“Grazie e complimenti a Carmine Pinto per la brillante presentazione del suo libro – Il generale e il brigante – autorevolmente moderato da Geppino D’Amico. Un vivo ringraziamento ai Sindaci intervenuti e alla banca Monte Pruno nella persona del direttore vicario Cono Federico. Grazie soprattutto al pubblico che con la numerosa partecipazione ha reso speciale l’evento”, sono le parole di Antonio Lullo, titolare della libreria Mondadori di Sala Consilina a margine dell’evento che si è consumato sabato 12 novembre. Una serata affollatissima e molto particolare perché intrisa di cultura e continui richiami ad una pagina di storia impegnativa e suggestiva dove l’autore, il professor Carmine Pinto, ha raccontato della genesi del suo ultimo libro e di come sia importante parlare e raccontare di quel momento storico. Una serata alla quale hanno partecipato anche diversi sindaci del Vallo di Diano. “Subito dopo l’Unità l’Italia si trovò a combattere una vera e propria guerra civile, quella per il Mezzogiorno. Una guerra che ebbe tra i protagonisti un brigante e un generale, Carmine Crocco e Emilio Pallavicini di Priola. Uno spavaldo erede del mondo feudale contro un baldanzoso aristocratico di spada, l’ultimo esercito dell’antico regime contro il primo esercito nazionale”, è quanto il libro cerca di trasmettere. Una storia che pure adesso suscita emozioni, ma divide anche. Sulle rive dell’Ofanto, nel Mezzogiorno italiano, un secolo e mezzo fa si svolse una grande sfida. Da una parte c’era il brigante, Carmine Crocco. Pastore, militare, bandito di professione, divenne il capobanda più famoso nelle campagne meridionali dopo il 1860. Alla guida del brigantaggio filoborbonico, sperimentò forme di guerriglia che avranno fortuna nel XX secolo, anticipandone gli aspetti politici e una organizzazione criminale su larga scala. Dall’altra parte, il generale, Emilio Pallavicini di Priola, aristocratico sabaudo, militare esperto in operazioni speciali e al comando di reparti schierati nella campagna contro il brigantaggio. L’ufficiale era parte dell’antica aristocrazia di spada e interpretò la conclusione di un processo secolare, in cui i ruoli militari passavano definitivamente ai professionisti della guerra. Nel primo decennio dell’Italia unita furono questi due uomini, lontanissimi per origine e formazione, i protagonisti più conosciuti della guerra per il Mezzogiorno. Carmine Pinto trasmette, attraverso il suo scritto, le loro ‘vite parallele’ e, attraverso queste, gli episodi, i luoghi, le battaglie e le leggende, la guerra tra il primo esercito nazionale e l’ultimo dell’antico regime, fino allo scontro finale e al sorprendente epilogo delle loro esistenze. Un racconto che si avalla di uno studio approfondito che contempla un approfondimento lucido e vivido da parte dell’autore.
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