L’immagine riportata sulla copertina del libro che accompagna e guida ogni domenica le mie riflessioni sui passi del Vangelo proposti dalla liturgia, è un dipinto del 1877 del pittore danese Carl Heinrich Bloch.
Nell’immagine Gesù è raffigurato con la sua figura regale, il braccio alzato mentre parla ai discepoli e a una grande folla. E’ il dipinto del Discorso della Montagna. La chiesa in questa quarta domenica del tempo ordinario ci invita a meditare sulla parte forse più conosciuta del Discorso: le Beatitudini, che delineano il volto di Gesù stesso, il suo stile di vita. Proclamando beati gli umili e i poveri, il Signore usa il medesimo linguaggio con cui Dio si rivolgeva al suo popolo per mezzo dei profeti, come ascoltiamo nella prima lettura della liturgia odierna. Lo stesso dice san Paolo nella prima lettera ai Corinzi: i primi a essere chiamati da Dio sono sempre stati gli umili, quelli che il mondo disprezza.
La pagina del Vangelo di Matteo, in cui risuona otto volte la parola “beati” pronunciata da Gesù, si rivela una vera rivoluzione per il nostro modo di pensare perché ci invita a guardare le cose e i fatti con gli occhi di Dio. Ciò significa andare controcorrente; aspirare ad un mondo diverso da quello che si sperimenta ogni giorno, contrario a ciò che la società in cui viviamo e le cronache attestano: è felice chi ha fama, potere e ricchezza. Il mondo infatti chiama beati quelli che non hanno alcuna occasione di patire. Invece Gesù, che visse umile e povero, partecipe della sofferenza dei più deboli e fragili, ci dice che sono beati i poveri in spirito, gli affamati di giustizia, i non violenti, i misericordiosi, i puri di cuore, i perseguitati, i maltrattati,
quelli che si adoperano per la pace, beati perché appartengono al Regno di Dio. Ci svela così la via della felicità scegliendo percorsi impensabili, talmente distanti dalla logica umana che si ha difficoltà non solo ad accettarli, ma a capirli. Accogliamo il messaggio delle Beatitudini! Sforziamoci di allontanarci dalla smania del potere e dalla ricerca del benessere; facciamo buon uso della ricchezza se la possediamo ( Gesù non condanna i beni materiali bensì l’uso distorto di essi); rifiutiamo di lasciarci dominare dall’orgoglio;
rifiutiamo la violenza e il disprezzo; non tramiamo vendetta; non proviamo risentimento verso alcuno dei nostri fratelli; non lasciamoci vincere dalla sofferenza; non chiudiamoci in noi stessi quando ci troviamo in situazioni svantaggiose ; non rinunciamo alla coerenza delle nostre scelte! In tutto questo si traduce la povertà del cuore di cui parla Gesù che, certamente, non vuole la rassegnazione, la passività, la sottomissione ma auspica la speranza di un cambiamento per eliminare le cause della “povertà”, perché tutti possano vivere con dignità e gioia. Rileggiamo con attenzione il passo del Vangelo e rispondiamo:
Possiamo essere noi beati? Siamo convinti che troviamo la strada della felicità se riusciamo a vivere seguendo il messaggio “rivoluzionario” delle Beatitudini?
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