Il Parco “commissariato”
Per il parco non si vota, ma le conseguenze del voto che gli Italiani esprimeranno il 25 settembre saranno quelle che abbiamo già visto in occasione delle altre precedenti elezioni: lunga trattativa tra il presidente della regione Campania e il ministero dell’Ambiente per accordarsi su un nome che dovrà assumere la carica di presidente e poi un’altra maratone che porterà alla scelta dei componenti del consiglio direttivo: 4 di nomina ministeriale (Ministero della Transizione Ecologica, ISPRA, Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e Associazioni di Protezione Ambientale) e 4 scelti dall’assemblea della comunità del parco composta dagli oltre 80 sindaci dei comuni compresi nel perimetro dell’area protetta.
Ovviamente ci vorranno i tempi tecnici per l’insediamento delle Camere, la costituzione e l’insediamento del Governo, la costituzione delle commissioni parlamentari permanenti … tutto ciò porterà la nomina del presidente ben oltre la fine del corrente anno. Inoltre, dal momento della nomina e dell’insediamento del nuovo presidente e consiglio, passerà ancora del tempo per l’assolvimento delle formalità burocratiche.
Realisticamente, si può prevedere che i vertici dell’ente entreranno a palazzo Mainenti entro la fine della prossima primavera …
Intanto, il Parco è amministrato dal Commissario Straordinario, Tommaso Pellegrino, in forza del Decreto Ministeriale del Ministero della Transizione Ecologica n. 135 del 31.03.2022. Pertanto, il presidente uscente, divenuto il commissario entrante, assume su di sé sia i poteri del presidente che quelli del consiglio stesso. Ad assisterlo ci sarà il direttore, Gregorio Romano, che guida la struttura operative del Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni (PNCVDA).
L’ente Parco ha già avuto diversi commissari nel corso dei suoi 27 anni di esistenza in vita: il primo fu Vincenzo La Valva, poi nominato presidente, che “costruì”, insieme a Domenico Nicoletti, l’ossatura amministrativa che si sarebbe occupata di dare un’anima all’area protetta. Poi arrivò il costruttore napoletano, Nicola Rivelli, nominato dal governo Berlusconi per estromettere Giuseppe Tarallo, nominato presidente dopo La Valva; Lo stesso Tarallo fu, a sua volta, nominato commissario in attesa di essere rinominato presidente: cosa che non avvenne! Arrivò, invece, Domenico De Masi, che si dimise e al suo posto fu nominato Amilcare Troiano. Lo stesso Troiano fu costretto a rimanere in carica come commissario per circa 2 anni nonostante la sua cagionevole salute! Il resto è storia recente: Pellegrino, dopo due proroghe come presidente insieme al consiglio a causa del Covid19, è stato “scelto” come commissario per traghettare l’ente nelle mani del suo successore che è di là da venire …
È evidente che il rinnovo delle cariche si sarebbe dovuto fare a tempo debito, ma è prassi che ogni volta che le nomine arrivano a scadenza si preferisce far scivolare ben oltre i tempi fisiologici, l’insediamento dei nuovi amministratori. Il motivo è sempre legato a scadenze elettorali imminenti che potrebbero modificare l’assetto di chi detiene il potere decisionale di nomina.
Questa, ovviamente, è la “foglia di fico” dietro la quale si cela la poca considerazione che la politica locale, provinciale e regionale assegna all’area protetta che, per dimensione territoriale, per numero di cittadini che la abitano e risiedono in oltre 80 comuni. Si sottovaluta l’importanza strategica che riveste il parco dal punto di vista ambientale ed economico che, allo stato attuale, è ben più esteso territorialmente e importante di molte province e anche di qualche regione italiana.
Il PNCVDA, fin dalla sua istituzione, avvenuta con la pubblicazione del D.P.R. del 5 giugno 1995, fu voluto per dare un futuro al passo con i tempi ad una realtà territoriale da sempre poco considerata incastonata tra la parte estrema a sud della Campania, oltre il fiume Sele, e la lingua di costa della Basilicata a nord di Maratea.
Dopo 27 anni si ha sensazione che l’aspirazione di largo respiro abbia lasciato il posto alla pura e semplice gestione dell’ordinaria amministrazione trascurando il grande potenziale che avrebbe potuto farne un soggetto “politico” in grado di dare identità e ruolo ad un’area “grande come una regione ma prigioniera di una provincia”. A maggior ragione, avrebbe potuto esserlo a seguito della soppressione delle province come le avevamo conosciute fino a poco tempo fa …
Tutto ciò sarebbe potuto accadere anche in forza dei tanti riconoscimenti ottenuti dall’UNESCO che ha adottato questa area fino a dotarla, oltre ad inserirla nell’elenco del Patrimonio materiale (Paestum, Velia, Certosa di San Lorenzo e Paesaggio) e immateriale (Dieta Mediterranea), anche di molti riconoscimenti internazionali (Riserva di Biosfera, GeoPark, due aree Marine Protette) …
Questo è il patrimonio e la “dote” che le istituzioni internazionali hanno dato al nostro territorio che poteva diventare la sua “anima” profonda e ineludibile come avvenuto in tante altre aree protette come il Gran Sasso, Il Pollino, le Dolomiti, il Gran Paradiso, l’Uccellina … e tanti altri: tutti territori che si identificano con le loro aree protette, dove le amministrazioni locali fanno altrettanto occupandosi costantemente sotto gli occhi vigili di cittadini e associazioni ambientaliste.
Al contrario il PNCVDA è andato gradualmente, ma inesorabilmente, scivolando verso l’indifferenza di chi ancora vive nel territorio compreso nel suo perimetro: i sindaci si accapigliano solo al momento di scegliere i loro rappresentanti in seno al consiglio direttivo; le associazioni ambientaliste si interessano solo quando si tratta di individuare il loro rappresentante per indicare al ministero per la nomina; i cittadini sono, per la maggior, indifferenti a tutto ciò che l’ente parco fa in difesa della natura e della biodiversità vegetale e animale e a ciò che rappresenta in termini di azioni amministrative.
In queste condizioni è facile capire perché non importa a “nessuno” se i vertici istituzionali dell’ente siano nominati nei tempi prescritti oppure possono continuare a trascinaramministrazione anche oltre la fine del mandato senza scosse.
Pertanto, è inutile farsi illusioni su chi e quando salirà al vertice dell’ente … la strada è già tracciata e il piano inclinato sarà difficile da riportare almeno in modalità orizzontale! Per una ripresa ci vorrebbe solo un miracolo … anzi una serie.