Lucania, momento durante in quale sarà possibile anche tesserarsi all’ ANPI per l’anno 2023”.
Quando si parla di memoria storica, si è sottoposti alla visione di un particolare prospetto “cronistico” che, caratterizzato da una continua interpretazione della narrativa e successive reinterpretazioni dei significati, contribuisce in modo netto a capire meglio chi siamo o ancor più a cosa aspiriamo ad essere. La ricerca, attraverso la raccolta e trascrizione degli eventi storici che hanno caratterizzato – prima – le sorti collettive e individuali a compiere scelte, talune estreme, in una vasta e complessa esposizione di “causa maggiore”. Così come possono essere le vicende legate al coinvolgimento di un’intera generazione di giovani in una guerra mondiale, sottoposti alla crudeltà e alla meschinità del genere umano o come semplicemente descriveva un anziano signore vicino a chi scrive, “la cosa più stupida e più aberrante che l’umanità, tutta, possa subire col suo carico armato e tecnologicamente avanzato semplicemente per uccidere”. La guerra. Le esperienze personali – nel nostro caso il punto della questione – della contingenza e delle sue conseguenze, forniscono senza ombra di dubbio un lascito piuttosto intrinseco ed esaustivo da un punto di vista costitutivo e ci aiutano – nelle zone d’ombra del vuoto incolore – a chiarificare gli orizzonti del nostro essere attuale, figli legittimi di quella storia, di quei sacrifici e dolori, di quelle emozioni e sentimenti generatisi a sua volta, da quelle imposizioni; se analizziamo questo “fondamento” in modo oggettivo e razionale, la nostra “provenienza” non è un caso ed è una discendenza diretta di queste “immagini”. Le dirette testimonianze, ci forniscono un quadro sociale di un’epoca andata, sulla quale si sono individuati i capisaldi dei valori identitari e se la cosa oggi, potrebbe sembrare antitetica agli sforzi interpretativi dispersi nell’organicità della società multimediale, subalterna alle prassi delle commemorazioni, il riscontro – purtroppo – è del tutto disconnesso alla “dottrina pedagogica” del caso, fin troppo poco interiorizzata nel modello delle politiche internazionali, dove, le cosiddette potenze, si qualificano in far minacciosi con un continuo sporgersi in soffio al rischio della minaccia nucleare. Ed è per questo e altri motivi, che la Resistenza con le sue pòstume ricorrenze abbia saggiamente contrassegnato, da una parte, un impulso, un concetto; una introiezione del prospetto di donne e uomini liberi e non soltanto l’operazione bellica delle brigate in contrasto alle forze del regime nazifascista. Purtroppo il riscontro sociologico contemporaneo, ci riporta ancora in quel prospetto di nazione divisa, talvolta nostalgica o spropositatamente vincolata in vicendevoli questioni di appartenenza. Il “25 aprile” non viene mai celebrato con intenti collettivi magari contraddistinti da un’unione solida a rimarcare il superamento di un buio storico atroce, dove il valore e il riconoscimento delle libertà individuali e dei diritti erano pressoché inesistenti.
Tuttavia “il tempo”, elemento sicuramente complementare e di fondamentale importanza nell’officiare i vissuti, ci fornisce la possibilità di capire e carpire da esso, quante possano essere state le storie individuali che il contenuto ampio ed eterogeneo degli eventi abbiano potuto interessare – in modo singolare – milioni di sventurate anime in una faccenda di ampiezza globale, come in questo caso la Seconda Guerra Mondiale (1939 – 1945, l’Italia dal 1941). Molte cose sono andate perdute, altre invece hanno avuto, nostro malgrado immemore dall’animo distratto e disinteressato, “la fortuna” di poter essere state fonte di testimonianze tramandate. Il testo “Un combattente cilentano in Jugoslavia” è un esempio lampante di come, una diligente e minuziosa raccolta di accaduti a cura della lungimiranza del ricercatore Dott. Lodovico Calza, attraverso lo sforzo del ricordo, si possa cogliere e consegnare in dono ai pòsteri, la possibilità interpretativa alla stregua di un inquadramento storico già ben delineato, ma basato su una particolare ricostruzione degli eventi, in questo caso vissuti in prima persona dal Partigiano Angelo Nicoletti.
Il Dott. Andrea Rinaldi, Presidente della sezione A.N.P.I Gelbison – Cilento, fornisce ai lettori di Unico la seguente dichiarazione:
“A differenza di quanto si possa credere, vi è un gran numero di Partigiani Cilentani che hanno contribuito – in modo concreto – alla Resistenza. Come A.N.P.I Gelbison – Cilento ci siamo dati l’obiettivo di far conoscere la storia di questi uomini che hanno sacrificato o messo a rischio la propria vita per un ideale di libertà. Dopo la pubblicazione del libro sul partigiano Mario Zinna, sempre a cura del Dott. Lodovico Calza, quest’anno abbiamo deciso di ristampare il libro sulla storia di Angelo Nicoletti. Lo scopo principale è quello di far conoscere la loro storia, tramandarla ai pòsteri affinché possa essere un esempio soprattutto per i ragazzi ed è per questo che, subito dopo l’iniziativa, doneremo la ristampa di questo libro sia agli istituti scolastici, sia alla Biblioteca Comunale di Vallo della Lucania”.