La fase storica che stiamo vivendo, viene supportata dalla più totale e sfrenata confusione nella quale, siamo tutti, contemporaneamente attori e spettatori “della saga” dei paradossi. Un “Vaso di Pandora” antitetico, come un teatro, un cinema, un luogo artisticamente complesso e colluso con lo stesso regista che, a sua volta, detiene le chiavi non solo della struttura, ma anche del deposito. Miriadi di scelleratezze e di inopportuni adeguamenti alle dinamiche socio – economiche, hanno generato seri e consistenti impoverimenti culturali, strettamente proporzionati a quelli economici. Una condanna apparentemente “indolore” che il sistema da anni, silente e lento, ha sempre posto in agguato, dietro l’angolo, nascondendosi molto bene con bastoni e fionde, intento ad infrangere nel momento opportuno le finestre del cittadino, quest’ultimo abbagliato dal suo inconscio letargo, nel suo dolo inconsapevole. Il copione è il frutto di un’apatica e professionale disfatta sociale, senza ossimori o eufemismi degni, che si dilegua velocemente soltanto con le avide convenienze del caso, esposte in solite promesse illusorie. È sempre propaganda! Inadeguatezza, tanta. Pertanto, al mondo, non sono mai mancate le guerre cosicché le autodeterminazioni dei popoli, tanto decantate nei libri di storia, hanno dovuto sempre fare i conti con esse e non c’è pacifismo che duri quando ad essere aggredita è la dignità del vivere. Alla società del consumismo per molti anni, questa condizione non ha mai toccato nulla, e sia chiara la generalizzazione, non sono mai interessate le sorti del mondo futuro, quello che si consegnerà ai propri figli. Probabilmente è anche il motivo dell’orrenda classificazione, che i media europei hanno chirurgicamente dosato, distorto e nascosto, in guerre di serie A e guerre di serie B. D’altronde ci si accorge solo adesso del riflesso economico, quando una guerra ci coinvolge più da vicino. “Occhio! Ci sarà una crisi alimentare!” La dimostrazione di quanto superficiale sia stato l’approccio nel tempo si riscontra anche sui territori, dove i frutti da raccogliere scarseggiano; si è parlato a iosa di autorigenerazione ambientale, di transizione ecologica, del valore indiscusso delle materie prime, dei costi energetici sostenibili e dei protocolli ultra-biologici, di particolari forme di agricolture, simbolo della salvezza assoluta, probabilmente miraggio in adunanze di intramontabili e profittatori radical chic, che guarda caso, si è assistito alla nascita di migliaia di aziende agricole, numericamente superiori agli stessi chicchi di grano prodotti e di pari passo, ci si sta buttando a capofitto in un forzato regresso che qualcuno ha addirittura avanzato l’ipotesi di riconsiderare il riutilizzo delle centrali a carbone, con qualche rimando al nucleare. Cosa è stato fatto? L’occidente ha sguazzato spensierato nella scia del benessere degli anni ’80 e ‘90, senza remore, ingordo e consenziente, senza mai chiedersi nulla. Senza mai offrire una degna formazione alle generazioni avvenire, ma si è pensato a sfamare le genti con futili tendenze da urlo, con gli ultimi e costosi modelli di “smartphone” o delle “play station” per tener distratta la prole mentre ci si adegua al pensiero della rata, giusto per intendere la fenomenologia. I luoghi della cultura sono spesso vuoti o risicati in termini partecipativi, la stessa e superba élite ha contribuito ad allontanare qualsiasi processo omogeneo ed orizzontale di arricchimento conoscitivo, rendendo la questione delle classi sociali un tema tragicamente ancora attuale.
Questo processo, è figlio illegittimo di una tortura “simil cinese”, nato grazie alle massificazioni mediatiche, dalle risa grossolane del bagaglino televisivo, quella ribaltina “simpatica” del purismo di facciata nazional popolare, in onda sugli schermi generalisti con successo negli anni ’80 e ’90. Qui la politica, univa l’utile accrescimento delle popolarità dei singoli rappresentanti scimmiottati comicamente, alla dilettevole opera di occultare magicamente gli scandali dei misfatti passati, nei quali il sistema ne era coinvolto fino al collo e si destreggiava al potere conformato dalle consorterie segrete, dalla P2, dalla Gladio. Un periodo sanguinoso, di attentati, di tensioni strategiche, di sequestri, di stragi di mafia o di stato, spesso impunite e depistate con l’aiuto degli stessi servizi segreti e mi sovviene ricordare Ustica, Bologna (entrambe avvenute nel tragico anno 1980), per non parlare della “celebre” trattativa stato mafia e mani pulite. Ad oggi si direbbe robetta per pochi, e lo credo, ci si è occupati d’altro, secondi i piani occulti. Lo si apprende dai documenti desecretati; la coscienza critica andava sedata e con essa una cospicua parte di uomini e donne costrette al disinteresse per un qualcosa che non si riuscirà mai più a cambiare. In molti poi, avranno realizzato che, la politica potesse essere un semplice atto di una commedia del trash, un becero e folkloristico stile “made in Italy” esportato anche altrove. I risultati? Sono sotto gli occhi di tutti. Si è andati avanti, tanto ad ognuno il suo, si direbbe. Si è riusciti a destabilizzare tutto con una lentezza magistrale, a sfasciare le categorie dei lavoratori e asciugare con la grande tovaglia del potere, il sudore delle lotte operaie degli anni ’60, con l’introduzione di strumenti legislativi criminali. D’altronde, cosa si voleva istituire in Italia se fosse andato in porto quel tentativo di golpe, fallito miseramente e con non pochi aloni di mistero nella notte tra il 7 e l’8 dicembre del 1970? Chissà di quali tutele avrebbero goduto i lavoratori italiani sotto un controllo satellite d’oltreoceano, ancora più esplicito e influente? Alcune fonti accerterebbero il motivo del fallimento, infatti vi fu un contrordine, probabilmente dovuto alla mancata conferma del sostegno deli USA e chissà se l’ironia della sorte potrebbe raggiungere un elemento esplicativo conciliante e appropriato col cognome dello stesso organizzatore “Junio Valerio Borghese”? In quel periodo le classi operaie, vicine ai movimenti di alternativa proletaria, godevano di un bollente fermento di lotta. Tuttavia, soltanto tre anni dopo in Cile, il tentativo fu un successo proprio grazie all’apporto statunitense della legislatura Nixon, sotto il diretto volere dell’allora segretario della sicurezza nazionale Henry Kissinger, si riuscì a destituire il governo socialista eletto democraticamente di Salvador Allende, in quello che molti storici oggi definiscono “l’altro 11 settembre”. Non apparì al mondo come la scelta più appropriata, ed oggi è verità ufficiale, l’occultata volontà degli USA di testare, attraverso la dittatura di Pinochet, l’opera speculativa del capitalismo moderno, altroché esportare democrazie! Ritornando a noi, ortodossie e idealismi a parte, ci troviamo ad affrontare, forse ancora con poca consapevolezza e più confusi di qualche decennio fa, una crisi economica senza precedenti, costretti ad accettare i destini preposti dall’ordine delle cose, in uno stallo sociale amplificato dall’individualismo e da divisioni di ogni genere, scarno del senso del mutualismo, con una capacità critica e intellettiva a dir poco imbarazzante tant’è che si è creduto per amministrare la cosa pubblica, sarebbe bastata la semplice onestà, più che la dimestichezza che conoscenza e competenza potessero offrire. In generale lo spirito, anche tra i più giovani, è sempre più privo di ambizioni, di interessi, di passioni elettive di rilievo e il tessuto sociale ne risente eccome, volutamente manovrato sempre dall’orco crudele e burattinaio. Ai posteri, tra una storia instagram e un selfie, l’ardua sentenza!
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