Durante la prima serata del settantatreesimo festival della canzone italiana, un giovane artista emergente, che spopola nel mondo dei giovanissimi , durante una sua esibizione ha distrutto la scenografia per lui preparata. Il Lavoro meticoloso di professionisti e fioristi è andato macerato a causa di un momento di ira da parte del ragazzo. La motivazione? “L’audio non funzionava, così ho deciso di divertirmi lo stesso”: questa è stata la sua giustificazione. Ora, il motivo per cui sento il bisogno di trasmettere il mio pensiero esula dal gesto o dalla motivazione. Vi invito a soffermarvi sull’ esempio. Una buona parte dei nostri giovani non è più serena, adulti in miniatura manifestano la loro rabbia attraverso gesti inconsulti: vogliono tutto e subito. Quanto accaduto è la dimostrazione del disagio, un sentore che qualcosa all’interno della nostra società non funziona. Poche settimane fa, a Seregno, un ragazzo è stato spinto dai suoi coetanei sotto un treno. Una “spedizione punitiva”, perché aveva mandato un messaggio ad una ragazza che piaceva ad un suo compagno. Miracolosamente ne è uscito integro, ma poteva andargli molto peggio.
I due comportamenti scorretti hanno motivazioni diverse, ma hanno la stessa matrice: una società impaziente. Non sappiamo aspettare, abbiamo perso il controllo delle nostre azioni, tutto ci è dovuto. Il concetto di tempo si è capovolto, l’accorciarsi delle distanze ha allungato il filo delle relazioni e del dialogo. I genitori fanno del loro meglio, così come la scuola, attraverso l’educazione civica. Ma non basta. Forse, ciò che dobbiamo insegnare a questi adolescenti in crescita, è riempire lo spazio di tempo di attesa verso l’età adulta con tutto ciò che è lento e con tutto ciò che merita di essere atteso.
Buona riflessione!