Un laboratorio teatrale in collaborazione con l’associazione “Collega-Menti” e diretto da te. Come nasce questo percorso e quali obiettivi si pone?
Il laboratorio avrà inizio il 13 febbraio. È un progetto dell’associazione “Collega-menti” che nasce da un gruppo di psicologi, i quali hanno messo insieme le loro idee per cooperare nel territorio del Cilento e del Vallo di Diano con l’intento di promuovere il benessere psicologico, di accrescere la formazione e fare studio di ricerca. La presidente è la Dott.ssa. Silvana Stifano che mi ha appoggiato nella progettualità del lavoro che andrò a svolgere nel quale, ho voluto mettere insieme quelle che sono le mie passate esperienze teatrali con il “Laboratorio Teatrale Permanente” e gli studi che mi hanno portato a specializzarmi e formarmi nel campo della psicologia. Pertanto, ho avuto modo di ricevere ispirazione dall’incontro con il Dott. Marco Giannini, psicologo terapeuta, che da Roma è stato invitato in Cilento a Paestum dalla stessa associazione per il progetto “SperimentArti” di cui è fautore, nel quale, attraverso il linguaggio del teatro, ci ha dato la possibilità di mostrare le nostre emozioni in gruppo, insegnandoci alcune tecniche di modulazione delle stesse e di espressione in tutte le sue forme.
Ho notato che nel programma del laboratorio, ci si riferisce ad una importante caratteristica dello spirito umano che, in un certo senso, interconnette non solo la comunicativa, anche quella dei gesti, ma anche l’intero universo sinestetico e pluridisciplinare dell’arte. Gli artisti concettuali in anni addietro puntavano a ridimensionarla o addirittura ad annullarla, tu invece ne fai un punto essenziale; ti rivolgi alle emozioni. Perché?
Non si può parlare dello spirito umano senza tener presente il lato emotivo della persona che è il vero motore, la motrice di tutto e che ci rende protagonisti di ogni tipo di rapporto. Nel lavoro di gruppo che andrò a fare, si tratteranno le espressioni del teatro, pur non essendo un corso di teatro. Durante gli incontri non verranno assegnati copioni, ma ci dedicheremo alle espressioni dei propri “creativi nascosti” che non devono essere messi da parte o ridimensionati, questo grazie all’uso del linguaggio teatrale e senza la paura di esprimersi, cercando di instaurare fiducia nel gruppo con il quale acquisire e migliorare i mezzi per comunicare, rafforzare l’autostima e il controllo di sé. Il gruppo è la forza su cui si baserà tutto il lavoro.
In questo senso, sono previste anche sessioni di psicodramma, una pratica che mette a nudo parti del tessuto interiore del singolo che, a sua volta, vengono messe in stretta relazione con i partecipanti. Ti andrebbe di entrare nei dettagli?
Certo. L’ultimo incontro sarà dedicato allo psicodramma, sarà sempre un lavoro di gruppo nel quale non andremo a toccare il vissuto emotivo del partecipante, rimanendo un po’ più a galla, ma cercheremo di rafforzare e migliorare la capacità di ascolto. Educheremo lo stile alla comunicazione conoscendo anche le caratteristiche del silenzio. Sceglieremo un argomento specifico, facendolo scegliere al gruppo con il quale si cercherà di migliorare quelle strategie dei mezzi di comunicazione che a volte sono taciti, modulare un tipo di educazione più rispettosa, tralasciando quelle emozioni che a volte ci travolgono e ci portano a fare scelte non idonee. Sono molto attratta dal silenzio e con esso mi viene sempre in mente una frase di Alda Merini: “mi piace chi sceglie con cura le cose da non dire” che si allinea quel rispetto a cui alludevo pocanzi. Se una persona ha rispetto verso il proprio interlocutore significa che ha un alto controllo di sé.
Il laboratorio prevede quattro incontri che si svolgeranno presso “Il Mosaico” a Vallo della Lucania, dopodiché tra i partecipanti chi vorrà, potrà prendere parte alla commedia teatrale “L’altra faccia della Luna”. Di cosa si tratta?
È una commedia che ho scritto, messa già in scena nel 2016/2017. “L’altra faccia della Luna” come il titolo vuole alludere, sottolinea che non bisogna fermarsi alle apparenze, ma scendere alla sostanza, cercando di scoprire gli aspetti delle cose che rimangono celate appunto come la parte della luna che non abbiamo modo di osservare. È un invito a fare attenzione anche a quei particolari che la gente non dice, che fanno rumore solo se si riescono a sentire. Fermarsi ad ascoltare quelle parti silenziose che si nascondono dietro ognuno di noi e che probabilmente disegnano un altro mondo.
Chiudo con un ricordo. Eri parte attiva del “laboratorio teatrale permanente” che aveva come sede l’allora “Teatro Comunale” intitolato di recente al compianto Avvocato Giovanni Bianco. Parliamo ormai di diversi anni fa, una realtà che dal 2008, con passione e dedizione fu portata avanti, facendola diventare un punto di riferimento importante per un po’ di tempo. Peccato che la cosa, si sia persa. Quanto è stata importante per te quella esperienza e cosa ti fa conservare?
Fu una vera e propria occupazione del teatro, al tempo non aveva un’intitolazione. Ricordo che era un posto abbandonato, c’era la muffa! Eravamo amici che si divertivano a fare delle prove e successivamente a mettere in scena delle commedie tra le quali, alcune scritte da noi. Da lì nasce la mia esperienza con le mie colleghe, avendo Tullia Conte come regista e mentore. Il periodo, riferisce anche alla produzione della commedia “L’altra faccia della Luna”.