Siamo quasi al termine del lungo periodo quaresimale di “conversione” e, nell’imminenza della Pasqua, la liturgia ci invita a meditare sulla risurrezione di Lazzaro, preannunzio della risurrezione di Gesù e della nostra stessa risurrezione. Gli spunti di riflessione in questa domenica sono tanti e tanti i particolari che mettono in evidenza la potenza di Gesù pur con tutta la sua umanità. Gesù piange, si commuove, grida, dona la vita. Questo passo è inserito dall’evangelista Giovanni tra la prima parte del suo Vangelo, detta dei “segni” e la seconda detta dell’”ora”, perché da questo avvenimento inizia il cammino di Gesù di avvicinamento a Gerusalemme, per il sacrificio d’amore per la salvezza di noi uomini.
Gesù ha saputo della morte di Lazzaro. Si mette perciò in cammino verso la casa dei suoi amici a Betania. Quando giunge sono trascorsi già quattro giorni dalla morte dell’amico. La nostra prima sensazione è che sia rimasto lontano, assente. Forse con la sua presenza avrebbe evitato tanta sofferenza e dolore!
Il primo elemento che illumina questa pagina del Vangelo è il clima di amicizia e di affetto nel quale si svolge la vicenda raccontata. Gesù vive delle emozioni forti, prova affetto ed è amato, di un amore concreto e la prova ci viene confermata dalla constatazione fatta dai giudei. Gesù ci insegna che l’amicizia vera dà vita, ci chiede di essere suoi amici. Pur nella tragicità dell’evento, incontrando Marta e Maria Gesù trova il modo per raggiungere ancora una volta il loro cuore, per suscitare in loro la fiducia, l’affidamento.
Altro elemento è il pianto di Gesù che non è espressione di impotenza di fronte al dolore, di debolezza emotiva, ma potenza di affetto per l’amico che ama. Pur soffrendo, non fugge dall’incontro con la morte, la morte che coglie spesso in modo inaspettato e che non può essere mai evitata. A tutti sarà capitato di piangere per qualcuno o, anche, solo per qualcosa. Le lacrime sono quanto di più umano e forte abbiamo per esprimere l’amore, per esprimere che tenevamo tanto davvero a chi ci ha lasciato, che sentiamo tanto la perdita di ciò che abbiamo perso.
Davanti al sepolcro di Lazzaro, inaspettatamente Gesù comanda di aprirlo e grida: ”Lazzaro vieni fuori”. Tre imperativi raccontano la risurrezione: esci, liberati, vai! Gesù ordina ai presenti di aiutarlo a liberarsi dalle bende. Soffermiamoci su ciò. Possiamo anche noi uscire dalle situazioni più drammatiche, arrivare alla soglia tra la vita e la morte e continuare però poi ad essere “legati mani e piedi” dalle bende delle nostre abitudini, dai nostri interessi personali, dai nostri punti di vista, dalla incapacità di guardare ai nostri fratelli e di amarli come ci ama Gesù. Senza l’aiuto degli altri nessuno può liberarsi delle proprie bende e andare spedito e sicuro incontro al Signore.
Lazzaro è richiamato in vita. Lo sarà stato ancora per qualche tempo. Poi anche lui sarà rientrato nella regola che assegna un termine alla vita terrena. La sfida che dobbiamo cogliere è quella di andare oltre l’esperienza della morte che attende tutti, liberarci dall’idea della morte come fine definitiva. A Lazzaro, come a tutti noi, Gesù offre infatti la vita senza fine. “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me non morirà in eterno”. La salvezza per l’umanità intera sta in questo, nel credere in questo. Ci crediamo?…….. Sì, ci crediamo! Con vera fede!