Sono nove milioni secondo la CGIA di Mestre gli italiani a rischio povertà. La situazione più critica proprio nelle regioni del SUD. Aumentano anche i generi di prima necessità e il latte rischia di costare due euro al litro per i consumatori, mentre le imprese agricole che lo producono fanno i conti con i rincari: + 120% l’energia, + 100% il mangime.
Produrre così non è più sostenibile. Troppe le stalle a rischio chiusura denuncia Coldiretti. Per nutrire 500 capi d’allevamento tra mucche e vitelli servono 25 quintali al giorno di fieno, 18 quintali di mangime. Il foraggio, poi, è sempre più difficile da reperire a causa della siccità.
Un allevatore del SUD, con fatture in mano, tristemente racconta: “Noi allevatori pagavamo l’anno scorso il mais 28 euro e 18 centesimi a quintale, mentre quest’anno lo paghiamo 48 euro e 57 centesimi a quintale. Noi l’anno scorso vendevamo il latte a 40 centesimi, quest’anno per il latte, ora, siamo arrivati ad avere un prezzo di 55 centesimi al litro, quando gli aumenti che abbiamo avuto del mangime sono del 100%, dell’elettricità del 120% e dei foraggi del 40%. Per poter avere lo stesso guadagno dell’anno scorso dovremmo vendere il latte a 80 centesimi.”
Il prezzo di vendita che non copre i costi di produzione, il caro energia che incide sulle materie prime, un allarme che finisce sui banchi del supermercato dove il latte rischia di costare 2 euro al litro.
Se non vi sarà alcun intervento da parte del Governo per contrastare l’inflazione e l’aumento dei prezzi, il latte potrebbe arrivare presto a costare davvero 2 euro al litro. Oggi un litro di latte, a seconda di marche o supermercati, costa circa 1,75 euro ma entro dicembre 2022, avvertono i maggiori produttori, potrebbe arrivare a superare i 2 euro al litro. A lanciare l’allarme, oltre a Coldiretti, sono due aziende competitor del settore, Granarolo e Lactalis, questa volta unite per far fronte comune nel rivendicare la necessità di un intervento pubblico tempestivo sull’inflazione in corso (e ciò è indice di quanto sia seria la situazione).
I due gruppi lo dicono in maniera molto chiara nel loro comunicato congiunto: il prezzo del latte al consumatore rischia di superare i 2 euro.
Il problema, anche in questo caso, sono i costi di produzione insostenibili, che come abbiamo visto in questi mesi, si stanno facendo sentire un po’ in tutti i settori dove energia e/o gas sono essenziali alla produzione. Ma non si tratta solo di questo.
Le motivazioni del costo aumentato del latte
I due gruppi spiegano così la situazione in cui si trovano:
“L’inflazione ha toccato in maniera importante, con numeri a doppia cifra, quasi tutte le voci di costo che compongono la filiera del latte: alimentazione animale (aggravata dalla siccità che riduce sia i raccolti degli agricoltori sia la produzione di latte) che ha reso necessario un aumento quasi del 50% del prezzo del latte riconosciuto agli allevatori, packaging (carta e plastica sono in aumento costante da mesi), ulteriori componenti di produzione impiegati nella produzione di latticini. Oggi, però, la preoccupazione maggiore è rappresentata dall’incremento dei costi energetici che nelle ultime settimane sono aumentati a tal punto da rendere difficile trasferirli sul mercato, in un momento economicamente complesso per le famiglie italiane”.
Ricordano poi che è già dalla scorsa primavera che il prezzo del latte al consumatore è aumentato, raggiungendo un costo di 1,75/1,80 Euro/litro (dato Nielsen). Una cifra destinata ad aumentare ulteriormente entro dicembre 2022, andando appunto a superare i 2 euro a litro.
“È impensabile che un alimento primario e fondamentale nella dieta italiana possa subire una penalizzazione così forte da comprimerne la disponibilità di consumo – scrivono le aziende”.
Fino ad ora Granarolo e Lactalis sono riuscite – anche se con difficoltà – ad assorbire l’inflazione, ma a questo punto sostengono di non farcela più e per questo si chiede un intervento tempestivo del Governo:
“Ad oggi l’inflazione ha portato a un aumento di listino del 23/24% ma i costi energetici continuano a crescere in misura esponenziale. Chiediamo un provvedimento transitorio per contenere un aumento dell’inflazione scatenato prevalentemente da questioni geopolitiche e da evidenti fenomeni speculativi. Si rende necessario un intervento urgente del Governo – chiedono all’unisono Gianpiero Calzolari, Presidente di Granarolo e Giovanni Pomella, AD di Lactalis Italia”.
C’è da considerare poi che, insieme al latte, sono a rischio anche le 24 mila stalle italiane che ne producono circa 2,7 milioni di tonnellate l’anno, dando lavoro a 200mila persone. La Coldiretti sostiene che, se non si interviene subito, a rischio c’è una stalla da latte su dieci. E c’è anche il discorso relativo agli animali: che fine faranno?
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