Abramo intercede per salvare Sodoma e Gomorra dalla distruzione; è lecito perciò affermare che la storia della salvezza ha per protagonisti l’uomo e Dio e alla fine vedrà prevalere non il male, causato dal comportamento dell’uomo, ma la misericordia del Signore, che offre a tutti la possibilità di redimersi. È determinante superare il senso d’ineluttabile sconfitta; auspicare sempre il bene perché l’umanità è salva quando si rivolge a Dio con fiduciosa e costante preghiera.
“Signore, insegnaci a pregare” implorano i discepoli nel passo del vangelo proposto alla nostra riflessione la scorsa domenica. Uomini e donne di ogni condizione hanno visto Gesù immerso nell’orazione e sentono il desiderio di imitarlo iniziando dall’uso innovativo e rivoluzionario dell’invocazione del Padre tipica del rabbi di Nazareth. Pregare in qualità di figli, ecco l’originalità cristiana per santificare il nome di Dio, che rimane sempre il vero protagonista della preghiera.
Di Lui si desidera «santificare il nome», darGli l’opportunità di svelare nei cuori degli uomini il suo volto: è il dono del Regno per la cui costruzione il discepolo è chiamato a collaborare. A questo fine si chiede il pane quotidiano, aggettivo che nella versione di Luca si deve intendere come cibo sufficiente per un giorno, da gustare con sobrietà e, soprattutto, condiviso per rinsaldare la fraternità. È difficile mantenere sempre questi propositi, perciò il cristiano sollecita misericordia, ottenuta solo se è disposto a perdonare. L’esperienza di vita in comune presenta tante difficoltà, da qui la richiesta di non essere indotti in tentazione quando la minaccia della persecuzione, il tempo della sofferenza, la tempesta del dubbio, motivi di turbamento, la banalità di tante prove quotidiane minano il fervore della speranza e rischiano di indebolire la fede.
Sono le modalità della preghiera come le ha insegnate Gesù. Egli ci invita a mettere in pratica ciò che chiediamo: programma di vita del vero figlio di Dio; libera dalla inerzia e dalla pigrizia e aiuta a operare secondo la volontà del Signore.
Pronti al pellegrinaggio in compagnia dei fratelli, senza confondere lo spirito della preghiera con rituali orazioni, non moltiplicare gesti esteriori e aride parole, ma mantenere fervente il dialogo interpersonale, perseverante e insistente per purificare intenzioni e richieste. Gesù propone non solo formule, ma sollecita atteggiamenti e stati d’animo, apprezza la preghiera come insistente tentativo di ritornare a Dio, creare con lui un saldo legame, una rete di nomi e di volti che si specchiano nel Padre. La relazione con Lui si trasforma in un invito a mantenere un cuore di fanciullo, riconoscente verso chi dona la vita. A queste condizioni è possibile apprezzare il cibo di amore che ci fa vivere, mentre la consapevolezza della caducità deve indurre a invocare il Padre riconoscenti per le sue gioiose carezze, sentire la consolante presenza della sua mano quando il dolore graffia anima e corpo, ritenere il prossimo un segno della fame di Dio nel mondo, vera opportunità di redenzione per tutti.
Trending
- Modelli internazionali per combattere lo spopolamento delle zone interne del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni
- 30 milioni alle scuole carcerarie, un emendamento alla Legge di Bilancio di Italia Viva
- Premio letterario “Crescere con le favole”, al via la 2° Edizione
- CGIL e UIL, sciopero generale per cambiare la manovra di bilancio
- 335 milioni per le palestre, una nuova cospicua ondata di denaro da destinare alla scuola
- Oggi, alla Camera, la presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin. Presente Valditara.
- “Il ragazzo dai pantaloni rosa” fra polemiche e ammonimenti
- #NoiSiamoLeScuole a Savona