Con l’editoriale sulle Pensatrici dell’Ellade inizia il ciclo di pubblicazioni con cui si svilupperà il dibattito storico sulla “Donna Mediterranea”, immagini e personalità della storia al femminile che hanno lasciato traccia di sé.
Florindo Di Monaco presenta un’ampia ricerca sulle donne dell’età classica che sorprenderà molti di noi per la profondità del pensiero delle stesse, lo spessore culturale dell’elaborazione filosofica, l’acutezza del linguaggio e l’anticonformismo
praticato con coraggio in una società ove il loro ruolo era relegato solo “al femminile” all’interno della propria oikos o domus.
Le prime filosofe della storia compaiono intorno al 530 a.C.; una delle prime è Theano, la moglie di Pitagora, che in una delle sue lettere espone l’ideale pitagorico della giusta misura tra eccessi e difetti nei rapporti all’interno della coppia,
sull’educazione dei figli e con i servi. Ed ancora riflessioni di grande profondità filosofica:
“Se l’anima non fosse immortale, la vita sarebbe davvero una festa per i malvagi che muoiono dopo aver vissuto una vita corrotta”. Lo storico Florindo traccia per ognuna di esse un interessante racconto del pensiero: Melissa di Samo:”La donna deve confidare nella bellezza e ricchezza della sua anima piuttosto che nella sua apparenza…”;
Diotima la socratica: «…elevarsi dalla bellezza del corpo alla contemplazione della bellezza dell’anima, poiché l’esteriorità è inferiore all’interiorità”; Perictione consacra il modello di donna perfetta: “è giusta, coraggiosa, prudente, virtuosa, ha una condotta di vita dignitosa e irreprensibile improntata al rispetto di sé stessa, del marito, dei figli, della casa, della città e della patria.
È la temperanza, unita alla modestia, che fa veramente bella una donna”; Ipazia:”La sua figura eccezionale di filosofa, scienziata e maestra pagana in un’epoca in cui la Chiesa con i suoi Padri esclude la donna dal culto e dalla vita sociale, un simbolo della sapienza femminile e quindi sgradita sia come studiosa sia per la sua fede pagana”.
Nei prossimi giorni continuerà la ricerca culturale con la pubblicazione di un editoriale artistico su un personaggio di donna mediterranea che ha svolto un ruolo di primo piano nello spazio della storia mediterranea.
Di seguito l’incipit dell‘editoriale di Florindo Di Monaco è stato pubblicato oggi su:
- Facebook Ambiente e Cultura Mediterranea
- sul sito web www.ambienteculturamediterranea.it alla pag. 2023 Donna Mediterranea
Donna Mediterranea 2023
Le pensatrici dell’Ellade
_______________________________________________________________Napoli, gennaio 2023
Florindo Di Monaco, Storico
Anche le donne pensano, eppure la storia ha calato una pesante cortina sul mondo della filosofia al femminile, dimenticandole ed emarginandole. La filosofia, in quanto ricerca della verità e amore di conoscenza, è congeniale alla mente femminile, al
contrario di quanto si pensava e purtroppo ancora adesso sono in molti a opinare. Filosofia è un termine, secondo la tradizione, adoperato per la prima volta da Pitagora 2500 anni fa per definire l’amore della sapienza, un’arte, o piuttosto un campo di studi, che affonda le sue radici nell’alba del mondo greco.
Quanto si sbagliava, però il sommo Aristotele nel ritenere le donne negate per la filosofia è del tutto naturale al pensiero speculativo! Quante illustri menti femminili dimenticate!
Quante luminose protagoniste nella storia delle idee restano ancora sconosciute!
Tra esse, le grandi figure di pensatrici dell’antica Grecia che, sebbene trascurate dalla storiografia tradizionale tutta declinata al maschile, al loro tempo sono state famose per il loro grande intelletto e acume critico.
Il tiaso che Saffo dirige a Mitilene nell’isola di Lesbo fra il VII e il VI secolo a.C. è un hortus conclusus, un collegio esclusivo ed elitario per ragazze di nobile famiglia. Appare come un microcosmo autonomo, un ambiente
ovattato e isolato dal mondo, nel quale le fanciulle vengono preparate al matrimonio, che rappresenta il loro ingresso nella vita sociale. Non c’è la filosofia tra le materie di studio, ma, oltre al canto, alla danza e alla musica,
assumono importanza la ricerca della bellezza, la raffinatezza e l’amore.
Tra Saffo e le ragazze si instaura un rapporto di complicità, non come tra maestra e allieve ma piuttosto come tra amiche intime su un piano di assoluta parità. Saffo e le sue compagne sperimentano una dimensione
psicologica in cui sono frequenti le esperienze estatiche.
Sono comuni i rapporti omosessuali sia tra le allieve del tiaso sia tra le singole ragazze e la maestra Saffo. L’omoerotismo è incoraggiato nella società della Grecia arcaica, e in particolare a Lesbo, in quanto ritenuto
propedeutico all’amore eterosessuale del matrimonio. L’amore è il fulcro della vita delle fanciulle nel tiaso, e la stessa Saffo, nella sua sublime poesia, ne fa una sorta di “filosofia dell’esistenza”. L’eros è però anche un
codice di comportamento collettivo che ha regole e divieti ben precisi su Florindo Di Monaco cui veglia Afrodite. Strettamente legata all’amore è la bellezza. Nessun autore greco usa tanto la parola “bello” come Saffo: «Chi è bello è bello
solo in quanto lo si vede: chi è buono rimarrà sempre, per ciò stesso, anche bello». Per lei, che scioglie la sua filosofia di vita in versi immortali, l’importante è lo spirito. L’eros, pulsione istintiva e naturale, diventa un
processo psicologico ed emotivo. Quando una ragazza, ormai da marito, lascia il tiaso, le compagne ne soffrono il distacco.
La stessa Saffo sospira: «Io dico che qualcuno di me si ricorderà».
Poetesse a parte, le donne colte, nella Grecia antica, sono per lo più cortigiane, e come tali sono viste con sospetto dai contemporanei. Tra i benpensanti dell’Atene del V e IV secolo i filosofi sono ritenuti quasi degli
imbroglioni: figuriamoci le donne-filosofo! La filosofia accademica è una roccaforte maschile. Le prime filosofe della storia compaiono nell’ambito della scuola che Pitagora fonda a Crotone intorno al 530 a.C. Una
leggenda narra che Temistoclea, sacerdotessa del dio Apollo a Delfi, baciò Pitagora trasmettendogli, per volere della stessa divinità, dei poteri eccezionali, come il dono della guarigione dalle malattie. La scuola di
Pitagora, nata a Crotone e poi approdata anche a Reggio, è affollata di studentesse, una trentina. Una così massiccia presenza femminile è dovuta al fatto che nella Magna Grecia del VI secolo a.C., al tempo in cui
Pitagora fonda la sua scuola, le donne, sposate o cortigiane, godono di una condizione privilegiata rispetto a tutte le donne del mondo antico,
poiché non è precluso loro il sapere mentre sono anche ottime madri di famiglia. Alla base del pensiero pitagorico vi è poi il principio meritocratico per cui la cultura e la filosofia, la scienza e la matematica, sono patrimonio
di tutti, indipendentemente dal sesso.