Con il nuovo singolo DREAM ON, Rosanna Salati torna a misurarsi con la lingua inglese, riprendendo una strada inaugurata nel 2020 con il brano When I Heard. Frutto di una lunga gestazione, DREAM ON trova la sua forma definitiva nel luglio 2021, quando viene registrata da Salati al Laion’s Studio di Moio della Civitella, per poi essere impreziosita dagli arrangiamenti di chitarra a cura di Francesco Bianco incisi all’Underground Studio di Roma. Il brano vede dunque confermata la squadra di fidati collaboratori che da qualche tempo affianca Rosanna in studio (Dario Giuffrida, batteria e mastering: Francesco Bianco, chitarre e produzione) e accoglie il nuovo arrivo di Giuseppe Baldo al contrabbasso. DREAM ON racconta la dimensione positiva del sogno, dell’andare oltre la cruda realtà per immaginare mondi e spazi nuovi in cui poter esprimere le proprie attitudini. L’atto del sognare spinge un po’ più un là il limite dell’agire razionale, squarcia la routine, crea un’utopia, dà una speranza.
– Rosanna, la tua nuova “release” mi rimanda ad atmosfere sognanti e eteree, e in accezione positiva seppur con l’utilizzo sapiente e raffinato delle tecniche di registrazione moderne, al pop di un tempo, quando la musica era a sua volta maggiormente svincolata dalle conformità stilistiche e dispersive del “mercato” contemporaneo. Ti si attribuisce un grande bagaglio culturale, e si percepisce anche dalle tue creazioni che si tingono appunto, di diversi riferimenti artistici, probabilmente anche non musicali. Ti andrebbe di mettere a nudo qualche tua fonte ispiratrice?
Le mie fonti di ispirazione sono gli ascolti che negli anni ho raffinato ma che, comunque, partono da basi abbastanza solide, come il prog rock degli anni ’70 (King Crimson, Genesis, Jethro Tull), il rock blues (Janis Joplin in primis, Led Zeppelin), e il rock psichedelico (Pink Floyd, i Beatles di Revolver e di Stg, Peppers Lonely Heart Club Band) che sicuramente hanno influenzato in maniera anche inconsapevole la composizione di Dream On, soprattutto nella progressione cromatica (discendente do; si-; sibM; LaM) che chiude la strofa. Altre fonti di ispirazione ci sono e riguardano la vita in generale, ma non saprei descriverle se non in un insieme di accordi e note.
– E con questo, dopo una lunga chiacchierata al telefono e in merito alle produzioni di oggi, abbiamo rinvenuto un punto in comune, ovvero la percezione che nella musica attuale, anche quella di nicchia, vi sia una mancanza netta di riferimenti autentici, di quei tasselli che qualche decennio fa definivamo pietre miliari. Dei punti di partenza sui quali si faceva un piano di autoformazione involontario, ma che avrebbe portato alla formulazione di un linguaggio artistico strettamente personale, originale. È politicamente scorretto azzardare una critica senza avere una proposta valida per rovesciare la medaglia, ma sono sicuro che a te le idee non mancano. Mi hai detto che, nonostante tutto hai fame e rimani ambiziosa. Indica ai lettori una strada possibile da percorrere.
Si, come ti ho detto, “Ho ancora fame” e questo credo sia il motore principale che muove l’entusiasmo nel continuare ancora di più a scrivere dischi; la strada da percorrere è proprio questa: l’ostinazione, il mantenere una rotta nonostante ci sembri che la nave stia andando a fondo.
– Stai promuovendo il tuo nuovo singolo in lingua inglese “Dream on”, attraverso l’ormai celebre piattaforma “bandcamp”. Come ti trovi? Qual è il vantaggio di questa scelta a differenza di altre piattaforme che comunque utilizzi per promuovere la tua nuova musica inedita e indipendente?
Bandcamp è davvero una piattaforma “indipendente”. A differenza di Spotify non hai dei tempi tecnici di caricamento dei brani (su Spotify ci vogliono 28 giorni prima della pubblicazione sulla piattaforma) e sei davvero tu a gestire la pubblicazione della tua musica, non dipendi da nessuno; l’unico ostacolo è la difficoltà di condividere, tramite bandcamp, i tuoi brani sui social (instagram), ma per il resto è una piattaforma davvero al servizio di chi fa musica e non la subisce! Puoi anche stabilire una cifra indicativa per l’acquisto della tua musica, mentre su Spotify prima di monetizzare devi avere numeri di ascolto davvero alti.
– Citando il testo di “Dream on”: “Oh Lord, I feel, I feel like a desert land, you know Lord, how I feel, like a mountain in a desert land, but sometimes sometimes I feel so empty”, ci si immerge in questa epoca, nei luoghi dei vissuti, saturi e maldestri, condizionati da una società estrema, individualistica, masochista, come se a riconciliarci con l’aspetto più puro e vicino al nostro essere, può riuscirci soltanto un’arte inconscia e misteriosa: il sogno. Ci vedo anche molto dello “spirito” del Cilento attuale. Come hai partorito questo gioiello?
Il testo descrive proprio quel senso di smarrimento che la società moderna tende ad inculcarci; sometimes I feel so empty… perché ci inducono ansia e stress in ogni cosa che facciamo; non puoi permetterti il lusso di annoiarti o perdere tempo… devi FARE SEMPRE QUALCOSA DI PRODUTTIVO; ovviamente il silenzio e la calma dei paesaggi cilentani sono una ricchezza che ti permette di sospendere il tempo reale e sognare un luogo senza tempo, dove tutto è dilatato, infinito, come in un sogno. L’ispirazione mi è venuta proprio pensando alla sospensione del tempo reale. Ho smesso di vedere, ho chiuso gli occhi e iniziato a sognare.
– La tua vita artistica cosa sta preparando per il futuro prossimo?
In realtà avrei un altro singolo che vorrei pubblicare nei prossimi mesi insieme ad un video; mi sto dedicando alla scrittura di un disco nuovo, con calma… per ora sto seminando idee, lasciamole germogliare.