Maurizio Landini, segretario della Cgil, intervistato nei giorni scorsi, ha annunciato che durante il prossimo congresso del sindacato, che si terrà a metà marzo, sarà presentata la proposta per una settimana lavorativa di quattro giorni.
Secondo Landini, oggigiorno grazie alle nuove tecnologie le imprese sono più produttive e possono redistribuire la ricchezza. Il sindacalista auspica incentivi per le aziende che accettino di ridurre l’orario di lavoro. Landini sottolinea che è cruciale che la politica riparta dalla partecipazione delle persone e che il tema principale sia mettere al centro i bisogni di coloro che devono lavorare per vivere. Gli obiettivi devono essere il superamento della precarietà, il diritto a realizzarsi nel proprio lavoro e le riforme che redistribuiscano la ricchezza. Per Landini ci vorrebbe una vera riforma fiscale e un nuovo statuto dei diritti dei lavoratori che metta fine alla competizione fra dipendenti e autonomi, all’interno di un quadro di politiche pubbliche basate sul diritto alla salute, alla conoscenza e a un lavoro dignitoso.
La settimana lavorativa di 4 giorni è un’idea che sta attirando le attenzioni di tutto il mondo. La proposta consiste nell’accorciare la settimana lavorativa da 5 a 4 giorni, mantenendo le stesse ore totali di lavoro. Questo cambiamento potrebbe avere un impatto significativo sulle vite dei lavoratori e sulla società in generale.
Uno dei maggiori vantaggi della settimana lavorativa di 4 giorni è il miglioramento del benessere e della qualità della vita dei lavoratori. Con un giorno in più libero dal lavoro, i dipendenti avrebbero più tempo per dedicarsi ai propri hobby, alla famiglia e alle attività ricreative. Come prima conseguenza potrebbe esserci l’aumento della produttività dei dipendenti, poiché essi sarebbero più riposati e motivati quando sono al lavoro. Inoltre, la settimana lavorativa di 4 giorni potrebbe avere un impatto positivo sull’ambiente, poiché ci sarebbe una riduzione del traffico e dell’inquinamento dovuti ai minori viaggi quotidiani al lavoro. Altra conseguenza potrebbe essere la riduzione della necessità di costruire nuove infrastrutture per supportare una popolazione in crescita, poiché ci sarebbe una riduzione delle richieste di servizi come scuole, ospedali e altre strutture pubbliche.
D’altro canto, riguardo alla settimana lavorativa di 4 giorni, per alcune aziende potrebbe essere difficile adattarsi a questo cambiamento, soprattutto se hanno bisogno di mantenere una presenza costante durante tutta la settimana. Altra controindicazione, potrebbe anche essere l’aumento dei costi per le aziende, poiché potrebbero essere necessarie più risorse per coprire gli stessi compiti in un periodo più breve.
Sulla settimana lavorativa di 4 giorni molti sono disposti ad investire e pronti a fare esperimenti. Se implementata correttamente, potrebbe avere un impatto significativo sulla vita dei lavoratori e sulla società in generale, migliorando il benessere e la qualità della vita dei dipendenti e riducendo l’impatto ambientale.
Anche in Italia è arrivata la settimana lavorativa di 4 giorni grazie al gruppo Intesa Sanpaolo che da gennaio ha proposto su base volontaria un nuovo modello di organizzazione del lavoro con più smart working e la possibilità di lavorare 4 giorni a settimana, invece che 5, ma aumentando a 9 le ore giornaliere. La proposta della banca prevede un’evoluzione dello smart working, con la possibilità di lavoro flessibile fino a 120 giorni all’anno senza limiti mensili, con un’indennità di buono pasto di 3 euro al giorno e la settimana corta di 4 giorni da 9 ore lavorative a parità di retribuzione. Il tutto su base volontaria e compatibilmente con le esigenze tecniche, organizzative e produttive dell’azienda.
Secondo uno studio pubblicato sul Sole 24 ore nel 2019, condotto dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Osce), l’Italia è il paese dell’area euro dove si lavorano in media più ore a settimana, dopo Grecia ed Estonia, con 33 ore complessive. Si tratta di ben 3 ore in più rispetto alla media della zona euro e molte di più rispetto alla Germania, dove il totale è di 26, dei Paesi Bassi, con 28, e di Lussemburgo, Austria e Francia, dove si lavora per 29 ore a settimana. Inoltre, a prescindere dalla quantità, l’Italia si trova in bassa posizione nella classifica che misura la crescita della produttività, evidenziando come monte ore e risultati positivi non siano esattamente collegati.
Il più recente e più grande esperimento al mondo è stato svolto nel Regno Unito a partire dallo scorso giugno, con 3.300 lavoratori e 70 aziende coinvolte. Continuando a ricevere il 100% dello stipendio, lavoratori e lavoratrici resteranno in servizio per l’80% delle ore previste, impegnandosi a mantenere il 100% della produttività. Secondo Forbes, a sei mesi dall’inizio della sperimentazione, la produttività è migliorata per quasi la metà delle aziende (il 34% ha dichiarato che la produttività è “leggermente migliorata” e il 15% che è “migliorata in modo significativo”), mentre molti pensano che sia rimasta invariata (46% degli intervistati), nonostante tutti lavorino un giorno alla settimana in meno. Inoltre, l’86% degli intervistati ha confermato di voler continuare con questo modello.
Altri progetti simili sono stati portati avanti negli Stati Uniti e in Irlanda ed altri ancora sono previsti, a partire dal 2023, in Canada, Australia e Nuova Zelanda. L’Islanda è stata una delle pioniere della settimana lavorativa di 4 giorni e oggi, quasi il 90% della popolazione ha un orario lavorativo ridotto. In Svezia, invece, il progetto della settimana da 4 giorni è stato sperimentato con una riduzione dei salari e per questo è stato accolto con pareri contrastanti.
Un altro tipo di settimana lavorativa da 4 giorni, simile a quello proposto da Intesa Sanpaolo, è stato addirittura reso possibile per legge in Belgio. Infine, la settimana da 4 giorni sta venendo già impiegata dalle grandi aziende in Giappone, uno dei paesi in cui si registrano più morti per l’eccessivo carico di lavoro. Tra i pionieri dell’iniziativa si trova il gigante tecnologico Microsoft, che ha registrato un incremento della produttività del 40%, secondo dati del World economic forum.