- Nelle tue canzoni si percepisce una certa dose di genuina e riflessiva melanconia, probabilmente dovuta alla rivisitazione che fai di un presente instabile e lontano dalle cose vere e semplici. Su questa scia alludi spesso alle sfumature della tua terra – il Cilento – contrapposte ai ritmi urbani delle principali città italiane. Il perdersi tra le note calde del tuo canto, colorate, baciate con il profumo del vino locale e del legno della chitarra acustica. Tra sentieri, strade abbandonate, bar vuoti, muri di carta, strade di gomma, incertezze e dubbi interiori, componi istantanee immaginifiche nelle quali i bimbi disegnano e nel contempo, fanno sperare. Un disco piacevole, di ballate, di armoniose tessiture con la parte migliore delle nostre inquietudini, appunto nel “Nido”. Come hai partorito questo primo lavoro?
Grazie innanzitutto per la scelta e la cura delle parole che hai usato per descrivere il mio lavoro. La maggior parte delle canzoni del disco le ho scritte anni fa, durante i miei anni universitari. Per molto tempo le ho tenute soltanto per me, tra le mura della mia cameretta, ritenendo che fossero pensieri troppo intimi per essere condivisi. Temevo che non potessero arrivare alle persone e non volevo mettermi così a nudo. Più tardi le ho fatte ascoltare alle persone a me vicine e sono state proprio loro a spronarmi ad inciderle. Così ho preso coraggio e mi sono decisa, ed ecco che il 1° Dicembre è venuto al mondo Nido.
- Hai registrato tutto nella città dove attualmente vivi, Roma. Per una cilentana abituata e cresciuta sicuramente sotto altri ritmi, risulta essere facile o difficile ritagliarsi una dimensione da cantautrice? Che possibilità offre la metropoli sotto questi aspetti nel 2022, quasi 2023?
Sì, ho registrato tutto a Roma con degli amici cilentani, tutto home made! Non ho difficoltà a ritagliarmi una dimensione da cantautrice, le ultime tre canzoni del disco, le ho scritte proprio lì. Ho un rapporto di odio e amore con Roma dal momento che sono abituata, come dici anche tu, ai ritmi lenti del paese… ma è una città che offre molto dal punto di vista artistico. Ho avuto subito la possibilità di cantare in molti locali solo dopo pochi mesi dal mio trasferimento.
- E in generale, la dimensione della Signorina Anarchia? Perché hai scelto questo nome d’arte? Ha dei legami con il libro – omonimo – di Gaston Piger?
Il nome Signorina Anarchia l’ho scelto per omaggiare Fabrizio De André, cantautore che ha sempre fatto parte della mia vita da che ne ho memoria. “Signora libertà, signorina anarchia” è una citazione censurata di una sua canzone: “Se ti tagliassero a pezzetti”, sostituita da “signorina fantasia”. De André ha segnato molto il mio percorso musicale. Già in tenera età ero abituata ad ascoltare le sue canzoni. In quinta elementare, ad una recita scolastica mi sono ritrovata a cantare “La canzone di Marinella”.
- Il 28 dicembre a Perito (il tuo paese) ci sarà la presentazione ufficiale del tuo lavoro. Tutto avviene in occasione e in contemporanea all’evento che si svolgerà in quei giorni “Perito Live”, nel quale ti esibirai di sera nella stessa data, con un’anticipazione allo Shabby ad Omignano Scalo il giorno prima, il 27 dicembre. Illustraci, cosa sarà previsto, chi ci sarà con te?
Sì, il 27 dicembre canterò allo Shabby e il 28 alle 17 ci sarà la presentazione del mio disco nell’aula consiliare di Perito. Parlerò del mio progetto e di com’è nato. Mi concentrerò principalmente sui brani che sento più vicino e che raccontano un po’ la realtà dei paesi del Cilento. All’evento saranno presenti anche altri musicisti della zona in modo da poter fare una bella escursione nella musica del territorio. Inoltre la sera mi esibirò durante la manifestazione di “Perito Live“.
- Sono un convinto sostenitore della musica inedita e nello specifico, della creatività in generale perché può essere sinonimo e veicolo di fermento culturale, oltre che generatrice di stimoli. Il Cilento, soprattutto per le sue aree interne, ha un problema che si specchia anche nelle tue canzoni: si è rimasti in pochi! Lo spopolamento sta iniziando a far seriamente paura. Chiedo sempre agli artisti locali che ho il piacere di intervistare, un pensiero, una proposta, una riflessione in merito. Qual è la tua posizione?
Io purtroppo faccio parte di quella fetta di persone che hanno lasciato il proprio paese per andare a lavorare altrove. Ho provato a crearmi un futuro in Cilento, ma è stato difficile per cui con l’amaro in bocca, come spesso lascio intendere nelle mie canzoni, ho dovuto abbandonare il nido. Adesso si sente parlare tanto di “smart working”, spero che con questa nuova modalità di lavoro, la gente possa tornare a lavorare nelle proprie case, quelle al Sud. Questo è quello che mi auguro per contrastare il fenomeno dello spopolamento. La gente che resta nei nostri paesi, il lavoro se lo deve un po’ inventare, dato che non ce n’è! Per me è un po’ più complicato perché il mio lavoro bisogna svolgerlo in classe… tuttavia Roma non è la mia città e mi sento di dire che probabilmente un giorno farò ritorno.
- Dopo il “nido” hai in programma di lavorare ad altre cose, ad un nuovo cd?
Assolutamente sì. Ho già tante canzoni pronte che aspettano solo di essere registrate. Probabilmente il prossimo sarà un disco di canzoni d’amore… ma non anticipo altro.
- Dopo la presentazione del 28 dicembre, immagino starai programmando dei concerti promozionali?
Sì, ho intenzione di programmare dei concerti non solo nella mia Terra, ma di farmi conoscere un po’ di più anche a Roma e poi chissà…
- Grazie.