È utile ricordare i basilari punti sui quali si fonda l’idea di individuare e delimitare alcune aree che furono dichiarate “protette” e quindi degne di essere “elevate” in una dimensione che in migliaia di altre realtà già esistenti con la Legge 394 del 1991.
Come ad ogni area protetta dotare l’Italia già esistente la legge istitutiva viene assegnata una “dote” consistente in risorse ordinarie (per lo svolgimento delle funzioni istituzionali), ed altre che avrebbero dovuto colmare la differenza esistente tra realtà dotate di infrastrutture poderose e quelle dove, oltre ai costi proibitivi per al loro realizzazione, il danno ambientale che esse avrebbero provocato sarebbe stato devastante e definitivo.
Il Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni (PNCVDA) fu uno dei parchi istituiti negli anni ’90 e, dal quel momento, cambiò il destino del territorio e degli abitanti che lo popolavano: circa 200.000 abitanti.
Molti di questi vivevano, e vivono ancora, in centri grandi con oltre 7.000 abitanti; altri medi da 3000 a 7000 abitanti; e quelli al di sotto ai 1.000 abitanti.
I primi hanno continuato ad aumentare il numero dei residenti, i secondi e i terzi, al contrario, hanno continuato a perderne. Questo ha provocato un disastro sociale che dopo vent’anni è sotto gli occhi di tutti: cittadini comuni e classe politica da loro eletta per impedire che ciò accadesse.
I giovani, soprattutto studenti, in larga maggioranza hanno scelto di andare altrove per dare un senso alla loro esistenza e mettere a reddito i loro titoli di studio o le loro abilità professionali. Nel territorio sono rimasti i loro genitori e i loro nonni e bisnonni.
Questi ultimi, in buona parte pensionati, pur essendo autosufficienti economicamente, hanno bisogno di assistenza sanitaria e domiciliare in grado di garantire una vita tranquilla che li avrebbe indotti a restare nelle loro case anche in caso di malattie. Quella tranquillità che un tempo loro stessi avevano garantito ai loro genitori.
La desertificazione demografica è andata di pari passo con l’accumularsi degli anni di esistenza in vita dell’ente Parco. Il territorio delle aree interne del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni ha perso oltre la metà degli abitanti attivi e la qualità della vita è scaduta contestualmente.
Le decine di milioni di euro che l’ente parco ha ottenuto in forza della sua peculiarità ambientalista sono stati disseminati sul territorio senza incidere minimamente sulle problematiche indicate. Al contrario, sulla fascia costiera si è avuto un aumento della popolazione grazie alla migrazione dai paesi collinari verso le frazioni affacciate direttamente a mare dove è stato consentito un aumento indiscriminato delle abitazioni destinate alle prime e seconde case. Ma non si contano gli interventi pubblici tesi a rincorrere l’edilizia privata al fine di garantire servizi e opere di una tale imponenza che hanno stravolto completamente i volti di decine di piccoli borghi marinari: basti pensare solo a tutti i porticcioli dove trovavano approdo e protezione le imbarcazioni dei pesatori trasformati a delle vere e proprie “piazza d’armi” con colate di cemento che garantiscono il parcheggio di auto più che l’attracco di imbarcazioni di diporto: le banchine sono completamente deserte per la maggior parte dell’anno!
Dopo circa 25 anni di esistenza in vita dell’ente parco del PNCVDA è quasi del tutto scomparso dalla considerazione dei residenti, mentre è percepito come una palla al piede per lo sviluppo delle aree interne assillate dalla presenza della fauna selvatica cresciuta a dismisura grazie alle immissioni fatte dalle associazioni venatorie negli anni ’90 con il contributo economico dell’allora “Assessorato provinciale alla caccia e pesca”.
Anche il recente contributo assegnato dallo stato ad una trentina di comuni situati nell’area parco per garantire risorse e servizi a chi rimane a vivere nelle aree interne sono state distribuite a pioggia ed anche a comuni con più di 7.000 abitanti (gli stessi che hanno attirato residenti dai piccoli comuni).
L’ente parco non ha sentito la necessità di interessarsi a come verranno spese i circa 130.000,00 Euro ed eventualmente coordinare il loro impiego.
SCHEDA
LA LEGGE DEI PARCHI
La legge quadro che regola la vita dei Parchi Nazionali si poneva e si pone ancora l’obiettivo di coniugare le esigenze di conservazione e salvaguardia del patrimonio naturale con gli interessi delle popolazioni locali attraverso l’avvio di forme di sviluppo sostenibile all’interno dell’area protetta.
La tutela dei valori naturali e ambientali, che la Legge affida all’Ente Parco, è perseguita attraverso lo strumento del piano per il parco, che suddivide il territorio in funzione del diverso grado di protezione. Il territorio del Parco è dunque articolato in aree o parti caratterizzate da forme differenziate di uso, godimento e tutela’.
La zonizzazione di un parco prevede quindi:
• riserve integrali nelle quali l’ambiente naturale è conservato nella sua integrità.
• riserve generali orientate nelle quali è vietato costruire nuove opere edilizie, ampliare le costruzioni esistenti, eseguire opere di trasformazione del territorio. Possono essere tuttavia consentite le utilizzazioni produttive tradizionali, la realizzazione delle infrastrutture strettamente necessarie, nonché
• interventi di gestione delle risorse naturali a cura dell’Ente Parco. Sono altresì ammesse opere di manutenzione alle opere esistenti.
• aree di protezione nelle quali, in armonia con le finalità istitutive e in conformità ai criteri generali fissati dall’Ente Parco, possono continuare, secondo gli usi tradizionali ovvero secondo metodi di agricoltura biologica, le attività agro-silvo-pastorali nonché di pesca e raccolta dei prodotti naturali, ed è incoraggiata anche la produzione artigianale di qualità.
• aree di promozione economica e sociale facenti parte del medesimo ecosistema, più estesamente modificate dai processi di antropizzazione, nelle quali sono consentite attività compatibili con le finalità istitutive del Parco e finalizzate al miglioramento della vita socio-culturale delle collettività locali e al miglior godimento del parco da parte dei visitatori.