Quattromila comuni, con 13 milioni di abitanti, a forte rischio spopolamento e distanti dai servizi essenziali (istruzione, salute e mobilità). Guardando all’estensione territoriale, stiamo parlando del 58,8% della superficie nazionale (spesso in montagna o in collina). In tre numeri e qualche parola, ecco che cosa sono le cosiddette aree interne della nostra Italia. Una rilevante porzione del Paese, che si trova quotidianamente – e in prospettiva – ad affrontare il contrasto tra il grande e il piccolo: una piccola attenzione della grande politica, pur essendo potenzialmente una grande risorsa nonostante i piccoli numeri in termini di abitanti (e di consenso potenziale in un gioco politico spesso ridotto al computo aritmetico e alla semplificazione sloganistica).
Le aree interne, per una porzione delle quali è stata avviata una Strategia nazionale più evocata che praticata, sono anche – in una diversa lettura – un rilevante giacimento di “capitale sociale” e di tentatività comunitaria (in una sussidiarietà e co-progettazione spontanea). Sono territorio pregno di valore e valori, oltre che di risorse fondamentali (acqua, ad esempio) di cui spesso si giovano le realtà metropolitane.
C’è un rilevante trend di elaborazione diffusa rispetto alle aree interne: documenti e studi, laboratori e progettualità sperimentale. Un trend che fatica, però, a consolidarsi in premessa per una azione politica e per politiche effettivamente agenti (con un impatto positivo “glocale”).
L’accademia più dinamica e gli attori sociali realmente tesi all’innovazione hanno da un certo tempo acceso i riflettori sulla questione, tanto che può non essere eccessivo individuare un Megatrend. Più ostico è dare un rilievo mediatico al “buon pensiero” e alle “buone prassi” in atto. Anche per una forte difficoltà, a parere di chi scrive, a far davvero sinergia di quanto si sta qua e là muovendo.
Tra le molte “prese di coscienza” che si potrebbero segnalare, meritano sicuramente una menzione i due incontri sul tema di trenta vescovi, provenienti da dodici regioni italiane, a Benevento (2021 e 2022). Incontri che hanno lanciato un forte appello alla responsabilità. Per dirla con l’arcivescovo di Benevento, monsignor Felice Accrocca, infatti,“le aree interne, prima che di sostegni economici, hanno bisogno di una seria progettualità a medio e lungo termine, cioè d’intelligenza politica”.
Proprio cercando di innescare processi segnati dall’intelligenza politica, il network Planet Hope, dopo un lavoro anni di indagine e connessione tra esperienze e competenze lungo due anni, ha deciso di organizzare il Forum “Obiettivo 2050 – Quale futuro per ‘riabitare’ l’Italia al tempo della complessità”. Nella evocativa località di Novalesa, in provincia di Torino, segnata dalla presenza della storica abbazia benedettina, incontrando il supporto della locale amministrazione comunale e di numerosi altri Enti, il network intende convocare – il 25 marzo prossimo – esperti e stakeholder da tutt’Italia per condividere conoscenza e far sviluppare virtuose relazioni indirizzate a costruire percorsi innovativi “dal basso”.
Cinque le parole-chiave: sostenibilità, complessità, comunità, generatività e responsabilità.
Tre i focus: riforma dei saperi, salute bene comune e “acqua fonte di vita”.
Guardando alla possibilità della determinazione partecipa e partecipativa di una strategia per la coesione territoriale e la Metromontagna, ci si concentrata sulla mappatura dei valori territoriali e si intende riflettere sulle possibilità di co-progettazione comunitaria dei servizi (anche nel senso di una mutualità del nuovo millennio).
L’idea è quella di indicare la via di un “sovrainvestimento sulle persone e la qualità delle nostre relazioni personali e istituzionali” (Chiara Giaccardi e Mauro Magatti da “Supersocietà – Ha ancora senso scommettere sulla libertà?”).
Il percorso di avvicinamento all’appuntamento novalicense sarà segnato anche da una serie di articoli tematici su “Unico”, media partner ideale per la sua attenzione alle interconnessioni tra locale e globale.
Libri Consigliati
“Metromontagna. Un progetto per riabilitare l’Italia” – a cura di Filippo Barbera e Antonio De Rossi (Donzelli)
“Riabitare l’Italia – Le aree tra abbandoni e riconquiste” a cura di Antonio De Rossi (Donzelli)
Alberto Magnaghi “Il principio territoriale” (Bollati Boringhieri)
Mauro Ceruti “Il tempo della complessità” (Raffaele Cortiana Editore)
“Isomorfismo del Potere” di Enzo Rullani, Eugenio Bastianon, Alberto F. De Toni, Ugo Morelli (Marsilio)